Su Indiegogo la campagna per sostenere il progetto di Teo Musso, pioniere, imprenditore della birra artigianale e founder di Baladin
Di buon mattino, il treno da Torino a Fossano (in provincia di Cuneo) mi avrebbe di lì a poco fatto scoprire il grande fascino della birra artigianale italiana. Un mondo per me nuovo, un’arte antica per molti, un sogno, diventato obiettivo e poi realtà, per Teo Musso, il padre della birra Baladin. Alla stazione di Fossano, intorno alle 9, ad aspettarmi c’era Fabio “Moz” Mozzone, Marketing Manager di Baladin. Con l’auto di Fabio inizia il viaggio nella storia di Teo Musso e della sua birra, che poi sono un po’ la stessa cosa, una sovrapposizione quasi perfetta.
Nella mezz’ora di strada che ci separa da Piozzo, ombelico del mondo della birra artigianale, Fabio comincia subito a parlarmi della campagna di crowdfunding. «Su Kickstarter non potevamo offrire la birra come ricompensa per i backer – racconta Fabio Mozzone – così abbiamo virato su Indiegogo, e ne siamo soddisfatti». La campagna di crowdfunding è per sostenere un progetto del tutto nuovo, il Baladin Open Garden, un parco a tema dedicato alla birra e alla terra, un luogo di condivisione e di scoperta, un mercato permanente, l’orgoglio di un uomo “dalla lucida follia” (così definito da Carlo Petrini) che guarda alle colline delle Langhe.
Birra, non vino
La birra Baladin è la storia di una vita, la storia di un ragazzo “folgorato” dalla musica, dal punkrock, dalla voglia di sperimentare qualcosa di diverso dall’abitudine che le sue radici pretendevano: fare vino nella terra del vino.
Matterino Musso, nasce il 5 marzo 1964, ha due fratelli e una sorella, e i genitori producono uva da vino. Elementari nella piccola Piozzo, scuole medie inferiori nella vicina Carrù, e poi il tentativo a ragioneria a Mondovì, che lascia dopo 4 anni. Il conflitto adolescenziale con il padre, manifestato anche dalla scelta di bere birra e non vino, lo portano a lasciare Piozzo durante le vacanze estive, raggiungendo lo zio Celso, a Montecarlo, dove scopre gusti e profumi ricercati della cucina. A Montecarlo conosce Michelle, giovane ballerina di cui si innamora. Alla soglia dei vent’anni, dopo un andirivieni dal cuneese alla Costa Azzurra, i due si trasferiscono stabilmente a Piozzo. Poco dopo, l’inizio dell’avventura con la birreria “Le Baladin”.
Il circo, Le Baladin, il cantastorie
Teo, 22 anni, e Michelle 21, decidono di ristrutturare i locali di un vecchio ristorante nella piazza principale di Piozzo. Aprono nel 1986 e partono forte, con birre alla spina e poi in bottiglia, importate e scelte da lui stesso dopo viaggi in Belgio e Germania. Ma perché Le Baladin? Durante la ristrutturazione dei locali, Teo ospita in città una compagnia di circensi itineranti francesi, Cirque Bidon, che suggeriscono al giovane birraio il nome Le Baladin, “il cantastorie”. La compagnia francese lascia Piozzo senza sapere che Teo avrebbe poi davvero scelto quel nome, scoprendolo poi, con commozione, anni dopo.
La tenda da circo sulla sala
Nei dieci anni successivi, la birreria cresce, e la selezione delle birre artigianali aumenta, arrivando a più di duecento tipi provenienti da diversi Paesi europei. Senza mai tradire le origini, del luogo e del nome: la componente circense, che ben si accosta all’animo di Teo, non sarebbe mancata mai. La sala più grossa di “Le Baladin” è stata per molti anni coperta da una vera tenda da circo, ora sostituita da una copertura permanente che ne ricorda forme e colori.
Produrre birra era questione di coraggio
Negli anni ’90 produrre birra non era cosa così semplice. Non esistevano scuole di formazione per birrai e il mercato era appannaggio di pochi grandi produttori industriali. Fare birra era dunque un’azione di coraggio, di follia, di spregiudicatezza.
Il 1996 diventa “l’anno zero” del movimento birraio artigianale italiano, con un decreto legislativo che ha sicuramente aiutato il processo. A Piozzo, Teo decide di acquistare il pollaio dei genitori e trasformarlo in cantina, e grazie a un permesso concesso dal sindaco di allora, Musso si inventa un “birrodotto”, un condotto che sotto le strade del paesello spostava birra dalle cantine nel pollaio all’impianto della brasserie Le Baladin in piazza, e ottiene il via libera dalla Guardia di Finanza per produrre la sua birra.
