Jochem Pouwels e Marcel van der Made propongono il titolo perfetto per tutti coloro che sono cresciuti allenando le creaturine dei videogiochi di Nintendo e ora vogliono qualcosa alla loro altezza
Ci sono giochi che prendono spunto dai titoli più blasonati, ma lo fanno con garbo e pudore. E poi ci sono giochi che non si fanno problemi a essere additati come cloni, e allora saccheggiano quant’è possibile. Inutile dire a quale categoria appartenga Coromon che, fin dal titolo, raggiunto cambiando qualche lettera al fenomeno che lo ha ispirato, Pokémon, denuncia apertamente la sua natura furbetta e le sue intenzioni scaltre. Ma, attenzione: Coromon, frutto del lavoro di due giovani sviluppatori, non intende fare concorrenza parassitaria alla corazzata Nintendo (come potrebbe, del resto?) quanto piuttosto pare determinato a recuperare lo spirito delle origini, degli episodi per GameBoy e GBA (a detta di tutti, i migliori, quindi non c’è solo il fattore nostalgia di mezzo: qualcosa, effettivamente, è andato perso negli anni…), proponendo un prodotto che possa piacere a chi è cresciuto con le bestioline di Satoshi Tajiri e adesso vorrebbe un gioco alla sua altezza: appassionante e sfidante.
Coromon, acchiappiamoli tutti!
Alzi la mano chi, tra voi, non ha perso intere diottrie su GameBoy, cercando un modo per acciuffare Mew, provando a completare il Pokédex o facendo incetta di Shiny. Ecco, Coromon si rivolge proprio a questo genere di svitati, che ora, forse, avranno qualche chilo in più, qualche capello in meno e, se non sono impazziti pensando di essere un Magikarp, avranno pure messo su una famiglia, chissà.
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Sta di fatto che coloro che nei primi anni 2000 erano adolescenti e platinavano i primi Poké-episodi, oggi avranno tra i 30 e i 40 anni e saranno spesso insoddisfatti del livello qualitativo delle ultime avventure edite da Nintendo, fin troppo semplici, palesemente indirizzate a un pubblico di infanti.
Qui entra in gioco TRAG-Soft, acronimo di Two Ridiculously Ambitious Guys, che poi sarebbero Jochem Pouwels e Marcel van der Made. Sono loro gli autori di questo clone parodistico che, a dispetto dell’atmosfera, si prende invece molto sul serio e va preso sul serio, perché è, a suo modo, un titolo stratificato, complesso e ben sviluppato.
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Certo, laddove vi fermiate agli sprite, alle atmosfere, alla sinossi o all’aspetto dei mostriciattoli, vedrete solo un’opera piuttosto pigra, scopiazzata, che contiene però tanti attestati di stima e affetto nei confronti dell’originale perché, lo sottolineiamo ancora, Coromon non vuole parassitare il successo dei Pokémon, semplicemente dai Paesi Bassi ci stanno dicendo che, a un certo punto, la serie GameFreak è uscita di strada e allora i due sviluppatori deciso di proporre capitoli affini allo spirito originale.
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Tutto, in Coromon, ruota attorno alle meccaniche dei giochi Pokémon: ci sono un centinaio di creature da catturare, innumerevoli battaglie, un professore che continuerà a consigliarci per tutta l’avventura, un team malevolo che vuole usare i mostri per i propri scopi, trasformandoli in creature assetate di sangue, oggetti, poteri elementali, il classico allenatore col compito di formare e allenare una squadra di sei elementi, ecc…
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La sensazione di déjà vu è spesso fortissima e, nelle prime ore, potrebbe perfino spingervi ad abbandonarvi un gioco che pare incapace di proporre qualcosa che meriti davvero di essere visto e voglia semplicemente adagiarsi su un successo videoludico plurigenerazionale.
Non fatelo: non abbandonatelo. Sarebbe un errore. Perché Coromon parte lento, dato che è un’avventura parecchio lunga, ma quando ingrana sa sorprendere. È il caso, per esempio, dei combattimenti coi Titani, che sono i boss a presidio di ciascuna area, posti alla fine di dungeon davvero intricati e, una volta tanto, innovativi.
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Non vogliamo anticiparvi troppo, ma sappiate che in uno a tema spiritico dovrete perfino calarvi nei panni di un ectoplasma e mettervi alla ricerca di anime perdute mentre in un altro dovrete infiltrarvi in una base nemica come nei Metal Gear Solid per NES e GameBoy.
E poi ci sono i Coromon, i classici mostriciattoli dall’aspetto innocente che, crescendo di livello ed evolvendosi, assumono le fattezze di vere e proprie macchine da guerra. In questo caso la startup dei Paesi Bassi ha voluto concentrarsi soprattutto sulla fase della ricerca, perché qua e là si nascondono esemplari dotati di poteri unici, che possono blindarne alcune caratteristiche, oppure come l’abilità di far scoppiare tempeste in campo, agevolando Pok… ehr, Coromon di un certo tipo e svantaggiandone altri, o quella di far calare le tenebre per ridurre la percentuale di mosse nemiche in grado di andare a segno.
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E se Coromon fosse un Ditto?
Ora, è noto a tutti che il confine tra omaggio e plagio è molto labile e non nascondiamo che Coromon, come tanti altri Poké-cloni (qualcuno ha detto Nexomon?), in diverse parti dell’avventura ponga in essere condotte a dir poco spericolate, prelevando a man bassa dagli originali senza ritegno. Ma in fondo anche quest’operazione ha un suo perché, dal momento che lo scopo dei due sviluppatori del Nord Europa era prendere i capitoli delle origini, restaurarli e aggiornarli per giocatori che nel frattempo sono cresciuti: da qui tutte le opzioni che permettono di personalizzare l’avventura, la stratificazione cui abbiamo fatto un rapido accenno e, soprattutto, una difficoltà sempre puntata verso l’alto, con avversari anche in grado di annichilirvi.
L’importante è superare le prime ore perché, torniamo a ripeterlo, Coromon parte troppo piano e in modo troppo conservativo. salvo poi iniziare a impalcare, su una struttura di gioco derivativa, quelle opzioni di gioco complesse e divertenti che ne costituiscono la personalità e la ragion d’essere.