La startup elvetica di Don Schmocker e Goran Saric ci porta in mezzo all’oceano
FAR Changing Tides è la dimostrazione di quanto abbiano ancora da dire e da dare i canonici – vecchi, se vogliamo -, platform 2D (o 2,5D), nonostante l’evoluzione della tecnologia possa portare a pensare che siano destinati all’estinzione. Seguito dell’ispirato FAR: Lone Sails, la nuova avventura sviluppata dai ragazzi elvetici di Okomotive ci vedrà scendere dal “treno” pilotato nel primo capitolo per salire a bordo di un altro mezzo davvero peculiare: un vascello che, all’occorrenza, diventa sommergibile.
Salpare con Far Changing Tides
Se avete giocato al predecessore, non tarderete ad ambientarvi: il mondo è sempre quello (le distese desertiche sono state sostituite dalle immensità oceaniche), ma il tema di fondo è sempre la solitudine provata vagando per un mondo post-apocalittico, un viaggio tra ciò che resta di qualche fiorente civiltà ormai scomparsa. Anche il gameplay non differisce da quanto visto nel prequel e si sdoppia tra sequenze a bordo del mezzo, che dovrà essere continuamente alimentato e manutenuto e altre a piedi.
Nei primi istanti comandare quel bizzarro accrocchio di lamiere arrugginite può sembrare una sfida nella sfida: ogni funzione va attivata spostandosi fisicamente da un lato all’altro del mezzo, entrando perfino nella sua pancia metallica. Il mezzo, del resto, è pensato per essere manovrato da una ciurma e dover fare tutto da soli contribuisce a rendere palpabile la sensazione di solitudine che pervade l’intero titolo.
Manovrare il mezzo non basta: bisogna effettuare continue riparazioni, alimentare con assiduità la fornace e raffreddare i motori prima che finiscano in panne. Ogni semplice azione si traduce, materialmente, nel dover zampettare disperatamente da un capo all’altro del veliero. Veliero che, proseguendo con l’avventura, potrà essere migliorato al fine di eseguire nuove funzionalità: inutile dire che più cose potrà fare, più impegno ci vorrà nel manovrarlo.
Come se tutto ciò non bastasse, in diverse occasioni sarà essenziale scendere a terra, o nuotare nel mare, per risolvere piccoli enigmi ambientali (tirare leve, ripristinare la corrente, spostare piattaforme) utili a sbloccare la via per la nostra imbarcazione, che si ritroverà a procedere, impacciata e ingombrante, in un mondo fatiscente, zeppo di rottami. Se avete giocato al recente Submerged Hidden Depths (qui la nostra recensione), noterete una certa affinità, data non solo dalle ambientazioni, ma anche dal ritmo compassato con cui si procede. Rispetto al primo capitolo, infatti, l’incedere è più lento, le fasi in cui occorre manovrare il mezzo diluite e si conta qualche momento morto in più.
FAR: Lone Sails meritava indubbiamente un seguito. FAR Changing Tides ha il merito di riciclare le medesime meccaniche, espandendole in un gioco più corposo e in una avventura maggiormente longeva, senza per questo adagiarsi sugli allori: aver tolto il treno a vela e avere piazzato al suo posto un veicolo sottomarino cambia le carte sul tavolo. Chi ha giocato al predecessore, dunque, non sarà afflitto da una fastidiosa sensazione di ‘già visto’. Tuttavia, spiace che, rispetto al primo capitolo, FAR Changing Tides sia più rilassato e a ospiti diverse sequenze che sembrano pensate al solo fine di allungare il brodo, senza nulla aggiungere al gameplay. Ma, a prescindere da ciò, è un titolo da provare.