OpenAg, l’agricoltura urbana in open source e Creative Commons di Caleb Harper. Un centro dati digitale per il clima per le coltivazioni indoor, per sfamare le generazioni a venire
Caleb Harper è ricercatore al MIT e reinventerà il modo in cui coltiviamo il cibo in casa. Harper è stato inserito negli Emerging Explorer 2015 del National Geographic, proviene da una famiglia di agricoltori e vuole avvicinare sempre di più ai consumatori la produzione di cibo, così che sia sempre disponibile e meno esposto ad agenti inquinanti, cambiamenti climatici o pesticidi.
Creative Commons per un’agricoltura urbana diffusa
L’ispirazione gli è arrivata durante una visita in Giappone dopo il disastro nucleare di Fukushima del 2011 quando ha letto un titolo di giornale che recitava così “I terreni coltivabili giapponesi sono senza acqua, senza gioventù, senza terra e senza futuro”, ha dichiarato Harper.
“Questo mi ha fatto pensare: come posso combinare le mie capacità per fare la differenza? E mi sono reso conto che ciò di cui c’era veramente bisogno era un data center per il cibo, che non fosse esposi all’ambiente esterno”. Crescere gli alimenti in ambienti urbani controllati, spiega Harper, ha senso perché a differenza dell’agricoltura tradizionale consente ai contadini di coltivare più raccolti durante l’anno. Creando un ambiente di crescita ottimale, infatti, le piante crescono più velocemente e possono essere nutrite meglio perché si utilizzano le risorse in modo più efficiente, dato che si può essere più precisi con l’acqua e le sostante nutritive.
Nel corso delle sue ricerche Harper si è accorto che non sono disponibili molte informazioni pubbliche riguardanti la coltivazione di cibo in ambienti controllati. La maggior parte delle conoscenze attuali appartiene alle grandi aziende agricole che non condividono i risultati delle loro ricerche.
“Pensate a quante conoscenze gli agricoltori tradizionali si passano di generazione in generazione” spiega Harper “mentre manca totalmente un progetto per l’agricoltura verticale”. Se ci fossero i Creative Commons per l’agricoltura, Harper ritiene che l’agricoltura urbana sarebbe redditizia e diffusa.
Si potrebbero trovare i broccoli in base all’indirizzo IP
OpenAg, un centro dati per le coltivazioni indoor
Da qui la sua idea per un centro dati per le piante. Per colmare il divario di conoscenze, Harper messo in piedi un team di ingegneri, architetti, urbanisti, economisti e scienziati a lavorare sulla sua iniziativa OpenAg al MIT. L’obiettivo? Sviluppare sistemi agricoli urbani per interni ad alte prestazioni. Pensatelo come una sorta di Wikiplants, un programma che porta innovazione all’incrocio di tecnologia, agricoltura e accesso gratuito ai dati. Un database online che contiene tutti i dati che bisogna conoscere circa la crescita di una coltivazione in condizioni perfette.
Molti ricercatori e imprese stanno investendo nell’agricoltura verticale, ma Harper dice che la maggior parte degli sviluppi sono protetti da proprietà intellettuale. “Alcuni pensano che ci sia questa corsa all’oro dell’innovazione legata al cibo, ma quello che abbiamo veramente bisogno di fare è alimentare il mondo per sempre”, dice Harper. La sua missione è quello di portare persone con diverse specialità a lavorare su queste tecnologie.
La ricetta open source per il clima perfetto
“Vogliamo creare ricetta digitale open source per il clima”, spiega Harper. Per poter controllare la luce, acqua, gas e sostanze nutritive. Questo è fondamentale in ambienti difficili e in quei luoghi nei quali il clima può cambiare improvvisamente, dal momento che le piante crescono meglio in condizioni conformi. Harper sta lavorando con scienziati di zone calde e aride come gli Emirati Arabi per sviluppare sistemi di coltivazione sotterranei, perché in quelle zone sarà sicuramente più facile controllare la temperatura in una struttura posta sottoterra.
Molti paesi stanno già investendo nelle energie rinnovabili, in grado di alimentare il sistema. Quarant’anni fa, nessuno avrebbe potuto prevedere che i personal computer sarebbero stati così ampiamente utilizzati, ma c’è stata un’evoluzione nel corso del tempo. Harper si aspetta che l’agricoltura verticale faccia lo stesso, con l’aiuto di OpenAg.
In quali condizioni si coltivano i pomodori migliori? Forse un contadino a Tokyo l’ha già capito. In questo modo, l’iniziativa OpenAg sarà una piattaforma per le persone che vogliono condividere le loro scoperte sui fenomeni alimentari: tutte le caratteristiche fisiche e biochimiche di un organismo. Oppure, si potrebbe scoprire che una pianta può crescere in un nuovo ambiente. Harper vede il suo lavoro come una sorta di “prospezione per le piante“.
Il ricercatore ha già incontrato il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e della FAO per parlare di una futura collaborazione. Le sue osservazioni di chiusura durante la sua presentazione al quartier generale del National Geographic a Washington, sono state un invito all’azione per tutti coloro che sono interessati al movimento OpenAg: “Il seme dell’Internet of food viene piantato in questo momento, cominciamo ad hackerare”.