La startup Petoons Studio di Sergio García e Daniel del Amor ci regala un metroidvania sopra le righe
Gli spagnoli nel 1700 dominavano i mari, coi loro imponenti galeoni. Chi meglio di una startup spagnola come Petoons Studio, fondata nel 2016 da Sergio García e Daniel del Amor, può raccontarci quel periodo attraverso un gioco che, per personaggi e simpatia, pare un cartone animato? Signori, ecco Curse of the Sea Rats.
Curse of the Sea Rats, la fine del topo
La ciurma del nostro David Douglas, un pirata che per abbigliamento e carisma ricorda Guybrush Threepwood (qui la nostra recensione di Return to Monkey Island), è stata maledetta da una strega. I suoi membri, che a dire la verità si ritrovano assieme solo perché sono tutti prigionieri nella stessa nave, non avendo mai condiviso altre avventure, sono stati tramutati in ratti di sentina.
Ha così inizio questa fresca e divertente produzione iberica che vi chiederà di scegliere anzitutto quale topo impersonare. Oltre al protagonista, il classico personaggio nella media, si può scegliere tra Buffalo Calf, Bussa, e Akane Yamakawa, rispettivamente: un’indiana che combatte con due coltelli, il tank del gruppo e una guerriera nipponica incredibilmente agile.
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Nelle partite in singolo sarà possibile alternare i quattro, in modo da progredire in tutti i rispettivi alberi delle abilità (nulla vieta, comunque, di affezionarsi a uno e affrontare la maggior parte del gioco con quello), mentre naturalmente il titolo spagnolo dà il meglio nel multiplayer, che consente di condividere l’intera avventura (dalla durata di una dozzina d’ore) con altri tre amici.
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Curse of the Sea Rats, una maledizione per quattro
Considerato l’alto numero di metroidvania che sta affollando le line up delle console d’ultima generazione, la maggior parte dei quali proprio di provenienza Indie, il vero motivo per cui scegliere Curse of the Sea Rats risiede proprio nel multiplayer cooperativo, che permette di condividerlo in famiglia, così da farlo apprezzare ai più piccoli, visto che il genere di appartenenza, con le sue mappe intricate e la necessità di backtracking solitamente tende a soverchiarli.
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Un plauso va al character design: i quattro personaggi sono ben caratterizzati e altrettanto ben animati, allo stesso modo gli sprite dei boss sono di dimensioni generose. Purtroppo la medesima qualità non si rintraccia anche nei fondali: ripetitivi e scialbi.
Ma, al netto di ciò, Curse of the Sea Rats si rivela un divertente metroidvania da vivere in gruppo: magari non sarà tortuoso come un Metroid o tosto come un Castlevania, ma è sicuramente un titolo fresco e agile capace di fare avvicinare i giocatori più giovani a genere che, dopo l’exploit negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso sta vivendo una seconda insperata giovinezza.