Sono davvero pochi gli oggetti che potrebbero accomunare un nonno, il figlio e suo nipote. Sono davvero pochi gli oggetti che potrebbero essere riconosciuti, ictu oculi, da almeno tre generazioni. E il Cubo di Rubik è senza dubbio tra questi.
La storia del Cubo di Rubik
Inventato dal designer ungherese Ernő Rubik inizialmente il “Cubo Magico”, così era stato battezzato nel 1974, era un oggetto in legno scomponibile che doveva servire agli studenti di architettura come strumento didattico. “Non mi era mai passata per la mente l’idea che stessi creando un rompicapo”, afferma Ernő Rubik nella sua autobiografia “Il Cubo e io – Storia del rompicapo che ha incantato il mondo e del suo inventore” (Utet, 2020).
Quanto impiegò Rubik per risolvere il Cubo di Rubik?
Il papà del giocattolo non aveva intenzione di costruire un passatempo. Ma ormai aveva il Cubo di Rubik tra le sue mani. Doveva capire se poteva funzionare davvero. Dopo averlo costruito ci mise un mese a risolverlo, infatti, più che “inventarlo” lui ritiene di averlo “scoperto”, lanciando inconsapevolmente la sfida al mondo.
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Se questo brillante studente del Politecnico di Budapest, designer amante dei giocattoli, ma anche architetto e professore di architettura, è diventato il fondatore di un impero simbolico ed economico, insomma, molto lo si deve al caso.
È Cubo di Rubik – mania
Nel giro di pochi anni quel cubetto di legno ottenne il titolo di “gioco più giocato al mondo”: presi tutti gli abitanti del pianeta, almeno una persona su sette aveva sicuramente giocato almeno una volta con il suo rompicapo. In totale i pezzi venduti sono stati oltre mezzo miliardo.
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Al Cubo di Rubik è stata dedicata la copertina del Scientific American (che negli anni ha anche pubblicato numerose guide per aiutare tutti a risolverlo) e non si contano i libri diventati successi commerciali proprio perché si configuravano come tutorial per la soluzione. “Simple solution to Rubik’s Cube” di James Nourse superò le 6 milioni di copie nel 1981.
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L’anno dopo il sedicenne Minh Thai vinse il primo campionato mondiale del Cubo di Rubik, dando il via alle celebri competizioni di “speedcubing”, ovvero competizioni internazionali annuali organizzate dalla no-profit World Cube Association che toccano ancora oggi i sei continenti e di cui Spin Master, il brand di giocattoli che detiene i diritti sul rompicapo, è partner ufficiale.
Chi è il recordman del rompicapo?
Attualmente, a detenere il record mondiale di velocità è il ventunenne Max Park, di Long Beach in California, che ha completato il cubo di Rubik in 3,134 secondi. Nato nello spettro autistico, a Max il cubo è stato consigliato all’età di due anni come terapia, un modo per imparare a gestire le emozioni e la tensione pre gara o la delusione dopo una sconfitta.
Anche in Italia abbiamo la nostra eroina: si chiama Carolina Guidetti, classe 1999, ed è la connazionale più brava a risolvere questo rompicapo che i più impiegano ore, se non giorni o settimane, a districare. Lei è al di sotto dei dieci secondi, abilità che le ha permesso di diventare una influencer seguitissima (oltre 80mila follower su Instagram, un milione su TikTok), nota per i suoi video in cui risolve il gioco con gli occhi bendati, mentre fa ginnastica o addirittura mentre gioca ai videogames.
Non dimentichiamo poi l’artista Giovanni Contardi, che ha raggiunto la fama internazionale per le sue opere d’arte realizzate con il cubo, apprezzate da celebrità come Will Smith, Cara Delevingne, Kevin Hart e The Rock e il tiktoker Hyde, che ha scelto il cubo come elemento fondamentale delle sue performance illusionistiche ad alto tasso di spettacolarità.
Il Cubo di Rubik nel XXI secolo
Insomma, la community attorno al Cubo di Rubik, cinquant’anni dopo, è più attiva e vitale che mai. Si comprende come mai questo giocattolo sia apparso in serie di successo, vecchie e nuove, del calibro de “I Simpson”, “Rick e Morty” e “The Big Bang Theory”.
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Anche per questo Spin Master, l’azienda produttrice del cubo, non smette di sfornare cubi, a iniziare dalla limited edition Rubik’s 3X3 Retrò – 50° anniversario, un’elegante replica della confenzione cilindrica trasparente degli anni ’80, decorata con il logo originale di Rubik’s, con adesivi dai colori classici e, per la prima volta, con la comparsa del colore oro intenso per sostituire il lato giallo.
Questa prima versione, in commercio fino al 1983, è nota per aver registrato circa 200 milioni di vendite e dal 1981 si trova nell’esposizione permanente del MoMa di New York. Alla limited edition si affiancano anche Rubik’s 3×3 Coach, la prima versione del cubo che consente a tutti di imparare a risolverlo in 8 semplici passaggi grazie al metodo “stacca e scopri” e Rubik’s – Gridlock Game che abbandona i canoni originari per sfondare nel campo dei giochi da tavolo: i giocatori devono pescare una carta sfida che svelerà il rompicapo da risolvere per posizionare di conseguenza i blocchi come mostrato nella carta.
Insomma, dopo cinquant’anni il mondo giochicchia ancora con il Cubo di Rubik, il ché è un gran bene dato che la sua risoluzione sembra essere legata a un incremento nella capacità di risolvere problemi, nello sviluppo del pensiero critico, della memoria, stimolando al contempo la creatività, la crescita dell’autocontrollo, migliorando pure le capacità di pianificazione e strategia. E voi lo avete mai completato?