Superato un momento di profondo disorientamento, la macchina della startup israeliana che consente di “stampare” il proprio faccino su ogni bevanda schiumata potrebbe rivelarsi una miniera d’oro per il beverage marketing
Nell’epoca del selfie come se non ci fosse un domani, era inevitabile che ci si arrivasse. Era insomma solo questione di tempo prima che il vostro bel faccino finisse lì. Eh sì, proprio lì. Ma no, che avete capito? Sulla schiuma del cappuccino! E, a ben vedere, di qualsiasi altra bevanda che disponga di uno strato superficiale sufficiente a spararci sopra l’inevitabile santino quotidiano. Il nostro. O, come qui sotto, quello della vostra pittrice preferita.
Un ritratto in tazza grande
Alt! Non è una sciocchezza. O meglio: non solo. Esiste infatti una stampante 3D, chiamiamola così, in grado di occuparsene. Si chiama The Ripple Maker, l’ha ideata una startup israeliana capitanata da Yossi Meshulam ed Eyal Eliav, non proprio due giovanotti, e utilizza ovviamente solo polvere di caffè come inchiostro. Dispone di design, vignette e fantasie già caricate sulla piattaforma a cui è collegata ma è appunto in grado di riprodurre un nostro scatto, pescato magari da Instagram, sul soave strato della calda bevanda nel giro di dieci secondi. Anche meno. Prima che, in una sorta di sindrome che meriterebbe una lunghissima disamina psicanalitica, saremo in grado di deglutire noi stessi.
Come li chiameremo, cappusselfie e selficcini?
La faccenda rotea sulle nostre teste al limite della follia assoluta. “Un selfie in tazza grande macchiato freddo, grazie”. Come li chiameremo: cappusselfie o selficcini? Problema secondario, per il momento. L’aspetto essenziale è piuttosto che Lufthansa – sì, la compagnia aerea di bandiera tedesca – avrebbe già ordinato alcune di queste macchine, a quanto pare da impiegare nelle sue lounge di prima e business class per intrattenere i ricchi viaggiatori con un nuovo, bizzarro gingillo.
Una sciocchezza? Neanche troppo
A pensarci bene, però, passato un forte momento di disorientamento, di opportunità interessanti – esclusivamente per le grandi catene in stile Starbucks o Pret a Manger, il barista sotto casa vi liquiderà con una pernacchia quando gliene parlerete – ce ne sarebbero a bricchi interi per la creatura presentata all’ultima CeWeek newyorkese, l’evento della Grande Mela dedicato alle nuove tecnologie. Anzitutto potrebbe essere, almeno i primi tempi, un assurdo canale di coinvolgimento degli utenti (quanti scatti e quanto engagement a cascata si produrrebbe sui social network?). Poi un modo divertente con cui proporre ai clienti di ingannare l’attesa, caricando al volo un’immagine dallo smartphone e pagando 10 o 20 centesimi in più per il ritrattino sulla colazione, s’intende. Basta pensarci cinque minuti e Ripple Maker si trasforma in un sol sorso da clamorosa perculatione a straordinario meccanismo di food marketing.
Peccato – questo un limite notevole, se non fatale – che costi un botto. Siamo intorno ai mille dollari ai quali va aggiunto un abbonamento mensile di 75 per gestire il servizio di “stampa” sui selficcini. In certi mercati non esisterà mai, questo è chiaro. In altri, invece, quelli in cui lavorano player che hanno trasformato la pausa caffè in una pratica sociale ritualizzata e perfino mitologica, i selfie sulla schiuma, naturale evoluzione degli abili baristi italiani che da decenni disseminano cuori e messaggi sui loro cappuccini con maestria rinascimentale, potranno avere un grande futuro. Glom!