Con i suoi 5.000 metri quadrati di impianto nella Capitale, la startup The Circle conferma le stime di crescita del settore. Siamo di fronte a un business che può far bene all’ambiente e anche alla redditività agricola? Sembrerebbe di sì.
Coltivare di più, usando meno terra e acqua, senza pesticidi né concimi chimici: è questa la scommessa vincente dall’acquaponica, un sistema capace di utilizzare il 10% del suolo e il 5% dell’acqua necessari per le coltivazioni tradizionali. Mentre la popolazione mondiale aumenta e la crisi climatica getta una luce incerta ed emergenziale sul settore agricolo, le colture acquaponiche si moltiplicano.
È sempre più evidente che la natura e la tecnologia possono lavorare insieme per un futuro migliore, mobilitando investimenti interessanti. Lo dimostra l’impianto di acquaponica più grande d’Europa, nato in Italia: The Circle.
Cos’è l’acquaponica
L’acquaponica è un tipo di coltivazione agricola unita all’allevamento. È considerata una pratica sostenibile, basata su una combinazione tra acquacoltura e coltivazione di ortaggi fuori suolo. L’obiettivo è quello di ottenere un ambiente simbiotico, in cui limitare il più possibile il consumo di terra e acqua.
Questa tecnica innovativa permette di coltivare ortaggi di qualità, risparmiando il 90% di acqua rispetto all’agricoltura tradizionale. Il tutto senza l’utilizzo di fertilizzanti chimici né diserbanti. Ci sono impianti idroponici adatti ad essere installati in un appartamento, altri delle dimensioni di grandi capannoni industriali: chiunque può mettersi alla prova con questa tecnologia.
Un impianto acquaponico è costituito da una vasca di allevamento ittico, pompe per il ricircolo dell’acqua, sistemi di filtraggio e ambienti per la coltivazione fuori suolo. Possono essere verticali o orizzontali, sotto forma di vasche riempite con substrati minerali oppure organici. Qui vengono inseriti piccoli contenitori per ospitare delle piante. Nella vasca d’allevamento si possono trovare pesci d’acqua dolce per il consumo alimentare o di valore ornamentale o adatti al ripopolamento faunistico. A volte, in queste vasche, vengono allevati anche crostacei.
Tecniche di colture acquaponiche
Ci sono diversi sistemi di colture acquaponiche. Tra i principali e più affermati, il DWC (Deep Water Culture) prevede un grande contenitore, largo e basso, messo a galleggiare in un canale d’acqua proveniente dall’area di allevamento pesci, opportunamente filtrata. Le piante sono messe in buchi fatti nel piano di coltivazione, in modo da lasciare le radici libere a contatto con l’acqua. Questo è il metodo ideale per la coltivazione di insalate.
Il TFT (Nutrient Film Technique) prevede la presenza di una vasca leggermente inclinata. Sul fondo è presente un tappetino ricco di sostanze nutritive. L’acqua scorre nella vasca, preleva le sostanze nutritive e le distribuisce alle radici delle piante toccate. Il metodo è preferito per coltivare fragole e verdure a foglia larga, oltre che per sviluppare colture in verticale, riducendo ancora di più lo spazio.
Quanto vale il business dell’acquaponica nel mondo
Secondo i dati elaborati da Statista e riportati da Business Wire, il settore dell’acquaponica nel mondo ha segnato un interessante aumento di valore di mercato. Nel 2017 si attestava sui 523,7 milioni di dollari. Nel 2020, nonostante la pandemia, si è posizionato su un valore di 710,4 milioni di dollari. Per il 2022 si prevede un aumento significativo, che porterà il valore globale del mercato a 870,6 milioni di dollari.
Il caso The Circle
Ad oggi, The Circle è il più grande impianto acquaponico d’Europa e si trova in Italia. Il progetto è nato nel 2017 grazie a quattro giovani imprenditori classe 1992: i biotecnologi Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa e il marketer Thomas Marino. Obiettivo: produrre tutto l’anno prodotti di altissima qualità per la ristorazione.
