Il summit, giunto alla nona edizione, ha affrontato in modo sopra le righe un tema “impopolare”
“La comunicazione aziendale sui social diventa un catalizzatore del dissenso, dell’odio e dell’ignoranza”. Con queste premesse ha avuto avvio la nona edizione di Pane, Web e Salame, una conferenza organizzata da Gummy Industries e Talent Garden Brescia per discutere, senza filtri, di come il digitale impatti sul business e sulla vita reale.
Che cosa è Pane, Web e Salame?
Nata nell’ormai lontano 2009, da un’idea di Davide Dattoli, Fabrizio Martire e Alessandro Mininno, Pane, Web e Salame (per gli amici “PWES”) nel corso degli anni è cresciuta, ha girato l’Italia partendo da Brescia e passando per Firenze, Roma, Milano e Trento. È stato il luogo di incontro per centinaia di relatori e ha avuto migliaia di partecipanti, oltre a molte aziende e istituzioni che hanno scelto di prendere parte a questo singolare percorso.
Pane, Web e Salame ultima corsa?
Pane, Web e Salame, arrivato alla soglia della decade, ha però deciso di fermarsi qui: quella del 2018, tenutasi oggi, dovrebbe essere l’edizione conclusiva (anche se lo stesso Maternini ha affermato: “In cuor mio spero che non sia veramente così”). Proprio per questo ha deciso di uscire di scena tirando i fili del discorso di quanto visto, vissuto e discusso in questi anni, con una riflessione su come i social siano cambiati, in peggio. “Nel 2009 vedevamo i social network come una delle migliori opportunità che l’umanità avesse mai concepito”, è stato il leit-motiv dell’incontro. Dattoli ha concluso i lavori dichiarando “È stata una bellissima edizione conclusiva che ci ha permesso di ripercorre questi nove anni. Soprattutto, ci ha consentito di vedere come siamo cambiati sia noi sia il nostro pubblico ma pure il mondo in cui lavoriamo”.
Ma per capire se sia davvero possibile reagire oppure l’unica sia dichiararsi, definitivamente, antisocial bisognerà volgere lo sguardo al futuro, magari sperando in una edizione 2019 di Pane, Web e Salame.