Un’altra startup statunitense promette di farci mangiare carne senza uccidere un solo animale. Come? Con le colture in laboratorio
Un’altra startup che promette cibi avveniristici si aggiunge alla ricca pattuglia di società, prevalentemente statunitensi, lanciate nel corso degli ultimi due anni nel complicato mondo del cibo del futuro. Stavolta si tratta di Memphis Meats di San Francisco. Promette di produrre carne in laboratorio senza uccidere un solo animale. Come? Partendo dalle cellule staminali, dunque dai tessuti dei bovini e dei suini.
Le sfide della produzione di carne
Guidata da Uma Valeti, uno dei tre cofondatori che parla di “nuova era della domesticazione animale”, la startup prende di petto i problemi essenziali del settore dell’allevamento. La domanda vertiginosa di carne su scala globale alla quale non riusciamo a contrapporre una strategia sostenibile. Ma anche i rischi sanitari (basti pensare all’e.coli e alla resistenza agli antibiotici) e, appunto, il fabbisogno agricolo legato all’alimentazione degli animali.
Lo sviluppo dalle cellule staminali
Il processo di sviluppo della carne sintetica, ma tuttavia reale – in questo Memphis Meats si differenzia da altre simili avventure: non utilizza proteine vegetali sostitutive ma “cresce” le bistecche in laboratorio cullandole nel siero fetale bovino, il più comunemente utilizzato nelle colture cellulari – parte dalla selezione di bovini e suini di alta qualità dai quali vengono prelevate cellule dalla spalla o da altri punti del capo, messe appunto a coltura. Con un’incredibile riduzione del fabbisogno necessario rispetto all’allevamento tradizionale (90% in meno di acqua e terra e 50% di energia complessiva) e una diminuzione del rischio di contaminazione, stando almeno ad alcuni test condotti dalla stessa startup confrontando tagli acquistati nei negozi.
Il panorama della bistecca sintetica
L’unica necessità rimane appunto quella di far sviluppare le staminali nel siero fetale bovino. Ma Valeti spera di superare anche questo passaggio con qualche soluzione basata sui vegetali. Che la carne sintetica, nelle sue diverse varianti, non sia più un miraggio è chiaro da tempo. Basti pensare a nomi come Mosa Meat e Modern Meadow. Negli ultimi mesi si è inoltre assistito a un drastico calo dei costi rispetto, tanto per fare un esempio, all’esperimento del 2013 firmato da Mark Post, un ricercatore dell’università di Maastricht, nei Paesi Bassi. Più o meno da 325mila dollari a 11 dollari per hamburger.
Ma secondo lo stesso ricercatore che tre anni fa aprì la strada, potrebbero volerci una trentina di anni prima di vedere le bistecche artificiali nei banchi-frigo dei supermercati. Da Memphis Meats si dicono più ottimisti e sperano di sbarcare nei supermercati nel giro di cinque anni.