Come un Big Bang nel mondo gaming. Lo Stephen Spielberg delle console. Ma, prima di tutto, un artista. La straordinaria carriera del game director di Nintendo
I destini di Shigeru Miyamoto e Nintendo si sono intrecciati parecchi decenni fa. Non è possibile studiare la biografia del creatore di videogiochi come Donkey Kong, Super Mario (da oggi al cinema con Super Mario Bros – Il Film) e The Legend of Zelda senza conoscere la storia secolare della software house. Abituati da decenni a divertirci con i titoli della casa di Kyoto ci siamo senz’altro dimenticati che come tantissime altre aziende innovative, anche Nintendo ha fatto numerosi pivot nella sua storia. Ha cambiato percorso, ha sperimentato, evolvendosi grazie ai propri talenti e a un fiuto incredibile del mercato dell’intrattenimento. Prima di passare alla storia di Miyamoto, è necessario una premessa sulla società per la quale lavora uno dei game designer più famosi al mondo. Non vorrete andare al cinema impreparati, no?
Nintendo, in breve
Fondata nel 1889 in Giappone, Nintendo non è ovviamente partita sviluppando console e cartucce. Il primo business dell’azienda nipponica sono state le carte da gioco, cimeli che oggi valgono fortune per i collezionisti. Nel corso del XX secolo non si è fissata soltanto su questo settore: ci credereste che Nintendo ha prodotto elettrodomestici? Erano gli anni Sessanta e l’allora presidente Hiroshi Yamauchi aveva stabilito una rotta rivelatasi poi fallimentare. Non soltanto il mondo non avrebbe conosciuto il brand Nintendo per i suoi aspirapolvere, ma neppure per la sua catena di taxi o di love hotel.
Come un animale ferito, Nintendo si è rifugiato sul terreno di origine, che nel frattempo si era evoluto grazie agli enormi passi avanti dell’elettronica. Nella seconda metà degli anni Settanta un apprendista di nome Shigeru Miyamoto ha messo piede per la prima volta nella società. Stava per iniziare un periodo d’oro per i videogiochi, nonostante la concorrenza dei personal computer. E Miyamoto avrebbe generato universi videoludici che ancora oggi emozionano e fruttano miliardi per Nintendo. Miyamoto, a detta di molti, è il creativo più autorevole nell’ecosistema gaming.
Entrato da apprendista
Passiamo dunque alla storia di Shigeru Miyamoto. Nato nel 1952 a Kyoto, fin da giovanissimo ha manifestato un grande talento artistico. Dopo il percorso di studi e il diploma in disegno industriale, è riuscito a entrare in Nintendo, conoscendo in prima persona il presidente Yamauchi, amico del padre. Nel 1977 ha iniziato così un percorso che nel giro di pochi anni avrebbe scritto pagine decisive non soltanto per la storia di Nintendo, ma per il futuro dell’intero settore dei videogiochi.
Donkey Kong e Jumpman
Shigeru Miyamoto è stato uno dei primi direttori creativi a gestire un team di sviluppatori. Donkey Kong, un videogioco ispirato a classici occidentali come King Kong e Braccio di Ferro, è stato il suo primo successo. Nintendo lo aveva incaricato di realizzare un titolo che avrebbe dovuto tamponare una situazione critica per l’azienda: la succursale statunitense, infatti, non era riuscita a vendere tutti i cabinati di Radar Scope, e così c’era la necessità di sostituire quel videogioco con qualcos’altro. Quel qualcos’altro, nel 1981, è stato il primo capolavoro di Miyamoto.
Da carpentiere a idraulico
I gamer dell’epoca non potevano ancora sapere che Jumpman, il carpentiere protagonista di Donkey Kong che deve salvare Pauline da un terribile gorilla, sarebbe diventato il protagonista di uno spin off. E che da carpentiere sarebbe diventato idraulico, e da Jumpman Super Mario. Nel 1983 è uscito così Mario Bros., titolo nel quale si approfondisce ancora di più la storia di questo personaggio iconico. Nel 1985 il successo è conclamato: Super Mario Bros sul NES di Nintendo è la killer app che conferma l’azienda come attore leader su piazza.
In quella fase degli anni Ottanta in Giappone si sono prodotte alcune delle IP più straordinarie di sempre. E questo mentre dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, si parlava di crisi per il settore dei videogiochi. Era iniziata a circolare addirittura la leggenda di tantissime cartucce del titolo E.T. di Atari sepolte nel deserto del New Mexico dall’azienda stessa, a testimonianza di un flop clamoroso. Alcuni decenni dopo il mondo avrebbe scoperto che era tutto vero.
Un mondo che si apre
Super Mario era una garanzia, ma Miyamoto aveva appena cominciato. Mentre l’idraulico sbancava nel mercato a stelle e strisce, il presidente di Nintendo ha affidato al creativo un altro team per sviluppare un titolo rivolto anzitutto al pubblico giapponese. Nella cosmogonia di The Legend of Zelda c’è un particolare interessante, embrione di una logica open world che ha raggiunto il suo apice in Breath of The Wild su Nintendo Switch. Da bambino, Shigeru aveva infatti visitato i parchi vicino alla città di Kobe e dopo una lunga passeggiata si era ritrovato di fronte a un grande lago. La meraviglia di quel ricordo lo ha ispirato a ideare un videogioco nel quale il gamer ha campo libero. Sfidante, sbalorditivo, ma anche complesso. Miyamoto e Takashi Tezuka hanno così partorito un altro capolavoro targato Nintendo. Le avventure di Link hanno replicato il successo di Super Mario, esplorando nuovi orizzonti narrativi.
A settant’anni, Shigeru Miyamoto è una leggenda e fonte di ispirazione continua. Di lui si è scritto che è lo “Stephen Spielberg” dei videogiochi; un altro gigante come Hideo Kojima ha paragonato il lancio di Super Mario Bros. al Big Bang, all’inizio di tutto per l’intrattenimento gaming. Come ennesimo omaggio alla sua figura oggi, mercoledì 5 aprile, esce nelle sale il film Super Mario. Per molti sarà un piacere coccolarsi nei ricordi di tutta una vita spesa sulle console, per altri (i più piccini) un’occasione per scoprire un eroe tanto improbabile, quanto irresistibile. Ben tornato Super Mario!