Thomas van den Berg ci ha proposto un simulatore di scenari post apocalittici nei quali la natura si riappropria del mondo
Se un buon numero di videogiochi, da The Last of Us (letta la nostra recensione di The Last of Us 2?) al recentissimo Endzone A World Apart (qui la recensione di Endzone A World Apart: Survivor Edition) risulta ambientato in mondi post apocalittici, qualcosa vorrà dire. Del resto, non bisogna essere appassionati di zombie e fallout nucleari per riconoscere che, la natura, quando si riprende i suoi spazi, come nelle rovine cambogiane di Angkor o avviluppando più semplicemente gli scheletri di qualche vecchia struttura industriale ormai in disuso presente nelle nostre periferie, esercita su di noi un fascino misterioso. E Cloud Gardens gioca proprio su quello…
Cloud Gardens, diorami di un tempo che fu
Sviluppato da un’unica persona, Thomas van den Berg, Cloud Gardens è con ogni probabilità un titolo unico nel suo genere (a noi, per lo meno, non era mai capitato niente di simile prima d’ora) in cui il gioco vi fornisce scarne ricostruzioni poligonali di luoghi ormai abbandonati (serre, spaccati urbani, ciò che resta di vecchie fabbriche, stazioni in disuso, ecc…) e noi dovremo abbellirle con piante e fiori.
Si può giocare sia in modalità sandbox, per il solo gusto di creare composizioni sempre più credibili o stravaganti oppure affrontare una sorta di piccola campagna nella quale è possibile introdurre nelle ambientazioni nuovi particolari che andranno poi coperti da nuovi vegetali per avere i punti necessari a sbloccarne altri, fino a trovare l’equilibrio perfetto.
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Tutto qui? Sostanzialmente sì. Perché Cloud Gardens si pone come una esperienza zen, per scaricare lo stress della vita frenetica di tutti i giorni e non contempla chissà quali sfide. Vanno in tal senso grafica (purtroppo su Switch è un po’ troppo scarna, specie rispetto alla versione PC) e sonoro, pronti a creare un ambiente pacifico, tranquillo, riposante, quasi onirico.