Il business si basa sulle attività social degli iscritti. Per finanziarsi hanno scelto di lanciare una ICO (che è andata benone). E la vita quotidiana nei loro uffici è tutto tranne che noiosa
Ci diamo appuntamento una sera per consegnare un premio che si sono meritati, letteralmente, a furor di popolo. Friendz ha vinto il premio della community di StartupItalia! Open Summit 2018 e allora ci siamo detti: quale migliore occasione per conoscere più da vicino chi sono e cosa fanno? Il risultato è quello che segue: abbiamo scovato un luogo dove tutto (o quasi) si fa in modo diverso da quanto siamo abituati. A partire dalla scelta dei nuovi collaboratori, fino a come i founder di Friendz hanno deciso di finanziare la propria startup.
Non la solita startup noiosa
Che cos’è Friendz: in poche parole è uno strumento per utilizzare in modo consapevole i social network. Postiamo foto e contenuti su Facebook e Instagram, interveniamo nelle chat dei messenger, a volte rilanciamo i messaggi e le immagini che le aziende hanno coniato per queste piattaforme: perché non farlo prendendo il controllo di quanto stiamo comunicando? Così i tre founder di Friendz (Alessandro Cadoni, Cecilia Nostro e Daniele Scaglia) hanno pensato a un meccanismo di remunerazione per le azioni che normalmente svolgiamo online: si seguono le istruzioni, si ottengono dei crediti che poi possono essere convertiti in premi.
Tutto questo, però, mantenendo inalterato lo spirito di Friendz: quello che ha portato negli anni a sviluppare formule alternative per l’arrivo dei nuovi colleghi, come i colloqui al buio o le sessioni di vendita di un prodotto ai propri nonni. Tanti tra gli oltre 50 dipendenti che si dividono tra le sedi di Milano, Chiasso, Madrid e Roma sono entrati a Friendz vivendo un’esperienza non-convenzionale: colloqui al buio, sfide di gruppo, per creare un clima che predispone alla creatività che prosegue anche dopo che si entra in squadra.
Un’idea capace di raccogliere milioni
Un modello che sembra funzionare: 270mila utenti registrati in Italia, in pochi mesi in Spagna ha già tirato a bordo 50mila nuovi iscritti. Un modello che ha anche attirato l’attenzione di oltre 200 brand che dal 2016 a oggi hanno condotto una campagna social assieme alla community di Friendz. Poi nel 2018 c’è stata una sorta di illuminazione: l’idea dei crediti ricorda da vicino quella dei token di una moneta virtuale basata su blockchain, perché non provare a costruire una infrastruttura apposita? Anche qui, una scommessa che ha pagato: 25 milioni di dollari raccolti in una ICO, quanto basta a pianificare il futuro con serenità.
Ora i passaggi successivi del progetto ce li racconta la stessa Cecilia, uno dei founder che si divide tra Milano e Madrid per continuare a far crescere Friendz: diversificare le linee di business, creare lo spazio per altre attività come una sorta di ricerca di mercato basata sul contributo di migliaia di partecipanti, ma anche unire il mondo fisico a quello digitale estendendo le attività che svolgono gli utenti oltre i social network. Nei punti fisici, nei negozi, nei centri commerciali: ciò che nasce in Rete, naturalmente, si sviluppa anche fuori. Progetti che sono stati in parte già testati, e che ora troveranno più spazio nel futuro di Friendz.