Può uno show che incentra intere puntate sulla mancata crescita di un campo di colza, o sul dramma dei maialini uccisi da madri troppo sbadate, superare gli ascolti della prima stagione de Gli Anelli del Re, la serie più costosa di sempre? La Fattoria Clarkson ci ha appena dimostrato che può succedere eccome, con una terza stagione che ha nuovamente fatto il botto.
Il Signore dei Porcelli contro Il Signore degli Anelli
Le vicissitudini in una Terra di Mezzo che ancora non conosce il dominio di Mordor insomma spariscono se paragonate a quelle quotidiane di Jeremy Clarkson, famoso e discusso giornalista del mondo automotive che ha da poco scelto di non girare altri episodi di Grand Tour, altro show Amazon che si metteva in scia al ben più noto e storico Top Gear.
Ne La Fattoria Clarkson, show in perenne bilico tra una telenovela agreste, il reality e il videogioco Harvest Moon, Jeremy, assieme alla compagna Lisa, prova a far fruttare i 500 ettari della sua tenuta, soprannominata Diddly Squat, aiutato dal tuttofare Kaleb, spalla del giornalista nei siparietti più comici (ma anche suo principale bersaglio nelle discussioni più accese), dall’agronomo Charlie e dal manutentore Gerald, entrato nel cuore di milioni di persone perché… quando parla non si capisce nulla.
Perché La Fattoria Clarkson piace?
La terza stagione, attesa e seguitissima, è stata incentrata sull’arrivo a Diddly Squat dei maiali e tanto è bastato perché gli ascolti confermassero la parabola ascendente, scalzando produzioni più quotate. Un successo inatteso per lo stesso Andy Wilman, che produce gli show di Clarkson dai tempi di Top Gear. Il produttore infatti a Deadline ha ammesso: «Non credo che abbiamo visto la vera magia fino all’arrivo delle pecore». «E ovviamente Kaleb [Cooper] che prendeva a bacchettate Jeremy. Quelli sono i momenti in cui pensi: bene, abbiamo davvero qualcosa qui».
Ma ovini e suini non bastano a spiegare il successo de La Fattoria Clarkson, che è appena stata confermata per la quarta stagione attualmente in fase di riprese. Il merito è tutto del suo protagonista, Jeremy. Anche i suoi storici compagni di avventure a quattro ruote, James May e Richard Hammond, hanno avuto sempre su Amazon Prime i loro show da solisti, eppure non sono riusciti a ricreare la magia del trio.
La gente, per qualche strano motivo, ama Jeremy: collerico, eppure sempre pronto a mettersi in gioco, sfortunato (difficilmente le sue idee vanno in porto) ma pieno di energie, senza peli sulla lingua però costantemente circondato da persone che gli vogliono bene e provano a consigliarlo per il meglio, senza successo.
Jeremy Clarkson, fabbrica di soldi (e polemiche)
Un Paperino in carne (tanta) e ossa, insomma. Ma anche la principale incognita per la sopravvivenza dello show se si considera che fu cacciato dalla BBC per aver aggredito nel lontano 2015 uno dei producer di Top Gear, Oisin Tymon.
Intemperanze che non sono state acquietate con gli anni: solo nel 2022 ha rischiato di essere licenziato da Amazon per un suo editoriale al vetriolo pubblicato dal Sun su Meghan Markle, moglie del principe William d’Inghilterra. Seguirono le scuse del giornalista e della testata. L’ultimo inatteso colpo di testa riguarda lo stop a nuove stagioni di Grand Tour, nonostante lo show, per quanto non all’altezza del vecchio Top Gear, tutto sommato tenesse incollati allo schermo. La penultima puntata pubblicata nei mesi scorsi, anzi, è stata qualitativamente superiore alle altre.
E “mister Wilman“, come i telespettatori hanno imparato a conoscerlo (esclusivamente dagli sms indirizzati ai tre protagonisti di Top Gear e Grand Tour), sa bene che tipo è Jeremy Clarkson. Infatti, sempre parlando a Deadline, ha ammesso di non avere certezze sul proseguimento de La Fattoria Clarkson, nonostante gli ottimi ascolti: «Non ho alcuna opinione sul fatto che ci sia o meno una quinta stagione», ha ammesso. «Jeremy è sempre lo stesso. Lui è del tipo: quando non abbiamo più niente da dire, andiamo via.»