Si chiama Digital Green Pass e ovviamente verrà rilasciato anche a chi avrà un test negativo o abbia superato Covid-19
Era in cantiere da tempo e fra le priorità della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Alla base del Digital Green Certificate (così si chiama), c’è infatti un principio cardine dell’UE, cioè la libera circolazione delle persone. Oggi messo a dura prova da sistemi differenti e spesso caotici di tamponi, quarantene e assortite restrizioni ai confini. Per questo Bruxelles ha presentato il progetto di un documento digitale che fornirà la prova della vaccinazione oppure – e non poteva che essere così, finché le campagne di massa non saranno a buon punto – l’esito negativo di un test PCR o antigenico rapido effettuato entro pochi giorni dalla partenza o, ancora, la prova di essere guariti da Covid-19 e aver sviluppato gli anticorpi. In questo modo, schivando troppe complicazioni, sia i vaccinati che chi non lo sarà ancora, con un tampone, potranno tornare a circolare con più fluidità e semplicità di quanto sia accaduto negli ultimi 12 mesi nei paesi dell’Area Schenghen.
Un QR Code digitale o cartaceo
Il certificato dovrebbe essere disponibile da giugno in formato digitale o anche cartaceo – di fatto sarà un QR Code con firma digitale che lo autentichi – e sarà legalmente vincolante per gli Stati membri. Riconoscerà tutti i vaccini disponibili sul mercato europeo, ha spiegato il commissario alla giustizia Didier Reynders. “Col certificato vaccinale puntiamo ad aiutare gli Stati membri a ritornare alla mobilità in sicurezza e coordinata” ha aggiunto Von der Leyen. E ancora: “L’obiettivo è quello di riaprire“. Specialmente in vista della seconda parte della primavera e dell’estate prossima.
Quali vaccini saranno riconosciuti
La proposta potrebbe essere ancora modificata nei prossimi due mesi anche perché dovrà essere approvata secondo la cosiddetta procedura di co-decisione, quella ribattezzata come ordinaria (anche se in questo caso forse accelerata), in cui il Parlamento europeo, eletto direttamente, approva cioè uno specifico provvedimento congiuntamente al Consiglio (formato dai governi dei 27 Stati membri). Le condizioni ruoteranno anzitutto intorno alla vaccinazione con uno qualsiasi dei vaccini approvati dall’Ema anche se gli Stati membri potranno decidere di accettare altri vaccini in aggiunta, per consentire l’accesso a cittadini di Paesi dove sono in uso altri prodotti. Se per esempio l’Italia intende accogliere turisti cinesi, potrà inserire il Sinovac o un altro siero fra quelli utili a ottenere il Digital Green Certificate. Il secondo punto è che si sia altrimenti negativi a un tampone (test NAAT/RT-PCR o test rapido antigenico) e il terzo che si sia guariti da Covid-19, da provare con un test sierologico.
Il certificato raccoglierà un certo numero di informazioni personali: nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni sul vaccino e un ID univoco. Sarà aperto a Islanda (che sul punto si era già mossa in autonomia), Liechtenstein, Norvegia e Svizzera e ovviamente gratuito, disponibile nelle lingue ufficiali dello stato che lo ha rilasciato e in inglese.
L’integrazione con paesi terzi
Quindi tutti quelli che viaggeranno nell’UE dovranno avere un certificato verde, che siano vaccinate o abbiano fatto un test negativo: i cittadini Ue e ai loro familiari qualsiasi nazionalità abbiano, i cittadini di Paesi terzi che risiedono nella Ue e ovviamente i visitatori che hanno il diritto di recarsi in altri Stati membri (l’esempio dei turisti cinesi, anche integrando i loro certificati col sistema europeo). La Commissione ha assicurato sostegno tecnologico per lo sviluppo del sistema e un meccanismo di controllo disponibile in ogni paese membro: “Sarà definito un quadro tecnico a livello dell’Ue, da mettere in atto entro metà giugno – dicono da Bruxelles – per garantire la sicurezza l’interoperabilità e il pieno rispetto della protezione dei dati personali. Consentirà inoltre di estendere la possibilità a certificati compatibili rilasciati in paesi terzi”.
Stesso trattamento per tutti i viaggiatori
Gli stati potranno ovviamente continuare a imporre restrizioni ulteriori ma non potranno più diversificare: tutti coloro che disporranno di un Certificato verde digitale dovranno essere sottoposti alle stesse incombenze, dunque non potrà essere che i vaccinati saltino la quarantena e quelli con i test no. Quando l’Organizzazione mondiale della sanità dichiarerà la fine dell’emergenza sanitaria internazionale i certificati andranno in pensione.
I dubbi degli esperti
La strada appare dunque tracciata nonostante i dubbi di alcuni esperti sulla possibile residua contagiosità delle persone vaccinate: “Il certificato digitale – ha spiegato Andrea Ammon, direttrice dell’Ecdc nel corso di un’audizione alla commissione Sanità pubblica del Parlamento europeo – dovrebbe essere un documento che dice se qualcuno è vaccinato o ha gli anticorpi perché recentemente guarito da un’infezione da Covid”, ma “l’uso di queste informazioni come ‘lasciapassare’ per i viaggi al momento ha certe limitazioni perché non sappiamo per quanto tempo durerà” la riduzione della contagiosità del virus “dopo l’infezione o dopo il vaccino”.