Alla Favini gli scarti biologici (anche di fagioli e alghe) diventano fogli su cui disegnare e scrivere. Risultato? Meno cellulosa, meno gas effetto serra e più alberi
La carta riciclata è stata la prima alternativa sostenibile all’abbattimento degli alberi. Ma sapete che ci sono tanti modi per fare carta riciclata? Crush lenticchia, per esempio, è la prima carta ottenuta dagli scarti della lavorazione della lenticchia. Lenticchia? Proprio così. La carta speciale è realizzata dalla Favini, cartiera che aveva già lavorato su questo tipo di idea, realizzando in passato una carta dalle alghe, dagli scarti agro-industriali, dalla crusca, dai fagioli e persino dallo champagne.
Le lenticchie che fanno bene all’ambiente
Crush lenticchia (prodotto nato nel 2016) è una carta che consente di risparmiare, per la sua produzione, il 15% di cellulosa proveniente da albero e di diminuire del 20% l’emissione di gas effetto serra. Prodotta in collaborazione con Pedon, azienda vicentina con cui la Favini aveva già collaborato per la realizzazione di altri prodotti, Crush lenticchia viene prodotta con gli scarti della lenticchia, lavorando semi non adatti alla tavola: perché aggrediti da insetti, deteriorati, anneriti o comunque danneggiati.
Fogli anche dai fagioli e dallo champagne
Le “antenate” di Crush lenticchia hanno saputo sfruttare lo stesso processo industriale di base per innovare il settore della carta. Alga Carta, la carta prodotta con le alghe, lasciò il segno perché aiutò a risolvere un altro grande problema ambientale: la presenza eccessiva di alghe nella Laguna di Venezia. Oggi, questo tipo di carta viene prodotta con gli eccessi di alghe provenienti da ogni Paese del mondo.
Crush è stata invece ottenuta lavorando scarti di lavorazioni agro-industriali di mais, agrumi, kiwi, olive, mandorle, nocciole, caffè, lavanda e ciliegia e uva, che sostituiscono fino al 15% della cellulosa proveniente da alberi. Prima questo tipo di materiale veniva utilizzato per lavorazioni zootecniche o finiva in discarica. Nel 2013 è stata invece la volta della collaborazione con la sezione ricerca e sviluppo di Barilla per progettare Carta crusca, arrivando a sostituire con la crusca il 20% della cellulosa proveniente da albero. Il 2015 l’azienda ha prodotto Crush Fagiolo, carta 100% riciclabile progettata per uno speciale tipo di packaging alimentare e Veuve Clicquot, derivata dai sottoprodotti dello champagne e dalla lavorazione della buccia degli acini d’uva.
Sperimentare nuovi prodotti da altri scarti
Il processo di produzione della Favini si basa su un processo chiamato up – cycling.
Il suffisso up che implica una salita, è un aumento di qualità del prodotto che viene realizzato a partire dagli scarti delle varie materie prime (crusca, fagioli, lenticchie). Il riciclo, così come lo intendiamo tradizionalmente, è invece un downcycling, ovvero un processo che implica una perdita di valore. Un esempio chiaro arriva dal riciclo della plastica (esclusa quella delle bottiglie): in questo processo vengono mescolati vari tipi di materiale plastico e il risultato è un materiale ibrido perfettamente utilizzabile, ma di qualità inferiore rispetto a quella di partenza. Otteniamo ad esempio delle plastiche riciclate utilizzate nell’edilizia. L’obiettivo delle ricerche nel settore dell’up – cycling è invece la produzione di polimeri di qualità uguale o superiore a quelli del prodotto originale.
«Il processo up-cycling, conosciuto anche come riuso creativo, è un trend in costante crescita che permette di donare nuova vita al materiale di scarto, attraverso un processo di rinobilitazione – ha spiegato Michele Possocco, brand manager di Favini – l’up-cycling è il processo di conversione dei rifiuti o di sottoprodotti in nuovi materiali oppure prodotti di alto valore commerciale. In quest’ottica ciò che consideravamo scarto diventa una risorsa. Il vantaggio per l’ambiente è duplice: con l’up-cycling non è più necessario reperire nuove materie prime e si annulla il costo dello smaltimento.
Gli esempi concreti di up-cycling in Favini sono molteplici: siamo partiti negli anni Novanta brevettando la carta con le alghe, fino a perfezionare ed espandere il nostro know-how con Crush, la carta ecologica con 15% di residui agro-alimentari, e Remake, con ben 25% di residui della lavorazione del cuoio. Il nostro reparto R&D inoltre è disponibile a testare nuovi residui di aziende che come noi sposano la filosofia green dell’up-cycling».