Dopo 22 anni dall’ultimo episodio il nostro marsupiale non ha certo perso lo smalto, anzi, pure su PlayStation 5 è più in forma che mai
Sono passate più di due decadi dal terzo e ultimo capitolo, Crash 3: Warped. Il marsupiale arancione matto come un furetto e nato semplicemente con la missione di dimostrare che anche PlayStation poteva dire la sua nel mondo dei platform (in realtà non c’è mai stata competizione, rispetto a Super Mario di Nintendo, capace di primeggiare su ogni fronte) si è ritirato in un prepensionamento dorato, forte delle copie piazzate in tutto il mondo e dei piccoli fans che aveva fatto felici. Fino a oggi, appunto. Crash Bandicoot 4: It’s About Time arriva su PlayStation 5 (la versione che abbiamo analizzato) e PS4, Xbox One e Xbox Series X|S, provando pure l’incursione sulla fortunatissima Nintendo Switch. Ma come se l’è cavata?
Scorpacciate di Wumpa in Crash Bandicoot 4: It’s About Time
Benissimo. Inutile girarci intorno. Al timone del progetto non ci sono più i ragazzacci di Naughty Dog, la storica software house di Andy Gavin e Jason Rubin poi inglobata in Sony (oggi troppo indaffarata con The Last of Us II e i capitoli che verranno), ma un altro studio di sviluppo, Toys for Bob, fondato nel 1989 quando i due sviluppatori che ebbero l’idea, Paul Reiche III e Fred Ford, avevano ancora i brufoli. Non si tratta certo di una delle case di sviluppo più note, ma potreste averne sentito parlare recentemente dato che si è occupata del remake di Spyro (Spyro Reignited Trilogy), altro storico eroe che risale ai tempi della prima PlayStation scomparso anzitempo. Questa volta però Activision ha chiesto a Toys for Bob di creare un gioco da zero, inedito…
Riprendere i fili di un discorso interrotto oltre due decadi fa non è mai semplice. Men che meno quando bisogna capire quali parti del gameplay originario salvare e quali rinnovare. Ci spieghiamo meglio: quando il Nintendo 64 esordì con Super Mario 64, Sony rispose col primo Crash Bandicoot, solo che, potendo contare su una console che aveva la metà della potenza della rivale (32bit contro 64), fu costretta ad archiviare l’idea di far esplorare al protagonista enormi mondi 3D, optando per corridoi che riuscivano a dare comunque un discreto senso di profondità.
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Oggi che si hanno a disposizione ben altre tecnologie, ha ancora senso rinchiudere Crash in angusti corridoi? I ragazzi di San Francisco che hanno curato il progetto hanno deciso di sì, variando però la formula di gioco piuttosto spesso, così da non far sentire ai giocatori del 2021 il peso degli anni di meccaniche che effettivamente racchiudono più limitazioni che nostalgia.
E allora ecco che Crash ora affronta livelli a scrolling orizzontale, ora affonda nello scenario come un coltello nel burro, ora ci viene incontro, nemmeno volesse uscire dallo schermo, perché inseguito da qualche essere gigantesco che corre alle sue spalle. Si tratta di trovate che, prese singolarmente, non rappresentano certo chissà quale rivoluzione nel mondo dei platform ma, mischiate assieme, anche grazie all’ottima frenesia che caratterizza ogni livello, riescono a divertire e non poco.
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Pazienza se le collisioni non sono sempre perfette e se il sistema di salti, da far combaciare al millimetro nonostante molto spesso la prospettiva tragga in inganno, risulti così irsuto da sembrare arcaico (gli sviluppatori devono essersene accorti tardi e hanno provato ad aggiustare il tiro aggiungendo un aiuto che vi indica il punto in cui atterrerete ancora prima di spiccare il balzo), perché il divertimento è assicurato.
Un altro aspetto riesumato in modo fedele dai vecchi capitoli è la caccia a gemme, diamanti e frutti Wumpa. Chi ha giocato ai passati episodi saprà di certo quanto fosse difficile completare i quadri al 100%: ecco, per fortuna in Crash Bandicoot 4: It’s About Time la difficoltà è rimasta invariata, indifferente alla deriva “buonista” dell’industria dei videogiochi. Potrete comunque scegliere di disattivare il counter delle vite a disposizione, così facendo avrete tentativi infiniti e potrete sempre riniziare dall’ultimo checkpoint (invece, in caso di game over, si ripartirebbe dall’inizio del livello).
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La possibilità di variare i personaggi utilizzabili (tra Tawna, Dingodile e Cortex), ciascuno con un proprio set di mosse, unita alla presenza di animali che possono essere cavalcati e agli immancabili stage da affrontare a bordo di qualche mezzo motorizzato assurdo, contribuisce a diversificare l’offerta ludica, ulteriormente arricchita dalla presenza di quattro maschere che, in determinati frangenti, potranno essere usate per scatenare i loro poteri (che vanno dal rallentare il tempo al sovvertire le leggi della fisica, permettendovi così di correre a testa in giù).
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Ma l’aspetto che più ci ha sorpreso è l’incredibile caratterizzazione dei personaggi, siano essi gli eroi, gli animali che ci troveremo a cavalcare, gli immancabili villain o anche semplici comprimari: sono buffissimi, pucciosissimi, dotati di una mimica facciale straordinaria. Questo aspetto fa ottimamente il paio con la grafica colorata, così da rendere Crash Bandicoot 4: It’s About Time un vero e proprio cartoon videoludico. Insomma, abbiamo per le mani un gioco di caratura, ricolmo di sfide e citazioni che certo sapranno entusiasmare i fans storici, ma anche di trovate che strizzano l’occhio ai giocatori più giovani. Il risultato è appunto un platform di tutto rispetto che aggiunge alla saga del nostro folle peramele un capitolo degno di essere affiancato ai primi episodi, quelli che sono entrati di diritto nella storia della prima PlayStation.