C’è l’azienda che ricicla i flaconi di agrofarmaci, quella che costruisce piste ciclabili e chi sviluppa prodotti per aiutare le piante a superare gli stress. Tre storie di agricoltura sostenibile che provano ad anticipare gli obiettivi della strategia From Farm To Fork
I consumatori chiedono che l’agricoltura sia maggiormente sostenibile nei confronti dell’ambiente. Gli agricoltori dal canto loro hanno l’arduo compito di produrre cibo per una popolazione mondiale in aumento, in un contesto reso difficile dei cambiamenti climatici e con una riduzione degli strumenti a disposizione, come ad esempio gli agrofarmaci (i cosiddetti pesticidi).
Come risolvere la difficile equazione? Se n’è discusso durante un evento dal titolo ‘La nuova stagione dell’agricoltura europea’ che si è tenuto durante il Mantova Food&Science Festival, sul palco del quale si sono alternati relatori istituzionali e rappresentanti della filiera che hanno discusso della strategia From Farm To Fork, adottata dalla Commissione europea lo scorso anno. Un documento che prevede, tra le altre cose, una riduzione del 50% dell’uso di agrofarmaci, del 20% dei fertilizzanti e dell’50% degli antibiotici entro il 2030.
Come ricordato da Riccardo Vanelli, amministratore delegato di Syngenta, azienda produttrice di agrofarmaci, sementi e strumenti digitali, nonché promotrice dell’evento, l’innovazione è l’unica strada che permetterà all’agricoltore di continuare a produrre cibo in maniera economicamente sostenibile e avendo un impatto sull’ambiente basso o addirittura nullo. E se ad oggi le tecnologie non sono ancora ad uno stadio tale da permettere questa rivoluzione ci sono tante realtà che stanno gettando le basi per un futuro sostenibile dell’agricoltura. Ecco tre storie.
Economia circolare, anche in fattoria
Un esempio di sostenibilità è Cascina Pulita, un’azienda di Mappano (Torino) che si occupa di ritirare presso le aziende agricole i flaconi di agrofarmaci vuoti e di riciclarli. Si tratta infatti di rifiuti speciali che non possono essere smaltiti nei normali cassonetti dell’immondizia ma devono essere processati secondo procedimenti particolari. Le confezioni, una volta giunte nell’impianto di raccolta, vengono cernite e triturate. Si prosegue poi con un lavaggio, per pulire le plastiche dai residui di agrofarmaci, e con l’asciugatura. Le scaglie così ottenute sono avviate verso il riciclo e serviranno poi a produrre i tubi per l’irrigazione dei campi.
Ma come ricordato da Virginia Vergero, responsabile Innovazione di Cascina Pulita, le aziende agricole producono molte tipologie di rifiuti, come ad esempio i teli per la pacciamatura (che ora Novamont produce in Mater-BI), le reti che avvolgono le balle di fieno, le tubazioni in plastica, ma anche tutti i materiali di consumo legati alla meccanizzazione, quali batterie e oli esausti dei trattori.
In un’ottica di economia circolare e di sostenibilità tutti questi scarti devono trovare nuova vita e Cascina Pulita ha come obiettivo proprio quello di rendere le aziende ad impatto ambientale zero.
Piste ciclabili, arnie e orti sociali
A salire sul palco è stato poi Daniele Battista Colombo, responsabile dell’Area Nord e Allevamenti di Genagricola, l’azienda agricola del Gruppo Generali che ha la sua sede principale a Ca’ Corniani, nel comune di Caorle (Venezia), area resa coltivabile dopo un’importante opera di bonifica avvenuta alla fine dell’800.
Per l’azienda la sostenibilità, oltre che economica, si declina sul lato ambientale e sociale. Il rispetto verso le persone si traduce in contratti di lavoro corretti, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza e nell’utilizzo di trattori e attrezzature in grado di garantire sicurezza e comfort per l’operatore. Ma il rispetto sociale si rivolge anche verso il territorio e dunque Genagricola ha realizzato 32 chilometri di piste ciclabili, un’area didattica aperta alla comunità e una rete di orti sociali in cui ogni famiglia può coltivare i propri ortaggi.
Il rispetto dell’ambiente passa attraverso un uso accorto delle risorse. E quindi agricoltura digitale, per conoscere lo stato di salute delle colture e intervenire con gli agrofarmaci solo quando necessario. Ma anche macchinari di precisione, per evitare sprechi di prodotto. E poi arnie di api che producono miele e sono il miglior indicatore di un’agricoltura sostenibile.
Aiutare le piante a superare gli stress
Uno dei problemi che gli agricoltori devono affrontare riguarda i cambiamenti climatici. Sempre più spesso infatti i campi vengono allagati da bombe d’acqua, mentre le piante sono seccate da caldi estivi estremi. Senza contare i ritorni di gelo in primavera e l’aumento della salinità in molti pozzi del Sud Italia.
Per aiutare le piante a superare questi stress negli ultimi anni hanno preso sempre più piede in biostimolanti, sostanze di origine naturale (come amminoacidi, acidi umici, ormoni vegetali e altri ancora) che aiutano le piante a superare le avversità.
A parlare di questi prodotti durante il Mantova Food&Science Festival è intervenuto Alberto Piaggesi, direttore della ricerca scientifica di Valagro, un’eccellenza dell’imprenditoria italiana che da oltre trent’anni studia e sviluppa biostimolanti. Come ricordato da Piaggesi alla base di tutto c’è la ricerca e la voglia di andare sempre avanti. Come quando vent’anni fa l’azienda iniziò ad usare la trascrittomica per studiare la risposta a livello genetico delle piante trattate con i nuovi formulati. Una tecnologia rivoluzionaria (e costosa) che negli anni si è rivelata fondamentale per mettere a punto prodotti per rendere più sostenibile l’agricoltura.
Insomma, se da un lato i consumatori chiedono all’agricoltura di essere più sostenibile gli agricoltori pretendono a loro volta di avere gli strumenti per poter produrre cibo e fare reddito. E l’innovazione rappresenta la soluzione a questa difficile equazione.