Tra i videogiochi che richiedono più dedizione. Ma, signori, che soddisfazione…
Di recente siamo stati negli uffici Ubisoft di Milano per conoscere il team che, negli ultimi cinque anni, ha lavorato giorno e notte a uno dei titoli tripla A più attesi del mese per la console Nintendo: Mario + Rabbids: Sparks of Hope. Per raggiungere vette di qualità così è senz’altro necessario avere a disposizione un team di centinaia di persone, tra sviluppatori, artisti, designer e molto altro. Eppure la storia dell’ecosistema indie ci ricorda che prodotti eccellenti possono essere il frutto anche di un pugno di appassionati, che partono con basse probabilità di farcela e magari, alla fine, riescono a farsi notare. Era il 2012 quando il team di Wube Software, con sede a Praga, ha iniziato a pensare a Factorio. Dieci anni dopo, dopo una pioggia di recensioni su Steam estremamente positive, il videogioco fa il salto su Switch.
Fin dal trailer Factorio stupisce per la quantità di dettagli e ingranaggi che, ora dopo ora dopo ora, il gamer riuscirà a inserire all’interno della mappa di gioco. Senza una storia vera e propria, il videogioco indica al giocatore la sola e semplice via: costruire fabbriche, raccogliere risorse e generare materiali sempre più complessi. Wube Software si è definita, forse per deformazione da startup, una garage company, che all’inizio contava su appena tre membri (oggi sono una ventina sparsi nel mondo). L’altro aspetto che balza subito all’occhio è che l’indie è disponibile in italiano.
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Non si tratta di brevi sottotitoli, ma di una dose notevole di dettagli che possiamo comodamente leggere. Soprattutto all’inizio, con i primi compiti di raccolta risorse e crafting a manetta, il gamer meno avvezzo a simili videogiochi si sentirà senz’altro preso per mano in un mondo così ostile. Il nostro avatar è un sopravvissuto, atterrato con la navicella ormai in rovina, tra ferraglie e pezzi rotti. La fornace è una delle prime strutture da costruire, non senza prima aver raccolto legna per iniziare a produrre i primi materiali utili.
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Factorio può essere giocato in single player e in multiplayer. Dal menu principale è disponibile anche l’editor di mappe, nel quale maneggiare gli scenari come meglio si vuole. Se all’inizio l’ambiente risulta brullo e desolato, la civiltà delle macchine e delle fabbriche presto prenderà il sopravvento, animando il mondo con una sinfonia di ingranaggi che funzionano alla perfezione. Il titolo, non ci nascondiamo, richiede impegno e dedizione per essere spinto fino al limite.
Consideratevi manager di una fabbrica che non può funzionare senza di voi. Ogni macchina funziona solo se inserita in una catena di montaggio. Allargando lo sguardo dall’alto – la visuale è a volo d’uccello – ammirerete la complessità del vostro lavoro, dal quale verranno prodotte risorse sempre più complesse. Non poteva mancare una componente di combat system, che il team di sviluppo ha interpretato aggiungendo dinamiche stile tower defence, con le macchine in grado di darci una grossa mano per eliminare le orde nemiche che disturberanno i nostri lavori. Se siete in cerca di un titolo sfidante, profondamente indie e audace nel game design, Factorio merita la vostra attenzione.