Le software house indipendenti ancora una volta protagoniste assolute di questo genere che, per quanto inflazionatissimo, riesce ancora a sorprendere
Rimasto per oltre un anno in Early Access, Curse of the Dead Gods è finalmente arrivato su PC, PS4, Xbox One e Nintendo Switch. Nel frattempo il genere dei roguelike si è arricchito di un esponente a dir poco infernale, cioè Hades, ma non per questo ci siamo avvicinati al titolo dello studio francese con minor entusiasmo e curiosità.
Tombaroli in Curse of the Dead Gods
Un po’ Indiana Jones, un po’ Tomb Raider, da cui prende in prestito trappole mortali, situazioni, maledizioni e affascinanti strutture architettoniche antiche e oscure, Curse of the Dead Gods è un roguelike in piena regola, di quelli terribilmente difficili, zeppi di nemici e, viste le ambientazioni, pure trappole mortali.
Protagonista del gioco è un non meglio identificato esploratore/archeologo/avventuriero o tombarolo che ha fatto l’errore di introdursi in un tempio azteco sorvegliato da potenti entità ultraterrene. Mettere piede in quella tomba per depredarne l’oro fa infuriare le divinità protrettici che scagliano sul nostro una potente e terribile maledizione.
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Luci e ombre
Ricordate la scena di Indiana Jones in cui il povero Indy, circondato da serpenti, piazzava strategicamente delle torce al suolo così da guadagnare un po’ di margine d’azione? Ecco, potremmo dire che il gameplay di Curse of the Dead Gods prende spunto proprio da quella per diversificarsi dai numerosissimi esponenti che affollano il genere visto che, un po’ come in Doom 3, potrete scegliere se tenere in mano la torcia oppure un’arma, ma spenta la vostra sola fonte di luce vi ritroverete completamente al buio, in balia dei nemici e delle tantissime trappole mortali.
L’intero Curse of the Dead Gods è un continuo valzer tra torcia e armi sguainate, in cui a ballare non sarete soltanto voi, ma pure le ombre in tempo reale che si allungheranno e distorceranno continuamente a seconda delle vostre azioni senza permettervi, soprattutto nei frangenti più concitati, di comprendere che cosa vi circondi. E allora si può incendiare ogni elemento utile dello scenario (ragnatele, assi di legno, ma anche torce e tizzoni) così da poter guadagnare qualche secondo in più mentre tutto attorno a noi infuria la maledizione demoniaca che vuole punirci per la nostra irruzione nel tempio.
L’aspetto più divertente del gioco sviluppato dalla startup innovativa francese Passtech Games riguarda, senza dubbio, la possibilità di incendiare gli stessi nemici per farli diventare inconsapevoli e involontari fonti di luce a nostra disposizione. Ma non è il solo dettaglio che ci ha entusiasmato: il principale è ovviamente quello delle maledizioni. Più ci inoltreremo nei meandri del tempio, più saremo colpiti dalle maledizioni. Potremo decidere di ignorarle, ma quando ne avremo cinque sul groppone la nostra vita continuerà a calare senza sosta, allora converrà sacrificare di tanto in tanto oggetti e punti negli appositi altari, così da placare per alcuni minuti la collera divina. Alcuni nemici, però, potranno sempre maledirci (i loro attacchi non abbassano la barra della vita ma aumentano il contenuto di quella delle maledizioni), rendendo magari il nostro ultimo sacrificio del tutto vano.
Insomma, anche se non è perfetto come Hades (non ci ha convinto la poca varietà dei nemici e delle ambientazioni, per esempio, come il fatto che sia molto difficile all’inizio ma tenda a diventare assai più malleabile col potenziamento del personaggio), Curse of the Dead Gods è sicuramente un ottimo esponente del genere, forte di un sistema di combattimento ben calibrato e responsivo, utile anche per uscirne vivi dalle numerosissime trappole infingarde, con diverse boss battle a dir poco entusiasmanti e l’aggiunta del sistema di maledizioni che saprà continuare a darvi problemi anche verso la parte finale dell’avventura, quando ormai crederete di essere imbattibili. Chi adora il genere dovrebbe correre ad acquistarlo: non ne resterà deluso.