La piattaforma (30.000 utenti in un anno, 200 produttori locali) sfrutta le potenzialità dei gruppi di acquisto. «La scommessa era far funzionare il meccanismo su grande scala»
Ben 33 mila utenti che sperimentano un nuovo modo di acquistare i propri generi alimentari. Questa è solo una delle potenzialità di Kalulu, il social network che permette di accorciare le distanze tra produttore e consumatore, grazie alla promozione della filiera corta e un contatto diretto tra chi coltiva e chi consuma. Per iscriversi, basta indicare il proprio Codice Avviamento Postale e si verrà informati di volta in volta delle offerte più vicine. Su Kalulu si trova frutta, verdura, vino, pane, olio, prodotti di origine animale: tutto ciò che può essere proposto da piccoli o medi produttori. È possibile concordare un luogo ideale per la vendita dei prodotti, che verrà poi votato anche dagli altri utenti. Il contadino o l’allevatore, quindi, si recherà sul luogo dell’appuntamento, sapendo di dover incontrare delle persone che hanno già prenotato dei prodotti. Il gruppo di acquisto, quindi, si crea attorno al luogo prescelto.
I gruppi di acquisto in un social network
«Kalulu è qualcosa che va al di là di una startup, è qualcosa in cui crediamo fermamente – spiega Emanuel Sebene, fondatore e presidente di Kalulu – diversi anni fa io facevo parte di un gruppo di acquisto, con degli amici acquistavamo dei prodotti direttamente dal contadino. Una sera, vidi una puntata di Report, che faceva luce sui meccanismi con cui la grande distribuzione impone i prezzi ai contadini. Un prezzo che a volte non copre nemmeno i costi di produzione, ma che poi viene aumentato di dieci volte per la vendita al pubblico. Questo ricarico è costituito per il 90% dai costi di trasporto e di marketing e pubblicità. Noi non acquistiamo il pomodoro che cresce vicino a casa, ma un ortaggio che in media è cresciuto a 350 km di distanza – continua Sebene – in Italia – spiega ancora – la filiera è costituita da 3-4 passaggi, mentre negli altri paesi difficilmente si arriva a 3 step. «Date queste premesse replicare il modello dei gruppi d’acquisto sui social mi sembrò una buona idea. La scommessa era far funzionare il meccanismo su grande scala, andando oltre il tradizionale gruppo d’acquisto, in media costituito da 30 persone».
Il nome Kalulu deriva dal coniglio protagonista di una leggenda africana. L’animaletto, nella tradizione africana, si muove nella savana per fare affari con gli altri animali. «Il nome ha una radice che richiama la culla dell’umanità ed è in qualche modo legato al nostro modo di vedere il mercato. Non volevamo un nome che richiamasse la tecnologia o l’innovazione come molte startup, ma siamo andati volutamente nella direzione opposta, come per sottolineare un ritorno alle origini».
30.000 utenti in un anno, 200 produttori locali
Il team di Kalulu è composto da tre persone: Emanuel Sabene, Domenico Angilletta, Giorgio Scrocca, che per far decollare la propria idea hanno messo mano ai propri risparmi e l’hanno fatta crescere. «Non abbiamo dietro un grande staff o copywriter, tutto quello che si vede e che si legge è frutto del nostro lavoro. Oggi su Kalulu ci sono 30.000 utenti registrati che ricevono le offerte da più di 200 produttori locali. Kalulu è buono per chi mangia, perché i prodotti sono freschi di giornata e di provenienza certa. I nostri produttori vengono segnalati direttamente dagli utenti, e sono gli stessi utenti che partecipano attivamente al “controllo qualità” tramite i loro feedback: ad oggi il 99% dei feedback sono positivi. Kalulu è buono anche per chi produce, perché consente al produttore di raggiungere direttamente il mercato ottenendo il margine migliore: chi acquista su Kalulu contribuisce a difendere e sostenere la piccola produzione locale. Infine, Kalulu è buono per il pianeta: riducendo i passaggi di trasporto, logistica e intermediazione riusciamo a ridurre le emissioni di CO2 del 90% rispetto alla grande distribuzione. Acquistando in gruppo dai produttori locali i nostri utenti hanno generato fino ad oggi un taglio delle emissioni di gas serra stimabile in oltre 600 tonnellate» spiega Sebene.
Vogliamo portare il modello Kalulu in altri paesi
I piccoli produttori si stanno accorgendo dell’opportunità offerta da Kalulu e col tempo stanno contattando la piattaforma. Le offerte vengono pubblicate a cadenza settimanale, sulla base di quello che il produttore può vendere. Kalulu può vantare a oggi convenzioni con aziende importanti. «Siamo attivi in 3 regioni (Lazio, Toscana, Lombardia) e le cose stanno andando bene. La risposta del pubblico e degli operatori della filiera agroalimentare è andata oltre le nostre più rosee aspettative. Fino ad oggi abbiamo validato il nostro modello e abbiamo avuto modo di ottimizzare il funzionamento del servizio. Vogliamo lanciare Kalulu in altre regioni italiane, ma il nostro progetto nel medio e lungo periodo è di esportare il nostro modello di filiera integrata, replicando quello che facciamo oggi in altri paesi» aggiunge Sebene.