Dopo vent’anni di studi e fatica il 70enne Kaarlo Nelimarkka da Vaasa, 400 km da Helsinki e 500 dal Circolo polare artico, è riuscito a produrlo in condizioni estreme. Ma, ironia della sorte, non può venderlo
Non solo il poveretto c’ha messo vent’anni, per tirare fuori del vino decente dal suo vitigno nordico a 500 km dal Circolo polare artico. Ma, ironia della sorte, non può neanche venderlo per oscure ragioni burocratiche che evidentemente non falcidiano solo l’Italia ma anche Paesi notoriamente più efficienti come la Finlandia.
Di casa a Vaasa
La storia di Kaarlo Nelimarkka si colloca a metà strada fra l’ingegno personale, la retroinnovazione basilare e una tigna micidiale. È infatti del simpatico settantenne – l’etichetta è Sundom Wine – il vino più a Nord del mondo. Lo coltiva nei duemila metri della sua tenuta nei pressi di Vaasa, una città costiera dell’Ostrobotnia, a 400 chilometri dalla capitale Helsinki.
L’alleato più prezioso
La sua decisione e la caparbietà sono state le chiavi del successo. Oltre a un inaspettato alleato, ingrediente costante a quelle latitudini: “La neve, perché con le sue proprietà isolanti protegge i rami dal freddo e ne previene il congelamento quando la temperatura scende a -36 gradi in inverno – ha raccontato il prode vignaiolo – è più un problema il sole perché la sua luce in primavera fa sbocciare le gemme con il terreno ancora ghiacciato. E poi è difficile da controllare la situazione del vigneto con il sole 20 ore su 24”. Paradossi che possono andare in scena solo da quelle parti, dove i paradigmi di coltivazione si ribaltano.
Il metodo
Alla base c’è tuttavia uno di quei rimedi di cui i veri vignaioli sono abituati a mettere a punto: “Per i primi venti anni – ha aggiunto – ha letto tutti i libri, ho seguito le istruzioni esattamente, ma ho fallito ogni volta. Con molta perseveranza, dopo molti tentativi, errori e molti fallimenti, ho sviluppato un metodo per proteggere i vitigni dal freddo”. Qual è il sistema? Facile. Ce lo spiega direttamente il signor Nelimarkka: “Accumulo pietre che trattengono il calore ai piedi della vite per proteggere dal freddo e dall’umidità e le avvolgo parzialmente in un foglio di plastica durante l’inverno. Per la vinificazione uso tini di vetro e non botti tradizionali, per facilitare il processo”.
Il risultato
Che cosa tira fuori da questa lunga e faticosa cura? Il suo Sundom bianco prodotto da uve del vitigno francese Madeleine Angevine, dell’altoatesino Gewurztraminer e Solaris, una varietà estremamente resistente messa a punto da un piccolo vignaiolo altoatesino, Werner Morandell, che la fa crescere insieme ad altre superuve sulle Alpi, sotto il passo della Mendola. Peccato che per guadagnarsi da vivere, al signor Kaarlo, non rimangano le visite ai vigneti e le degustazioni private nella cantina.