E’ già un’operazione da record: 66 miliardi. Ma quali sono i rischi per la produzione agricola? Che succederà alla ricerca sul biotech? Una sintesi dei problemi che potrebbero nascere dall’operazione Bayer Monsanto
E’ già un’operazione da record. Bayer ha comprato Monsanto per 66 miliardi di dollari. 57 in contanti, che con l’assunzione del debito del colosso americano arriveranno a 66 miliardi. Una newco che sarà il leader indiscusso dell’agrifood mondiale. Avrà il 23% del mercato globale degli insetticidi. Il 34% di quello degli erbicidi. E il 36% del mais statunitense (che contribuisce al 40% della produzione mondiale). Numeri che fanno impallidire anche gli altri due colossi mondiali del settore, Dupont Dow Chemical (fusione in trattativa avanzata) e ChemChina-Syngenta. Insieme, queste tre società, hanno in mano l’80% del mais statunitense, il 70% del mercato globale dei pesticidi, il 78% di quello degli erbicidi. A conti fatti, con questa operazione, l’agricoltura mondiale è nelle mani di tre multinazionali. E gli effetti di questa tetrarchia nel mondo dell’agricoltura sono difficili da immaginare.
Il mercato della produzione agricola è sotto scosse telluriche impressionanti. Questa acquisizione è la più onerosa mai fatta da una società tedesca (supera i 40 miliardi pagati da Daimler per comprare Chrysler). E mette in mano a tre giganti un mercato che intreccia la produzione di sementi, quella di pesticidi e di diserbanti, fertilizzanti, insetticidi. Tutto ciò che riguarda la produzione agricola. Non sono numeri che riguardano solo il mondo del business. Ma soprattutto quello dei produttori e dei consumatori. Per intendersi, il cibo sulle nostre tavole.
1. I mezzadri del duemila, ovvero i rischi per la biodiversità
L’impatto sull’agricoltura europea (e italiana in particolare) potrebbe non essere da poco. Il mondo agricolo, come riportano oggi i quotidiani, teme una nuova forma di «colonizzazione». Come ha spiegato il responsabile dell’area economica della Coldiretti Gianluca Lelli al Sole24Ore: «Non vorremmo finire a fare i mezzadri del Duemila di questo colosso». Il rischio per l’agricoltura italiana è di rimanere senza di prodotti che garantiscano la biodiversità. Come dimostra il caso del vino, spiega Lelli, dove l’Italia ha raggiunto grandi traguardi puntando sui vitigni autoctoni mentre il resto del mondo si è indirizzato su poche cultivar internazionali. «Non vorremmo che rimanessero solo poche sementi, oggi 5 piante fanno l’80% delle calorie mondiali». Slow Food ha sintetizzato l’operazione così: «E’ un matrimonio da brividi».
2. Monsanto deve ripensarsi
Monsanto è nota come l’azienda che più si è spesa in difesa degli Ogm. Ne ha cavalcato il boom. Le vendite di questi sementi si sono moltiplicate e i prezzi sono saliti. Ad oggi, il 94% delle coltivazioni di soia e il 92% di quelle del mais sono varianti di sementi biotech. La spesa a carico degli agricoltori è aumentata di 4 volte dal 1996, quando l’azienda tenne a battesimo il primo vero e proprio seme targato Ogm. Ma il vento delle commodities, si diceva, è cambiato. E quindi da qui sarebbe nata la necessità di trovare una soluzione al rallentamento di un business che non promette più così tanti margini di guadagno. Facendo cartello per far lievitare di nuovo i prezzi è quello che molti temono oggi.
3. Il nuovo mondo dell’agricoltura artificiale
Il punto è che oggi è difficilmente immaginabile un’agricoltura senza chimica. L’aumento della richiesta di cibo su scala globale vede nella chimica una delle poche, se non l’unica, soluzione. Chiamiamola pure agricoltura artificiale. E non è un caso se a margine dell’operazione di acquisizione i vertici di Bayer hanno detto che la partita cruciale del futuro è «Come sfamare altri tre miliardi di persone nel mondo entro il 2015 e farlo in modo sostenibile per l’ambiente». Una verità che si sta facendo strada a colpi di miliardi. E la vicenda non è conclusa: varie associazioni ambientaliste lottano fortemente contro questa nuova agricoltura. Una battaglia difficile da vincere. Oggi un po’ di più.
4. In che direzione andrà la ricerca e l’innovazione nel cibo?
La ricerca nel campo dell’agrifood è molto costosa. Ad oggi sono in grado di affrontarla poche società e pochissimi stati. In che direzione andranno adesso quelle ricerche? E’ vero, si tratta di un tentativo di innovare un settore. E l’innovazione è cosa buona. Ma quando si tratta di argomenti delicati come il cibo che mettiamo sulle nostre tavole diventa un problema comune. Impatterà sulle produzioni del futuro. E non si sa ancora in che modo.
5. Il problema dell’antitrust e il freno politico
Werner Baumann, il Ceo del gruppo tedesco, ha detto di non vedere «alcun impedimento» da parte della commissione americana sugli investimenti stranieri. In caso di stop dell’autorità, Bayer verserà una penale che può arrivare a 2 miliardi. Ma l’operazione è al vaglio di una trentina di autorità garanti del mercato in giro per il mondo. Se è vero che Monsanto ha saputo girare a suo vantaggio alcune scelte politiche determinanti (è stata tra i grandi sostenitori della bocciatura di un referendum in California per etichettare gli alimenti frutto di sementi hi-tech), oggi solo le istituzioni possono mettere un freno a tutte le implicazioni che un’operazione del genere potrebbe comportare: dal prezzo delle produzioni alla ricerca. Alcuni immagino un intervento degli stati per fissare i prezzi dei prodotti agricoli. Ma il rischio è che comunque che i grossi monopoli continuino a fare quello che vogliono con le leggi.
(a.r.)