Anche se i videogiochi con grafica in silhouette abbondano, ogni volta che ne esce uno nuovo restiamo affascinanti. Sarà anche il caso dell’avventura creata in solitaria da Arman Nobari?
Abbiamo perso il conto di quanti videogames indipendenti con grafica in silhouette siano usciti negli ultimi anni. Sicuramente sono tantissimi e, sebbene l’effetto novità sia per forza di cose affievolito, dobbiamo ammettere che questo stratagemma che consente agli sviluppatori di mandare in scena impianti artistici ricercati senza grandi risorse continui a sorprendere e a dipingere su schermo scenari evocativi. Per questo ci siamo rivolti ad Harlow con la giusta curiosità, pronti a capire se fosse solo l’ennesimo gioco “in controluce” o se riuscirà a restarci dentro per qualche suo aspetto particolare…
Harlow, rotolando verso sud
Sviluppato da un unico artista, lo statunitense Aman Nobari, Harlow è un gioco che gioca – ripetizione voluta – con la fisica. È una fisica che segue regole sue, talvolta rabbonite, talvolta bislacche, talvolta rallentate, talvolta spietate. Ma mantiene una certa coerenza di fondo per tutta l’avventura, che vi vedrà nei metallici panni di un robottino, Harlow, appunto, costretto a percorrere da un capo all’altro, fin nelle sue profondità, un pianeta divenuto inospitale e letale alla ricerca di risorse utili a… preparare una festa ai coloni dell’astronave.
Harlow pare una rilettura 2.0 dei flipper di un tempo ormai lontano, con la differenza che qui si controlla direttamente la pallina, in modo non dissimile ad Angry Birds, dato che per ogni lacio, o salto, è possibile determinare a priori la traiettoria da mantenere. Operazione, dobbiamo ammetterlo, più congegnale da PC, con mouse, che su Nintendo Switch, ma è comunque sufficiente fare il callo al nuovo sistema di controllo per riuscire ad andar… rotolare lontano.
Tutto all’inizio sembra ovattato e accomodante, a dispetto degli scenari alieni, post-industriali e desertici lungo i quali ci muoveremo, che paiono volerci gridare in faccia quanto il pianeta, una volta, fosse diverso, popoloso, accogliente e vitale. Ma la difficoltà, in Harlow, si impenna abbastanza in fretta e allora non si scherza più, perché da un certo punto del gioco in poi arrivare ai vari obiettivi richiederà di danzare con maestria su precipizi, spuntoni e distese d’acido.
Lì Harlow getta la maschera e si disvela per ciò che è: un platform che vi ha concesso tutto il tempo per interiorizzare le sue strane regole e l’ancor più strano sistema di controllo e che adesso vi propone il test finale, non tollerando il minimo errore. Un videogame appagante e sfidante, dall’indubbio comparto artistico.