Dopo il via libera di Strasburgo, verrà agevolata la commercializzazione di “nuovi alimenti”, esonerando i singoli Stati dai controlli. Dunque insetti, alghe e meduse potranno finire in tavola…
359 sì, 202 no, 127 astenuti. Questi i numeri della votazione con la quale, a Strasburgo, il Parlamento Europeo ha messo in tavola (dando il via libera) le procedure di autorizzazione dei nuovi alimenti. In seguito al risultato della votazione, il permesso di commercializzarli non sarà più dunque a carico dei singoli Stati membri, ma passerà interamente all’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Ma cosa sono esattamente i nuovi alimenti? Larve, alghe, scorpioni e ragni, in Europa presenti già in Olanda, Danimarca, Belgio e Gran Bretagna. La legge, per la quale molti premevano già da qualche tempo, ha raccolto il plauso dell’Ipiff, associazione che riunisce i produttori di cibo a base d’insetti di Olanda, Germania, Francia e Sud Africa che, assicura «serviranno un paio d’anni per adattare la filiera produttiva alla nuova legislazione».
Anche meduse oltre gli insetti
Non di soli insetti comunque si parla. Per sconfiggere la malnutrizione e difendere a tutti i costi la sicurezza alimentare globale, i ricercatori di tutto il mondo convengono infatti che vanno ricercate nuove possibilità. Come le meduse: le centinaia di tonnellate presenti nel Mediterraneo, ricche di acqua e proteine, sono un esempio in tal senso significativo. L’Italia è in prima linea, con il progetto europeo Med-Jellyrisk, coordinato dal professor Stefano Piraino, dell’Università del Salento: «I progressi della ricerca stanno consentendo di identificare con crescente precisione i meccanismi biologici ed ecologici che determinano questi fenomeni, di quantificare e prevedere il loro impatto sull’ecosistema marino e sull’uomo, ma anche di rivelare alcuni potenziali risvolti positivi». Anche altri atenei stranieri si tanno muovendo in questa direzione, come la canadese University British Columbia.
Il ruolo di Expo
Serviva probabilmente un evento della portata dell’Expo per sbloccare una situazione cristallizzata da anni. Anche se, giova ricordarlo, nemmeno i padiglioni di Rho Fiera si salvarono dalle perquisizioni. A giugno 2015 toccò a Olanda e Belgio: la Asl sequestrò larve e cavallette nel primo e circa trecento barattoli di passata di pomodoro con vermi nel secondo. Solo a metà settembre i produttori ottennero i permessi necessari per far assaggiare ai visitatori cibi a base d’insetti. A scontrarsi, in questi anni, due fronti opposti: uno conservatore, rappresentato anche da alcune fazioni politiche, che non ha mancato di rilevare la curiosa coincidenza tra alcuni allarmi lanciati da alcune associazioni come l’Oms e il via libera di Strasburgo; l’altro, invece, convinto che, dati alla mano, l’entomofagia possa risolvere, o perlomeno aiutare a farlo, il problema della sicurezza alimentare.
L’entomofagia nel mondo (e in Italia)
Più di un quarto della popolazione mondiale, circa 2 miliardi di persone, di 90 differenti nazionalità, si nutre abitualmente di insetti. Formiche e simili sono infatti ritenute un’eccellente fonte di proteine e il loro allevamento e molto più green di quello di bovini e ovini. Per non parlare, infine, del ruolo fondamentale che potrebbero ricoprire dal punto di vista nutrizionale. In Italia, intanto, la pratica continua a far storcere ben più d’un naso. Di fronte al niet forte e convinto di conservatori e tradizionalisti stanno comunque operando alcune associazioni come la milanese Entonote che, attraverso incontri, degustazioni, panel e workshop, si propone di far comprendere l’importanza che può avere una tale evoluzione nelle nostre tavole.