Lo sviluppatore solitario Peter Mullins ha confezionato un platform old school che pare nato su Mega Drive
Chi oggi ha meno di 30 anni probabilmente non saprà nulla della guerra tra gamer che impazzava negli Anni ’90 tra sostenitori di Sega, che aveva dalla sua Sonic e Alex Kidd (giusto per citare i più famosi) e Nintendo, che poteva invece contare su Super Mario e Zelda (anche lì, due soli nomi per par condicio). Ecco, l’etichetta indipendente Ohsat Games di Andrej Preradovic quei tempi li ricorda bene e ha deciso di produrre titoli che si rifanno caparbiamente al Mega Drive. Questo Go! Go! PogoGirl in particolare non fa mistero di essersi ispirato ad Alex Kidd (a proposito, letta la nostra recensione di Alex Kidd in Miracle World DX?), Sonic the Hedgehog, ma anche, per ammissione dello stesso autore, ovvero lo sviluppatore solitario Peter Mullins, Castle of Illusion e Rocket Knight Adventures. C’è ancora spazio per questo genere di videogiochi nell’odierno mercato videoludico?
Saltellando qua e là in Go! Go! PogoGirl
A giudicare dall’enorme numero di retrotitoli in uscita, sì. Del resto, come abbiamo detto più volte, in questo particolare momento storico non solo c’è una certa nostalgia per tutto ciò che riguarda gli anni ’80 e ‘9o (pensiamo alla presa sul grande pubblico di serie televisive come Stranger Things) ma c’è pure, da parte degli sviluppatori solitari, il piacere di confezionare in autonomia titoli che, per forza di cose, non potranno essere troppo complessi e appariscenti, quindi la soluzione migliore è farli passare per omaggi a un’era videoludica che non c’è più.
Go! Go! PogoGirl trae pattern, palette cromatiche e materiali grafici da numerosi titoli Sega del passato (quelle margheritone sono inconfondibili, come i fondali a quadrettoni) ma prova a fonderli con idee proprie.
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Nel caso di specie, qui l’eroina è su un bizzarro mezzo di trasporto a molla (anch’esso molto in voga in quegli anni, quando evidentemente c’era molta non curanza circa la sorte dei bimbi) che condiziona l’intero gameplay, costringendo il giocatore ad adottare un approccio insolito.
Si tratta naturalmente di un’ottima idea, che permette a Go! Go! PogoGirl di elevarsi dalla massa e, contemporaneamente, allo sviluppatore, di esplorare idee ludiche leggermente difformi rispetto ai platform 2D canonici. Allo stesso tempo, il risultato è sicuramente più frenetico di tanti prodotti moderni.