Digitalizzare la catena di approvvigionamento, non solo la vendita di cibo. È questa la molla che ha spinto due ragazzi di Napoli, Marco e Tommaso, a lanciare l’app Ristoply
Se con l’avvento del food delivery molti esercizi del canale HoReCa hanno digitalizzato le proprie vendite al pubblico, molti dei processi di fornitura sono rimasti ancora analogici. Per approvvigionarsi di materie prime, ma anche utensili e suppellettili, i ristoratori italiani ricorrono ancora troppo spesso a strumenti quali email, telefono, whatsapp e perfino al fax.
Per digitalizzare questi processi e trasformare il mondo della supply chain HoReCa due ragazzi di Napoli, trapiantati a Londra e Milano, hanno lanciato Ristoply. “Ristoply è una app per ristoratori e fornitori per la gestione degli ordini che digitalizza il processo d’acquisto di materie prime dei ristoratori e di vendita dei fornitori HoReCa. I ristoratori hanno un unico strumento attraverso cui poter gestire ed inoltrare gli ordini a tutti i loro fornitori, conoscerne lo stato ed eventuali modifiche apportate”, racconta il ceo di Ristoply, Tommaso de Maio, un master presso la Bocconi e un percorso lavorativo tra società quali Parmalat, Lg Eletronics e Cortilia. Mentre l’altro fondatore, Marco Pagano, anche lui campano, una laurea alla Cattolica di Milano, riveste il ruolo di cfo vista la sua esperienza nel campo della consulenza aziendale.
L’intervista
Tommaso, quali sono i servizi che offrite ai fornitori del canale HoReCa?
I fornitori digitalizzano il loro business a costo zero e hanno la possibilità di acquisire nuovi clienti, presenti sull’app, attraverso specifiche campagne di Adv. La mission di Ristoply è infatti quella di rappresentare un acceleratore verso il processo di digitalizzazione della filiera agroalimentare B2B.
Qual è il vostro vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti?
La nostra applicazione è stata pensata e realizzata per adattarsi alle diverse esigenze e dimensioni dei nostri clienti, si adatta quindi alle piccole, medie e grandi imprese. Prima di realizzare Ristoply abbiamo voluto iniziare come fornitori HoReCa, generando ricavi ed utili da reinvestire per la costruzione dell’app stessa, attraverso un modello di dropshipping, che ci ha permesso di conoscere a pieno le criticità e i fabbisogni reali di questo settore. L’app infatti è il risultato delle conoscenze e competenze sviluppate in questi due anni.
Qual è il vostro business model?
Ristoply si pone al centro tra ristoratori e fornitori e prevede un modello freemium per i ristoratori e ricavi generati da specifiche campagne di Adv per i fornitori.
Come vi è venuto in mente di fondare questa startup?
L’idea nasce da un’attenta analisi di mercato. Abbiamo notato come i ristoratori fossero digitalizzati nel loro processo di vendita, gestendo tutti gli ordini tramite le diverse App di delivery che oggi conosciamo, ma ancorati a vecchie abitudini, quali whatsapp, email e fax, nella loro fase di approvvigionamento. Il processo attuale si presenta obsoleto ed inefficiente, in contrasto con la rapida penetrazione della digitalizzazione in tutti i settori. Stiamo quindi colmando un vuoto di mercato, offrendo un servizio innovativo, dando la possibilità ai ristoratori e fornitori di digitalizzare i loro processi velocemente, con una customer acquisition quasi immediata.
Quali sono le vostre milestone?
L’applicazione è attualmente utilizzata in diverse regioni quali Campania, Lazio, Lombardia e Veneto. Siamo al lavoro per consolidare la nostra presenza in queste regioni per poi successivamente coprire l’intero territorio nazionale.
In quale modo la pandemia di covid ha accelerato/rallentato la vostra crescita?
Sicuramente in un primo momento la pandemia ha rallentato l’attività di Ristoply, ma nonostante le avversità non ci siamo dati per vinti, ma anzi abbiamo creato un ecommerce B2C, Homeply, verticale sul segmento ortofrutticolo, con consegna garantita in 24h. Segmento che ci ha permesso di generare ricavi superiori a 150 mila euro in 6 mesi. Di grande supporto per noi, per rompere le barriere dello scetticismo rispetto all’acquisto di prodotti freschi online, sopratutto nel sud Italia è stato il Centro Agro Alimentare di Napoli. Il CAAN infatti, nostro partner ufficiale, è il più grande mercato ortofrutticolo del Mezzogiorno e garantisce qualità e tracciabilità dei prodotti. Oggi invece, il processo di crescita di Ristoply ha subito una netta accelerazione dovuta proprio alla consapevolezza degli imprenditori di dover digitalizzare il proprio business.
Avete dipendenti?
Le risorse quotidianamente impegnate sono circa 20, suddivisi tra i reparti di Operations e IT. Il nostro team aziendale diretto è composto invece dai 2 founder, un cto e una social media manager. Essendo Ristoply in una fase di crescita, siamo alla ricerca di nuove figure da inserire nel team, soprattutto commerciali, per supportare l’espansione nazionale, e informatiche per il costante sviluppo del software.
Avete ricevuto finanziamenti? Siete stati accelerati?
Abbiamo fondato Sood srl, startup innovativa, a maggio 2019, con ‘solo’ 20 mila euro di capitale sociale derivante dai nostri risparmi. Mentre abbiamo chiuso il bilancio dell’anno successivo, il 2020, con 300 mila euro di fatturato. Un progetto quindi completamente autofinanziato e da subito profittevole. Siamo però in un fase di crescita che ci porta alla ricerca di capitali esterni per supportare gli sviluppi futuri.
Dove vi vedete tra 10 ani?
Una delle domande più difficili… Supportati dalla ferma convinzione che il digitale sarà sempre più presente nella nostra quotidianità, andando a modificare le nostre abitudini attuali, abbiamo il dovere di immaginarci Ristoply presente in diversi Paesi europei data la potenziale scalabilità globale del progetto. Essendo però entrambi propensi a nuove sfide e nuovi stimoli, non escludiamo la possibilità che tra 10 anni lavoreremo a qualcosa di diverso, successivamente all’exit di Ristoply.