Una ricerca afferma che non è solo una questione di peso. Mangiare fast food rende più aggressivo il sistema immunitario, anche dopo essere rientrati in un regime più sano le difese del corpo sono più aggressive.
Sapevamo che mangiare spesso nei fast food è un’abitudine poco sana, ma un interessante studio dell’Università di Bonn “Rheinische Friedrich-Wilhelms”, pubblicato su Cell allarma ulteriormente la situazione perché sostiene che la reazione del sistema immunitario a una dieta con molti grassi e calorie è la stessa che si scatena per un’infezione batterica. E sul lungo periodo i danni sono a tal punto gravi tanto da poter causare: ictus, infarti e tumori.
Il fast food (o junk food)
Il fast food, ovvero “cibo veloce”, consiste in un sistema di ristorazione rapido, tipico dei paesi anglosassoni, ma, dagli anni ‘80 ad oggi, diffusosi ormai ovunque. I tipici piatti da fast food sono costituiti da hamburger e patatine fritte, hot dog, cotolette, pizze, sandwich, kebab, fish and chips, ecc. il tutto accompagnato da una buona dose di salse, come senape, maionese e ketchup e spesso da bibite zuccherate e gassate. Un pasto goloso, certo, ma anche totalmente sbilanciato dal punto di vista nutrizionale, tanto da rientrare nei così detti “junk food” o “cibo spazzatura”. I cibi considerati fast food apportano un ridotto quantitativo di fibre, sali minerali e vitamine, a fronte di un elevato contenuto di grassi e zuccheri raffinati, aumentando così il rischio di obesità.
La ricerca dell’Università di Bonn
Il cibo poco sano, secondo la ricerca intitolata Fast food makes the immune system more aggressive in the long term, sembra rendere le difese del proprio corpo più aggressive a lungo termine e, anche molto tempo dopo il passaggio a una dieta sana, rimangono tracce importanti. Questi cambiamenti, nel lungo periodo, possono essere coinvolti nello sviluppo di danni vascolari e diabete. “Nell’arteriosclerosi, ad esempio, i tipici depositi vascolari, le placche, consistono in gran parte di lipidi e cellule immunitarie. La reazione infiammatoria contribuisce direttamente alla loro crescita, poiché le cellule immunitarie appena attivate migrano costantemente nelle pareti dei vasi alterati. Quando le placche diventano troppo grandi, possono scoppiare, causando la coagulazione del sangue e possono ostruire i vasi sanguigni. Possibili conseguenze: ictus o infarto.” Affermano dall’Università di Bonn.
La prima fase
Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno preso in esame ben 120 topi, sottoponendoli alla cosiddetta “dieta occidentale”, per un mese una dieta con grassi, zuccheri e povera di fibre. Gli animali hanno sviluppato una forte risposta infiammatoria in tutto il corpo, quasi come dopo un’infezione da batteri pericolosi.
La principale autrice della ricerca, Anette Christ, dell’Institut für Angeborene Immunität dell’Universität Bonn e del Department of infectious diseases & iImmunology dell’UMass Medical School, spiega che “La dieta malsana ha portato ad un inaspettato aumento del numero di alcune cellule immunitarie nel sangue dei topi, in particolare granulociti e monociti. Questo indicava un coinvolgimento dei progenitori delle cellule immunitarie nel midollo osseo. Per comprendere meglio questi risultati inaspettati, i progenitori del midollo osseo per i principali tipi di cellule immunitarie sono stati isolati da topi nutriti con una dieta occidentale o con una dieta di controllo sana ed è stata eseguita un’analisi sistematica della loro funzione e stato di attivazione”.
E Joachim Schultze del Life & Medical Sciences Institute (Limes) dell’Universität Bonn e del Deutschen Zentrum für Neurodegenerative Erkrankungen (Dzne), aggiunge: “Infatti, studi genomici hanno dimostrato che la dieta occidentale aveva attivato un gran numero di geni nelle cellule progenitrici. I geni coinvolti includevano i responsabili della proliferazione e della maturazione: Il fast food quindi induce il corpo a reclutare rapidamente un esercito enorme e potente di geni malsani”.
La seconda fase
Nella seconda fase della ricerca, i ricercatori hanno offerto ai roditori la tipica dieta a base di cereali per quattro settimane, con il risultato che l’infiammazione acuta è scomparsa. Tuttavia la scoperta allarmante è stata che: anche trascorso del tempo, molti dei geni malsani (attivati durante la fase in cui i roditori erano stati nutriti con cibo poco sano) erano ancora attivi. Inoltre, i ricercatori sono riusciti a identificare il “sensore fast food” nelle cellule immunitarie, che riconosce il cosiddetto junk food come pericoloso: analizzando 120 campioni di sangue, hanno trovato prove genetiche del coinvolgimento del cosiddetto inflammasoma NLRP3. Gli inflammasomi sono importanti complessi di segnalazione intracellulare che riconoscono agenti infettivi e altre sostanze nocive: rimane ancora da capire come il NLRP3 riconosca la “esposizione” del corpo al cibo del fast food.
Secondo gli scienziati, un’altra interessante scoperta e che “tutto ciò ha anche conseguenze a lungo termine per le risposte del sistema immunitario: l’attivazione da parte della Western diet modifica il modo in cui viene confezionata l’informazione genetica. Il materiale genetico è immagazzinato nel DNA e ogni cellula contiene diversi filamenti di DNA, che insieme sono lunghi circa due metri. Tuttavia, solitamente sono avvolti attorno a certe proteine nel nucleo e quindi molti geni nel DNA non possono essere letti poiché sono semplicemente troppo inaccessibili. Mangiare in modo non salutare fa sì che alcuni di questi pezzi di DNA normalmente nascosti si rilassino, come un cappio appeso a un gomitolo di lana. Finchè questo unwrapping temporaneo rimane attivo, questa area del materiale genetico può quindi essere letta molto più facilmente».
La rilevanza sociale
Eicke Latz, direttore dell’Instituts für angeborene Immunität dell’Universität Bonn, studia il sistema immunitario innato, ed è considerato un leader nel campo dell’immunità innata tant’è che nel dicembre 2017 ha ricevuto per il suo lavoro il premio Gottfried Wilhelm Leibniz, uno dei premi scientifici più prestigiosi nel campo. Latz afferma: “Questi risultati hanno un’importante rilevanza sociale. Le basi di una dieta sana devono diventare una parte dell’educazione molto più importante di quanto non lo siano attualmente. Solo in questo modo potremo immunizzare i bambini contro le tentazioni dell’industria alimentare in una fase iniziale. I bambini possono scegliere quel che mangiano ogni giorno. Dovremmo consentire loro di prendere decisioni consapevoli riguardo alle loro abitudini alimentari».