L’impianto acquaponico di The Circle si estende su 5 mila metri quadrati di terreno a Roma. Si basa su un sistema a riciclo in qui l’acqua viene prelevata da una vasca in cui vengono allevati dei pesci. Il movimento è reso possibile grazie all’uso di una o più pompe. Una volta filtrata e depurata, l’acqua prelevata dalla prima vasca va ad irrigare le radici delle piante contenute all’interno di torri verticali fuori suolo (strutture brevettate da The Circle). Infine, una volta terminato il passaggio sui vegetali, l’acqua torna nella vasca di allevamento.
Il vantaggio principale è quello di recuperare tutta l’acqua che le piante non assorbono, riducendo del 90% il consumo idrico per chilo di prodotto. In più, garantisce una maggiore resa e una maggiore velocità di crescita delle piante coltivate, non richiede uso di diserbanti e fertilizzanti di sintesi, ma sfrutta solo il materiale organico prodotto dai pesci. Il progetto ha ottenuto due bandi Horizon del valore di 200mila euro come partner di progetto.
In più, i 500 mila euro di aumento di capitale, arrivati dopo la campagna di equity crowdfunding BacktoWork, ha portato la metratura delle serre da 2.500 a 5.000 metri quadrati. Con un incremento del 60% del fatturato, The Circle ha raggiunto una patrimonializzazione che supera un milione di euro.
Nel futuro di The Circle c’è un nuovo round di investimenti e l’acquisto di un altro ettaro di terra per la realizzazione di un nuovo impianto a Roma. I primi 5.000 metri quadrati saranno dedicati alla produzione di 4 varietà di pesti, oli e sali aromatizzati destinati alla GDO.
Altri 5.000 metri qaudrati saranno dedicati alla coltivazione di materie prime destinate al mondo della ristorazione, con la semi-automatizzazione dei processi che riguarderà l’intero ciclo, dalla semina al confezionamento. Esportare in tutto il mondo il suo modello scalabile sarà il vero traguardo da raggiungere.
Colture acquaponiche: pregi e difetti
Come mostra il caso di The Circle, le coltivazioni acquaponiche risolvono il problema di produrre grandi quantità di cibo in spazi ridotti con meno risorse. Non c’è bisogno di impiegare fertilizzanti chimici e diserbanti perché non c’è il pericolo di infestazioni e parassiti. Ma insieme all’alto valore ecologico di questa tecnologia, bisogna ricordare che le acque richiedono un continuo filtraggio per depurarle da componenti organici che possono rivelarsi fatali per i pesci nell’allevamento. La maggior parte di questi composti sono trasformati in nutrienti per le piante, grazie ai batteri presenti nei biofiltri.
Per ottenere un impianto efficiente in termini di costi e ritorno dell’investimento, è necessario che l’approvvigionamento di energia per illuminazione, areazione, sistema di ricircolo dell’acqua sia adeguatamente progettato nel sistema e, se possibile, alimentato con fonti rinnovabili prodotte dall’azienda stessa.
Tuttavia, i pregi superano di gran lunga i difetti. L’acquaponica consuma il 10% del terreno e il 5% del volume idrico necessari alle colture tradizionali. I tempi di produzione e raccolto possono essere accelerati. Per esempio, le piante di lattuga a cappuccio possono svilupparsi in 30 giorni: un grande vantaggio rispetto ai 60 giorni necessari per la produzione convenzionale.
Le serre o ambienti a temperatura controllata permettono produzioni continue. Ciò consente ai produttori di commercializzare prodotti freschi durante le stagioni, abbattendo i costi necessari al trasporto di frutta e verdura fuori stagione, provenienti dall’estero.
L’acquaponica permette di diversificare il business. Si possono produrre da erbe a verdure, ma anche pesci, gamberi, funghi e tanto altro, a seconda dell’interesse del mercato locale e degli interessi del coltivatore. Ultimo ma non meno importante, gli investimenti iniziali possono essere minimi, in modo da capire senza perdere grandi capitali se questo è il business giusto. Allo stesso modo, l’investimento iniziale minimo rende l’attività ampiamente scalabile.