Altro che Mata Hari. La startup di videogiochi PortaPlay ci fa scoprire la storia di una infermiera che si barcamena tra la Resistenza e le truppe d’occupazione
Di film, fumetti e pure videogiochi sulla Seconda Guerra mondiale ne abbiamo visto tantissimi. In genere sono ambientati in Francia, in occasione del D-Day, in Italia o in Germania. Tante produzioni, poi, si focalizzano sulle campagne d’Africa. Non sono molte, invece, le opere che si concentrano sul Nord Europa, che storicamente non è stato certo stato uno dei fronti più importanti di quel periodo, ma è innegabile che anche quella popolazione, sotto lo stivale del Fuhrer, abbia vissuto la sua dose di drammi e sventure. Gerda A Flame in Winter, sviluppato dal team danese PortaPlay, distribuito dal collettivo indipendente DON’T NOD di Hervé Boni, Aleksi Briclot, Alain Damasio, Oskar Guilber e Jean-Maxime Morise finanziato almeno in parte con fondi europei, ci porta in Danimarca e ci permette di vivere il dramma del conflitto sotto una prospettiva inedita.
Gerda A Flame in Winter, doppio(video)gioco
In Gerda A Flame in Winter verremo calati nei panni di una giovane infermiera che abita in un villaggio danese sconvolto dall’occupazione nazista. Prima dell’arrivo delle truppe tedesche, gli echi del conflitto mondiale arrivavano a malapena a Tinglev, il borgo in cui Gerda abita col marito. E la nostra avventura ha inizio proprio quando le SS sequestrano l’amata metà della protagonista, Anders Larsen, meccanico di soli 26 anni, ritenendolo un nemico.
Ha così inizio l’incubo di Gerda, che si ritrova tutta sola a camminare sulla lama di un rasoio: il fatto che sia mezza tedesca e abbia vissuto e studiato a Berlino, infatti, non le permette di integrarsi con la comunità di Tinglev, ma allo stesso modo nemmeno gli occupanti tedeschi si fidano di lei.
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Armata della sua sola astuzia, l’infermiera decide di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, iniziando doppi e tripli giochi tra le parti, barcamenandosi tra la Resistenza e le forze di occupazione, nel tentativo di arrivare alla liberazione del marito, che è ciò che le interessa davvero (in realtà, come si scopre giocando, la sinossi di Gerda A Flame in Winter sarà molto più complessa).
Costruito come un libro a sfondo storico interattivo, Gerda A Flame in Winter punta tutto proprio sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla qualità della scrittura della sceneggiatura. Come si anticipava, è un’avventura grafica che si basa sul rapporto che andremo a instaurare con i PNG, siano essi i danesi che soffrono l’occupazione nazista, siano i gerarchi tedeschi.
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Ogni nostra azione, quindi, concorrerà non solo a costruire il proseguo della trama, apparecchiando scenari e situazioni differenti a seconda della scelta fatta, ma anche ad avvicinarci o allontanarci da alcuni individui, rendendoci più o meno facili futuri scambi di battute con loro. Il giocatore naturalmente sarà informato dei rischi che corre dal fatto che determinate opzioni verranno marcate come “neutre” e altre come estreme, sempre rispetto al personaggio che avremo davanti.
C’è poi una componente ruolistica che consente di incrementare tre statistiche – Compassione, Arguzia e Intuizione – essenziali per vincere con maggiore facilità le discussioni coi comprimari. Qualora non abbiate punti da spendere o oggetti da scambiare, dovrete affidarvi a risposte neutre oppure al rischio delle conseguenze negative delle risposte estremiste. Qui il risultato sarà così aleatorio da essere perfino rappresentato dal lancio di un dado.
L’aspetto più affascinante di Gerda A Flame in Winter è senza dubbio la possibilità di barcamenarsi tra i due fronti opposti, consapevoli che basti un nonnulla per far crollare il nostro castello di carte costruito su bugie e menzogne solo in apparenza ben argomentate. Da questo punto di vista, per essere un’avventura grafica, Gerda A Flame in Winter riesce a essere avvincente, entusiasmante e perfino grondante di tensione. Merito, appunto, della qualità della sinossi, che prevede peraltro più finali, così da incentivare la rigiocabilità.