Carne sintetica troppo asciutta? Problema superato secondo la startup israeliana Yemoja, che fa ‘sanguinare’ le bistecche green con la microalga Ounje
Alla carne sintetica si lavora da tempo, tanto che risale ormai a una decina di anni fa l’annuncio del primo green burger, realizzato in un laboratorio olandese assemblando cellule staminali prelevate da un bovino, uova in polvere, succo di barbabietola, pangrattato, sale e zafferano. Da allora gli esperimenti si sono susseguiti anche in altri Paesi, con miglioramenti costanti e definitivamente vegani. Nonostante il gusto non appaia troppo diverso da quello della “ciccia” vera, però, chi assaggia le nuove bistecche dichiara che manchino di succosità.
Alga rossa con trucco (e succo)
Ora, senza aver lavorato direttamente sul problema, la startup israeliana Yemoja annuncia di averlo risolto. Utilizzando una microalga come ingrediente dei burger, infatti, si otterrebbe una sorta di “sangue” che li rende più simili agli hamburger per sapore, capacità nutritive e “sensazione” tattile e visiva, come dimostra il video presente sul sito aziendale.
Messi da parte ormai il succo di barbabietola e altri additivi coloranti, le nuove e fintissime bistecche gronderebbero sangue vegetale di origine marina. Yemoja è infatti una startup già conosciuta proprio per i suoi ingredienti talassici: finora erano stati impiegati principalmente nel settore cosmetico e farmaceutico, ma con questo progetto l’azienda li lancia con decisione anche nel ramo dell’alimentazione innovativa, che sta dando risultati promettenti e sembra destinato a conquistare fette (o forse sarebbe meglio dire “tagli”) di mercato sempre più ampie. Il costo del cibo aumenta, la produzione animale inquina, le risorse scarseggiano: i tempi sono più che maturi perché il consumatore sia sempre più attento alla sostenibilità e si orienti a un’alimentazione a base vegetale.
Una scoperta casuale
Per Yemoja il passaggio dalla produzione a scopi cosmetici a quella a scopi alimentari è avvenuta quasi per caso. “Mentre lavoravamo a una nuova formulazione per le applicazioni nel beauty, abbiamo scoperto che una composizione con questa microalga rossa produce una sostanza che assomiglia al sangue, nell’aspetto e nella consistenza”, racconta Amikam Bar-Gil, PhD, co-fondatore e CTO della startup.
Non solo: la sostanza in questione si comporterebbe proprio come il sangue vero, cambiando colore quando esposto a temperature elevate, aggiungendo succosità e quel caratteristico sapore ferroso che in tanti amano nella carne. “Incoraggiati dai primi risultati, abbiamo deciso di andare avanti”, continua Bar-Gil, “e provare l’alimento con veri e propri test di assaggio. I risultati sono stati una dimostrazione inequivocabile della nostra ipotesi”. E a quanto pare il vantaggio non è solo sensoriale, perché il sangue vegetale conferirebbe all’alimento anche un corredo nutrizionale adeguato a un’alimentazione completa.
How is #veganuary going?
We are revolutionizing vegan cuisine with algae-based blood.
Take a look at our fully controlled indoor system for algae cultivation, with 700 magnificent columns.Good Luck on the first step of 𝘺𝘰𝘶𝘳 plant-based journey. #betterliving pic.twitter.com/tGK4AOcExX
— Yemoja Ltd. (@Yemojaltd) January 5, 2022
Microalghe per la sopravvivenza
Il composto brevettato è stato chiamato Ounje, che in una lingua dell’Africa occidentale significa semplicemente “cibo”. Gli esperti, d’altronde, prevedono che le microalghe giocheranno un ruolo determinante nello sviluppo di sistemi alimentari sostenibili, visto che per crescere richiedono meno energia e meno acqua rispetto alle altre piante coltivate.
L’esperienza di Yemoja, peraltro, non è unica nel suo genere. La Sophie’s Bionutrients di Singapore ha da poco annunciato di aver creato il suo primo panino con il ripieno composto di microalga: 100% di origine vegetale, addirittura più proteico di una bistecca, è stato creato per rispondere alle esigenze di chi soffre di allergie prima ancora che dei vegani per scelta.
La Triton AI di San Diego ha invece stretto un accordo con Tofurky, colosso della produzione a base di piante per una serie di prodotti in fase di lancio: questa volta il risultato non vuole assomigliare a una bistecca, bensì a un trancio di tonno e a tutti i suoi lavorati. A Chicago, nel frattempo, Back of the Yards Algae Sciences (BYAS) utilizza un eme ricavato dalle alghe per definire e rendere ancora più convincente il sapore di pesci e frutti di mare per vegani. Sicuramente una buona notizia per Eric Adams, il sindaco di New York, vegano dichiarato e militante, pizzicato però a mangiare pesce in un ristorante italiano, Osteria La Baia, a Midtown West, le cui foto sono finite sui media di tutto il mondo.
La fantascienza è realtà
Proprio a New York era ambientato il romanzo Largo! Largo! del 1966, che avrebbe poi ispirato il film 2022, i sopravvissuti. Oltre 50 anni fa lo scrittore statunitense di fantascienza Harry Harrison immaginò che oggi il mondo avrebbe dovuto confrontarsi con sovrappopolazione e conseguente esaurimento delle derrate: l’alimentazione sarebbe stata razionata, i poveri avrebbero mangiato composti a base di soia e lenticchie mentre i ricchi avrebbero gustato carne sintetica, esattamente come teorizza Bill Gates. Il fondatore di Microsoft è stato fra i primi (e sempre più numerosi) milionari che supportano la carne biotech, tanto che anche dal Forum di Davos quest’anno, è giunta un’indicazione pressoché vegana del cibo del futuro: alghe, lenticchie, spinaci, funghi e i più esotici gombo, fonio e moringa.
Sostenibile e remunerativo
“La richiesta di proteine alternative pulite e di origine naturale non ha confini”, spiega Erez Ashkenazi, co-fondatore e CEO di Yemoja, che fa parte anche di un consorzio sovvenzionato con 7,5 milioni di euro dal progetto europeo Horizon 2020, per la ricerca sulle alghe nel food innovativo. I biocomposti di microalghe rosse che hanno portato alla sintesi di Ounje sono il risultato di uno dei tanti complessi sistemi indoor basati su un attento controllo di luce, pH e temperatura con cui si ottengono composti privi di contaminanti e dunque adatti ad applicazioni nutraceutiche.
Buoni per la salute ma anche come investimento. Secondo il rapporto “Nutraceuticals: Global Markets to 2026” proposto da ResearchAndMarkets, il mercato nutraceutico globale dovrebbe crescere dai 289,8 miliardi di dollari realizzati nel 2021 a 438,9 miliardi entro il 2026, a un tasso di crescita annuale dell’8,7%.