Un po’ meno Zelda, un po’ più Dark Souls?
Davvero una saga tribolata, quella di Darksiders, tra le poche in grado di imitare fortemente la serie di The Legend of Zelda eppure creare ugualmente qualcosa di buono e innovativo, non troppo scopiazzato. Dopo un buonissimo primo episodio e un seguito all’altezza, la storia dei quattro cavalieri dell’Apocalisse è riuscita ad accogliere un nuovo tassello, anche se il contesto ha influito notevolmente sul suo sviluppo. Tra Darsiders II e Darksiders III non solo THQ è fallita, ma i ragazzi di Vigil Games hanno dovuto rifondare una nuova software house: Gunfire Games. Il loro progetto principale ne è così uscito ridimensionato: lo si può intuire dalla portata delle mappe, assai più contenuta rispetto al passato e anche osservando bene l’impianto estetico, che ha dovuto fare a meno della direzione artistica di Joe “Mad!” Madureira.
Insomma, meno soldi e più difficoltà nello sviluppo si sono tradotte comprensibilmente in un progetto più raccolto, ma non per questo meno riuscito. Del resto, la serie ci aveva abituato a cambi piuttosto repentini: il primo episodio era un misto tra Zelda e un hack’n’slash, il secondo tra Zelda e un Prince of Persia, mentre Darksiders III, giunto finalmente su Switch, abbraccia nuovi generi: è un po’ metroidvania e un po’ soulslike.
In realtà, il gioco strizza l’occhio ai Metroid e ai titoli di From Software senza mettersi mai in competizione diretta con loro, il ché è anche un bene. Diciamo che prende alcune caratteristiche e le fonde come la saga ha sempre saputo fare con quelle classiche degli Zelda 3D, che costituiscono il cuore dell’intera produzione. Anzi, no, pure su Switch Darksiders III è vede la propria anima zeldaresca più annacquata del solito: scordatevi i labirinti, gli oggetti secondati e, soprattutto, gli enigmi. Non c’è nulla di tutto questo. O se c’è è parecchio sottile. Il mondo stesso, già lo anticipavamo, è più piccolo rispetto al passato e infatti sono sparite pure le cavalcature.
Detto così, l’approdo su Switch di Darksiders III vi sembrerà poca cosa. In realtà, seppur tra alti e bassi, il gioco continua ad avere un suo perché. Per esempio, dove Zelda continua a essere fonte di ispirazione è nella componente esplorativa, mai così forte come adesso. I confini delle mappe si sono fatti più stringenti, è vero, ma i livelli abbondano comunque di segreti, di scrigni da recuperare e perfino di boss segreti con cui confrontarsi. L’esplorazione è la vera protagonista, all’interno dell’economia di gioco, tant’è che da metà avventura in poi sarà perfino il modo principale attraverso il quale guadagnerete i punti esperienza per potenziare il vostro personaggio che, non vi sarà sfuggito, dopo Morte e Guerra, questa volta è una donna: Furia, la sola femmina del gruppo e, purtroppo, anche quella meno caratterizzata (colpa dell’addio di Joe “Mad!” Madureira, senza il cui apporto tutti i personaggi sono meno memorabili).
Se la dovrà vedere con i 7 vizi capitali: anche lì, la matita di Mad!, se solo avesse partecipato al progetto, avrebbe potuto rendere il terzo capitolo qualcosa di memorabile, invece dovrete accontentarvi di ciò che i creativi americani assoldati da Gunfire sono riusciti a fare in sua vece. Ma, parlavamo del fatto che, più che Furia, sia l’esplorazione la reale protagonista di Darskiders III. In tutto ciò si innestano le trovate in stile metroidvania che rendono il mondo di gioco, per quanto più piccino, terribilmente e deliziosamente interconnesso, con riuscite fasi di backtracking. Furia, progredendo con l’avventura, si doterà di numerosi poteri (la forma del Fuoco, del Fulmine, della Stasi e della Forza) che le consentiranno di sbloccare nuove zone da visitare e di tornare indietro con rapide scorciatoie. Allo stesso modo, potrà essere potenziata mediante le anime rinvenute sconfiggendo i nemici ed esplorando i livelli, mentre le sue armi andranno migliorate combinandole con le rune.
Come dicevamo, per questo terzo episodio gli sviluppatori texani hanno preso in prestito da Dark Souls diverse trovate, ravvisabili tanto nella gestione delle dipartite premature, quanto nei combattimenti. Furia è gracilina, innegabilmente quella dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse meno portata al combattimento. Di contro i nemici sono tosti: ciascun duello potrebbe essere l’ultimo, se non studierete la routine avversaria e non imparerete a usare come si deve parate e schivate.
Certo, su Switch le numerose ambientazioni un po’ troppo spoglie e poco dettagliate anche rispetto ai canoni della saga emergono maggiormente, così come faticano a restare nascosti bug e glitch grafici, ma tutto sommato siamo felici che Darksiders III sia approdato sull’ibrida Nintendo, perché è uno di quei titoli che chi ama Zelda non può mancare, questa volta ulteriormente impreziosito dai rimandi a un’altra serie nata in quel di Kyoto: Metroid. Chi volesse una definizione grafica maggiore, comunque, può cercare negli store di PS4 e Xbox One: è facile che ormai il gioco sia già in offerta visto che per le console ‘maggiori’ è uscito alla fine del 2018.