Antonella Fasano, Ceo della startup, non ha dubbi: «Conoscere le abitudini dei consumatori è fondamentale. I piccoli e medi produttori non fanno testare i propri prodotti. Con il nostro markeplace vogliamo invertire questa tendenza»
Da clienti a tester di prodotti. Foodu, nuova piattaforma di e-commerce nata a Bari, lancia un nuovo modello di business partecipativo che mette al centro il consumatore con i propri gusti e necessità. Così si diventa “approver”. E qualora quel tipo di alimento sia di nostro gusto, potrà essere acquistato da altri su Foodu. Per farci spiegare meglio come funziona questo innovativo markeplace abbiamo intercettato la CEO, Antonella Fasano.
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Antonella, come si diventa “approver” per Foodu?
Partirei con una premessa: Foodu vuole rivoluzionare il settore dell’e-commerce con un nuovo modello partecipativo che punta ad aiutare le aziende ad aumentare le proprie vendite, migliorare la qualità dei propri prodotti, la strategia di marketing, il packaging e ridurre gli sprechi. Chiunque può unirsi alla community di Foodu: esperti indipendenti ne valutano la qualità, mentre un gruppo di consumatori, chiamati “approver”, testano in anteprima i prodotti a prezzi scontati valutando il gusto. Chiunque può candidarsi per diventare un “approver”, previa compilazione di un questionario. Sarà l’azienda che produce un determinato prodotto a decidere se avvalersi di questa figura o meno. Dopo che l’approver avrà acquistato la vivanda desiderata, se questa otterrà una buona recensione e sarà valutata positivamente da un team di nutrizionisti, allora quel prodotto sarà messo in vendita sul marketplace. E sarà acquistabile da tutti. In tutta Italia oggi contiamo oltre 4.000 assaggiatori, in 57 categorie alimentari disponibili e oltre 35.000 test assaggi effettuati in 2 anni.
Secondo quali criteri vengono stilate le recensioni?
Il modello Foodu è fondato sui tre pilastri: salubrità, sostenibilità e filiera. Chi diventa “approver” deve tenere presenti questi elementi oltre al proprio gusto personale e potrà ricevere un compenso, sotto forma di ticket da reimpiegare all’interno del marketplace, per aver dato il proprio contributo. In questo modo generiamo panel di consumatori per categoria merceologica che ci supportano nella fase di testing dei prodotti. La mission è quella di ridurre le distanze tra chi produce e chi consuma e innescare un processo virtuoso che mira a realizzare prodotti adatti al mercato più market oriented e consumer centric. Il consumatore, di fatto, è centrale sia nell’offerta che nella domanda e oggi conoscere le abitudini dei clienti per un’azienda è fondamentale.
Quali sono gli obiettivi che state portando avanti?
Vorremmo spingere sempre più aziende ad avvalersi della figura dell’approver. Ad oggi, l’89% dei piccoli e medi produttori intervistati hanno dichiarato di immettere sul mercato i propri prodotti senza farli testare preventivamente dai consumatori. Noi vogliamo invertire questa tendenza partendo dalla consapevolezza che il 78% di chi fa la spesa in Italia sono donne. Da donna e mamma di due gemelle sono convinta che le donne possano fare la differenza, il cambiamento è nelle loro mani. Infatti, il 70% delle persone che partecipano attivamente alla community di Foodu è proprio di genere femminile. Altro obiettivo centrale è la digitalizzazione: i community test digitalizzati aiutano le aziende a ottenere tutte le informazioni necessarie a migliorare il prodotto in maniera estremamente semplice e con un budget contenuto.
Si tratta di un B2B o B2C?
Nel rispondere a questa esigenza dei medio-piccoli produttori, Foodu ha implementato sia una linea B2C che B2B, con una piattaforma di consumer science digitalizzata a servizio dei produttori. Per quanto riguarda il B2B, una volta consultato il sito, un componente dello staff contatterà l’azienda per capire se Foodu può aiutarla a migliorare i propri prodotti, packaging o idee (prima del lancio). Successivamente sarà avviata una ricerca tramite gli approver di Foodu. Se il prodotto piace, allora si andrà a creare una partnership commerciale, altrimenti si proverà a cercare una soluzione al problema insieme al team di ricerca specializzato, trovando così la migliore strategia per creare un prodotto che il mercato vuole realmente.
Chi c’è tra i vostri partner?
Foodu ha già attratto numerosi capitali privati attraverso una campagna di equity crowdfunding e investitori istituzionali come CDP Ventures e Meta Ventures. Oltre 50 aziende in meno di un anno si sono affidate a Foodu per fare ricerche di mercato con reali consumatori in target. Tra i brand che hanno scelto di diventare partner di Foodu ci sono sia industrie che giovani startup come Almaverde Bio, Foodness, La Campofilone, Eurocompany, Naturahumana, Gingem, Pangea Food, Suditono, ecc…
Quali progetti avete in cantiere per il futuro?
Offrire la possibilità di in self service la piattaforma attraverso survey preimpostate per ricerca che possono essere customizzabili in base alle esigenze aziendali. Adesso lanciamo noi la ricerca mentre in futuro vorremmo avere survey ricorrenti, cosicché possano essere adottate da più aziende possibili. È una bella sfida perché molte imprese oggi non percepiscono questo bisogno, ma l’e-commerce è nostra leva commerciale. Ad oggi Foodu ha coinvolto più di 200 aziende in una fase iniziale di validazione, soprattutto nazionali, ma vorremmo averne a bordo ancora di più. Siamo anche alla ricerca di nuove figure da inserire nel nostro team, sia profili junior che senior. Sappiamo che fare impresa al Sud è davvero tosta: i migliori scappano al Nord o all’Estero ma noi vogliamo riuscirci e diventare un esempio di business ben riuscito.