In crisi da anni, l’Electronic Entertainment Expo saluta tutti i gamer. Kojima: «Senza, gli sviluppatori e i videogiochi giapponesi non si sarebbero fatti conoscere così tanto nel mondo»
«Dopo più di due decenni di E3, con ciascuna edizione più grande della precedente, è giunto il momento di salutarci. Grazie per i ricordi». Con questo comunicato rilanciato sui social l’organizzazione dell’Electronic Entertainment Expo, conosciuto in tutto il mondo come E3, ha confermato quanto già da tempo si temeva: non ci saranno più altre edizioni, perché l’E3 chiude. La prima edizione risale al 1995 a Los Angeles e ha attraversato più di una generazione di console e titoli, sapendo attirare moltissimi appassionati dei videogiochi. Ma che cosa ha portato alla cancellazione definitiva dell’E3?
Sulla stampa internazionale si parla della crisi avvenuta durante la pandemia. Ma le prime diserzioni dei grandi marchi risalgono al 2019, quando Sony aveva deciso di non partecipare segnando così un precedente. Con i lockdown e la spinta dei consumi digitali moltissime altre software house e Big Tech del settore hanno compreso le potenzialità e l’autonomia derivanti dall’organizzazione di un evento proprietario, senza più affidarsi alla logica fieristica dell’E3. A inizio 2023, come vi raccontavamo, Nintendo, Sony e Microsoft (ovvero le tre big del settore) avevano fatto sapere che non avrebbero partecipato all’edizione in arrivo, spingendo così l’organizzazione pochi mesi dopo ad annullarla.
Sulle sorti dell’E3 restava dunque un punto di domanda (retorica?) rispetto a una fine preannunciata da tempo. In queste ore sui social è il momento dei ricordi, con gamer e protagonisti dell’ecosistema che celebrano più di vent’anni di intrattenimento e di esperienza collettiva. Il genio giapponese Hideo Kojima (creatore della saga di Metal Gear) ha postato su X: «Senza l’E3 gli sviluppatori e i videogiochi giapponesi non si sarebbero fatti conoscere così tanto nel mondo. Grazie E3».