“La birra è un mix di numeri e anima”
Teo impara a fare la birra in Belgio, da due maestri differenti, uno più legato alla precisione delle ricette, l’altro più creativo e artistico, che gli trasmette la capacità di trasferire il proprio carattere alla birra. Musso mixa i due insegnamenti, e lavora giorno e notte per creare birre da poter accostare al cibo, così come avviene per il vino. Una ricerca quasi maniacale di profumi e gusti, lo portano a creare le prime due birre: la Isac (una birra blanche) e la Super (un’ambrata più corposa). Il birraio di Piozzo comincia a proporre le sue birre ai ristoranti presi da una guida Slow Food.
La prima ricetta open source
Nei vent’anni successivi è una crescita continua, non senza difficoltà, ma sempre con la voglia di esplorare e con la volontà di innovare il mondo della birra artigianale. Aprono birrerie Baladin (le Open Baladin) in giro per l’Italia (ora c’è in cantiere l’apertura in SudAfrica). L’accordo con Farinetti, lo sbarco negli Stati Uniti, e nel 2010 la prima ricetta open source della birra al mondo. Nel luglio del 2016 l’inaugurazione del nuovo birrificio agricolo di Piozzo, a cui hanno partecipato anche i circensi del “Cirque Bidon”, un centro innovativo e all’avanguardia, che non perde di vista il motto che ha accompagnato Teo per tutta la vita.
“Perché la Birra è Terra”
Il parco nella tenuta del birrificio
Il nuovo impianto, tutto italiano, ha una capacità produttiva annua di 50 mila ettolitri di birra. Un progetto innovativo, in cui la tecnologia è prima di tutto funzionale al rispetto delle risorse del territorio e delle materie prime. Non solo birra però: Baladin produce profumi, cola, cedrata, e altre bibite, oltre che dar possibilità di sfruttare la propria forza di marketing ad altre realtà della zona e italiani, dai produttori di riso, di olio, di pomodori.
Ora per Teo Musso e la sua squadra è arrivato il momento di realizzare il sogno dell’Open Garden, che si troverà nella tenuta del birrificio, a pochi chilometri dal centro di Piozzo.
Il crowdfunding per creare una comunità
L’inaugurazione del Baladin Open Garden è prevista per il 21 giugno 2017, con una grande festa in cui non mancherà una postazione dedicata ai sostenitori del crowdfunding con degustazioni e omaggi. L’Open Garden sorgerà in una cascina del 1600, dove troveranno posto un forno in cui verrà prodotto il pane di Baladin, le Cantine di affinamento, il pub e una macelleria, le griglie e zone pic-nic, un laboratorio del cioccolato, sale incontri e cucine. Un luogo vivo, tutta la settimana, con un mercato che offrirà le ricchezze enogastronomiche del luogo.
«Abbiamo scelto il crowdfunding perché vogliamo creare una comunità intorno al progetto – spiega Teo Musso – non è tanto una questione economica, perché al di là di come andrà la campagna su Indiegogo, l’Open Garden si farà. Abbiamo già speso molto e spenderemo altrettanto fino al giorno di apertura previsto. Il crowdfunding è un modo meraviglioso di sentirsi parte di un progetto, perché l’Open Garden non sarà di Baladin, ma delle persone che lo vivranno».
Più di 75 mila dollari raccolti
Il goal della campagna di crowdfunding è fissato a 200 mila dollari (è un flexible goal, la campagna riceverà cioè tutte le risorse raccolte, indipendentemente dal raggiungimento del risultato finale) e al 12 novembre ne sono stati raccolti più di 75 mila, con 454 sostenitori (e più di 348 mila visite della pagina della raccolta). Mancano 6 giorni alla fine della campagna e le ricompense per il contributo sono diverse. Si va da un apri bottiglia creato con legno di botti per la birra, a voucher spendibili nello store presso il birrificio Baladin, fino alla possibilità di partecipare a tavole rotonde con personaggi noti del food e dell’arte, che hanno messo la faccia per sostenere il progetto di Teo.
Baladin Open Garden sarà uno spazio all’insegna dell’agricoltura e della rivalorizzazione di un territorio che, lontano dalle città, ritorna a essere punto di ritrovo per la comunità, sempre aperto e fruibile da chiunque. «Non sarà un luogo immutabile – racconta Teo Musso – abbiamo tante idee in mente per creare movimento e spirito di condivisione. Arte, musica, innovazione: non solo birra e cibo, che resteranno ovviamente il fulcro e l’anima di questa terra».