Una startup di San Benedetto del Tronto lancia un’app che ha una missione ben precisa e davvero “sfidante”: combattere le “fake review” nel settore della ristorazione per far tornare la pace tra esercenti e utenti
Quante recensioni positive sono sincere e quante pilotate? E tra le negative, quante saranno forme di concorrenza sleale tra ristoratori? Quanti di questi esperti food saranno profili fake? Quando cerchiamo sul web le recensioni su un ristorante o su un locale è quasi automatico, ormai, porsi queste domande. Si dà quasi per scontato che Internet abbia perso gran parte della sua spontaneità e affidabilità, almeno nel settore della ristorazione. Ma ora due startupper, entrambi 40enni, di San Benedetto del Tronto promettono di “rimettere le cose a posto”.
Cosa fa FoodieStrip
La loro app, FoodieStrip, punta ad azzerare il rischio delle recensioni farlocche. Non solo: chi ama scrivere review troverà uno strumento educativo, a portata di smartphone, per fare in modo che le critiche siano strutturate al meglio e, possibilmente, costruttive, per i ristoratori. Lo spiega Fabrizio Doremi, founder e CEO di Foodiestrip, un mix di studi in matematica e comunicazione alle spalle.
Come è nata questa idea?
“Era il 2012 quando io e Alessio Poliandri, esperto informatico, abbiamo iniziato a lavorarci, mentre eravamo consulenti digital per Gambero Rosso, un’esperienza che ci ha aiutato molto a entrare nelle dinamiche dei social e soprattutto nel meccanismo delle recensioni. Abbiamo così potuto progettare dei sistemi che potessero tenere sotto controllo il rischio di profili fake e commenti pilotati”.
Come funziona Foodiestrip?
“Abbiamo pensato a un processo di “certificazione” dell’utente. Attraverso la geolocalizzazione possiamo controllare la sua effettiva presenza nel ristorante e il tempo di permanenza, in modo da essere sicuri che sia stato davvero nel locale che vuole recensire. Inoltre, abbiamo creato un sistema guidato per effettuare la recensione attraverso una serie di domande a risposta chiusa. Una valutazione complessiva viene poi calcolata tramite machine learning. Abbiamo 4mila domande possibili per 27 percorsi di recensione diversi, dallo stabilimento balneare alla tavola calda, dal gourmet stellato al rifugio. Infine, Foodiestrip ha un’anima social: ogni autore di recensione ha un’identità pubblica e gli altri membri della community possono verificare non solo il suo profilo, ma anche i luoghi che frequenta e i suoi gusti, per ponderare la rilevanza della sua esperienza e del suo giudizio”.
Come si è sviluppato il progetto dopo l’idea iniziale?
“Ci abbiamo lavorato impiegando tempo e risorse economiche personali, insieme anche agli altri due co-founder: Alessandro Capretti, ingegnere informatico, e Roberto Massi, che a partire dal 2014 ha contribuito con le sue conoscenze finanziarie. Quando ci siamo messi in cerca di un finanziatore, abbiamo partecipato per un anno e mezzo a pitch e diligence sia in Italia che all’estero. Abbiamo dovuto rifiutare un’offerta di Jp Morgan perché avremmo dovuto trasferire buona parte delle nostre risorse all’estero. Ma il 25 giugno 2016 è arrivata la svolta grazie a Luigi Lucentini, investitore moderno, pronto a partecipare alla nostra sfida. Complessivamente abbiamo raccolto 800mila euro con due round di finanziamenti: una bella cifra per l’Italia”.
Quali sono i numeri di Foodiestrip?
“Dopo la versione beta rilasciata ad aprile, a una settimana dal lancio ufficiale (avvenuto il 17 maggio, ndr) sulla piattaforma dialogano già 5mila foodies con 350mila locali presenti. Il numero di recensioni cresce al ritmo del 25% al giorno. Stiamo lavorando per incrementare engagement, gioco e vitalità dell’applicazione”.
Foodiestrip è anche la dimostrazione di come si possano avviare startup di successo anche lontano da grandi città come Milano.
“Il nostro progetto è nato San Benedetto del Tronto e abbiamo deciso di rimanere qui per privilegiare la qualità di vita che si può avere se, a parità di stipendio, si vive in una piccola cittadina rispetto a capoluoghi come Milano e Bologna. Siamo comunque spesso in trasferta. Non solo: molti giovani intraprendenti sono stati disposti a trasferirsi qui anche dall’estero, per entrare nel nostro team, che attualmente conta 14 dipendenti full time e 3 consulenti esterni. L’età media è bassa, 28 anni, e ci sono molta passione e dinamismo: non escludiamo di trasferirci in futuro in una grande città”.
Attualmente siete tra l’altro in “tour” per l’Italia.
“Stiamo viaggiando per incontrare sia le strutture sia gli utenti, che siano singoli foodie o agenzie. Organizziamo incontri di formazione, in collaborazione anche con le locali Confcommercio e CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), per diffondere la cultura digital in questo settore della ristorazione. Un mercato che è ancora poco social rispetto a quello alberghiero, per esempio, dove si nota l’influenza avuta da Booking. Il mercato dei consumi fuori casa, detto anche “away from home”, è un settore molto ricco e promettente: nel 2017 sono stati realizzati 76 miliardi di fatturato, secondo uno studio di TradeLab”.
Quali altri progetti avete?
“Vorremmo ristabilire un dialogo fertile tra esercenti e clienti. E in ogni caso siamo solo all’inizio. Foodiestrip è stata progettata come piattaforma “aperta” che crescerà insieme ai suoi utenti per essere sempre più funzionale alle loro esigenze. Poi continueremo le attività di fundraising, alla ricerca di altre sinergie con gruppi del settore”.