Sougwen Chung è un’artista che sta indagando l’interazione che avviene tra i robot e gli esseri umani. Tutto per dimostrare che possiamo collaborare con queste forme di intelligenza artificiale.
Siamo in competizione con i robot o possiamo collaborare con loro? Questa è la domanda da cui è partita Sougwen Chung, artista di origine cinese, nata in Canada e adottata dalla città di New York. Oltre a girare il mondo con le sue installazioni, Sougwen collabora come ricercatore con il MIT di Boston, dove sta portando avanti un progetto in cui disegna insieme ad un braccio robotico creato per l’occasione: D.O.U.G.
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Una simbiosi artistica (quasi) perfetta
Quando Sougwen disegna qualcosa, D.O.U.G la imita. Compie gli stessi gesti, gli stessi movimenti. Il risultato, dunque, è simile. Non è identico solo perché il braccio artificiale è leggermente più corto di quello dell’artista. Una piccola differenza che comporta la creazione di forme più compresse e sofisticate di quelle fatte a mano libera da Sougwen.
Il braccio robotico si muove grazie a un computer, e un software abbastanza complesso, e una fotocamera installata sul soffitto della stanza in cui avviene l’azione. Una tecnologia semplice che permette però di avere una sincronizzazione quasi perfetta tra le due parti in gioco.
L’obiettivo “sta nel mezzo”
Il progetto, che si chiama Drawing Operations, non si pone l’obiettivo di creare dei capolavori. Vuole invece concentrare la propria attenzione sul processo di sviluppo che comporta la stesura dei disegni e sull’interazione che si crea tra uomo e macchina mentre ciò accade: «Lo scopo è quello di indagare come le idee vengono espresse autonomamente e in collaborazione. Alla fine è un esercizio di empatia comportamentale».
In un periodo in cui l’intelligenza artificiale è vista principalmente attraverso i filtri della praticità, Sougwen ha deciso di provare a capire che tipo di collaborazione può instaurarsi tra due protagonisti così differenti e così simili, così distanti ma anche così vicini.
Il tutto unendo l’arte con la tecnologia, il gesto con l’innovazione.
«Cosa succede quando entrano in collisione? Voglio trovare una risposta a questo tipo di domande». Ma questa è solo la prima fase di uno studio più complesso che vuole prendere in esame altre componenti dell’interazione umana e robotica. «Le prossime tappe? Studieremo la memoria e l’autonomia». Sempre attraverso performance artistiche.