Come nel 2008, il videogioco fa il suo mestiere, tenendoci incollati a un’avventura sci-fi dalle tinte oscure
L’industria videoludica è piena di remake anche perché le console di ultima generazione fanno rivivere agli appassionati le sensazioni di un tempo – con grafica e sound design perfezionati – immergendoli in saghe di qualche lustro o decennio fa tirate a lucido per l’occasione. Tramite operazioni simili è poi inevitabile strizzare l’occhio a chi di certi titoli non ha mai sentito parlare. Dead Space è un videogioco che si è guadagnato la sua fetta di gloria a partire dal 2008, quando il capitolo di Visceral Games pubblicato da EA ha raccontato le terribili avventure avvenute a bordo della USG Ishimura, nave spaziale alla quale la squadra capitanata dall’ingegnere Isaac Clarke deve dirigersi.
Dead Space appartiene al genere survival horror ed è ambientato in un futuro fantascentifico con l’umanità che ha ormai preso il largo nell’universo, colonizzando pianeti e depredandone le risorse. In questo remake testato sulla next gen di Xbox possiamo confermare che il lavoro svolto dal team di sviluppo di Motive Studio, software house parte integrante della grande famiglia di EA, ha rispettato a pieno l’anima originale, rinvigorendone al contempo la potenza immersiva.
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Doppiato in italiano, Dead Space è incardinato in una trama che non esce dai canoni del genere. Gli appassionati saranno senz’altro più impegnati a proteggersi, a fuggire e a uccidere le orribili creature che spunteranno nei modi e nelle situazioni più impensabili, piuttosto che a focalizzarsi sulla storia. La trama, nonostante tutto, vale ben più della sufficienza, oggi come nel 2008. In questo inferno, ad animare le azioni del protagonista c’è poi una vicenda personale, legata a una persona cara.
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Il lavoro di remake grafico di Dead Space si nota semplicemente confrontando le situazioni che i gamer hanno vissuto sulla USG Ishimura quasi 15 anni fa con quelle riproposte su next gen. Le stanze e i corridoi bui lasciano ancora più spazio al gioco di ombre, angosciante e mai ripetitivo. La tensione rimane alta, ogni secondo, con pochissimi punti in cui tirare il fiato per riorganizzare questo viaggio della sopravvivenza.
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Giocato in terza persona, dunque con una maggiore consapevolezza di quel che ci sta attorno, Dead Space riesce comunque a disorientare il gamer. Al di là della mappa di gioco, labirintica, il titolo ha un audio design così perfido da non lasciare indifferenti neppure i più coraggiosi col pad alla mano. Per non parlare dei necromorfi, orribili creature che, al confronto, i clicker di The Last of Us sono semplici creature dalla faccia bizzarra.
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Ucciderli non sarà semplice, soprattutto considerando gli spazi stretti in cui si combatte. Dead Space richiede un’abilità sia con le armi da fuoco, vitali, sia con altri potenziamenti sci–fi che renderanno la nostra pellaccia un pelo più dura per questi disgustosi nemici. Ciascun avversario ha il proprio pattern d’attacco e, con arti più lunghi della media, saremo spesso facili prede dei loro assalti. Il titolo non è adatto a chi non ha il coraggio di avventurarsi su questa nave infestata da creature aliene. A chi ce l’ha, garantiamo che il viaggio vale la pena.