La Giornata Mondiale dell’Ambiente quest’anno è dedicata al problema dell’inquinamento da rifiuti plastici. Tutti i numeri del problema
Ogni minuto, nel mondo, vengono vendute oltre 1 milione di bottiglie di plastica. Quando avrete finito di leggere questo articolo, in circolazione, ci saranno dalle due alle tre milioni di bottiglie in più. Bottiglie fatte per durare, perché la plastica è nata dalla necessità di trovare un materiale solido e resistente alternativo al vetro, alla ceramica e ai metalli, eppure destinate a un ciclo vitale assai breve. Il paradosso, infatti, è che con la plastica vengono fabbricati soprattutto oggetti usa e getta.
Otto milioni plastici finiscono ogni anno in mare
Con la conseguenza che siamo invasi dalla plastica, non sappiamo più dove metterla e non ricicliamo abbastanza. Ogni anno vengono riversati negli Oceani ben 8 milioni di rifiuti plastici e ormai non sono nemmeno più così rare le “isole dei rifiuti”, cioè cospicui assembramenti ammassati dalle correnti il cui esponente più noto è senz’altro la Great Pacific Garbage Patch, che ormai batte bandiera, emette moneta e francobolli e concede agli interessati il passaporto, come se si trattasse di una nazione vera e propria (naturalmente si tratta di una iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, per fare riflettere, come mostra la mappa, che è più grande di molte nazioni).
Secondo uno studio pubblicato recentemente su Nature, la situazione è persino più grave di quanto si credesse: in totale, la plastica in mare supererebbe le 79.000 tonnellate distribuite su di un’area di 1,6 milioni di chilometri quadrati che equivalgono a circa un decimo della superficie dell’intero Pacifico: una quantità ben 16 volte superiore a quanto finora stimato.
L’allarme di ISPRA: plastica in 1 tartaruga su 2
Il problema inizia a essere evidente anche nel Mediterraneo, che è un mare chiuso, dunque a maggior rischio di inquinamento ambientale. Si stima infatti che nel Mare Nostrum galleggino almeno 250 miliardi di frammenti di plastica che vengono regolarmente ingoiati dai pesci. Secondo lo studio europeo INDICT, cui partecipa anche la nostra ISPRA, prese 2 tartarughe carretta carretta, una nel suo stomaco avrà certamente rifiuti plastici.
Qual è lo stato delle nostre coste?
Da Legambiente ci arrivano notizie ancora meno rassicuranti. Secondo quanto si legge nell’ultimo rapporto “Indagine Beach Litter 2018“, su 78 spiagge monitorate, sono stati trovati una media di 620 rifiuti ogni 100 metri: quattro rifiuti per ogni passo che facciamo sulle nostre spiagge.
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“La plastica – si legge nel documento – si conferma la regina indiscussa tra i materiali più trovati, con un percentuale dell’80%, seguita da seguita da vetro/ceramica (7,4%), metallo (3,7%) e carta/cartone (3,4%)”.
Partendo dalle isole maggiori, le spiagge oggetto dell’indagine sono state 15 in Sicilia, precisamente le spiagge Babbaluciara di Agrigento, Maganuco di Modica (RG), Spinesante di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), Arenella di Siracusa, Cava D’Aliga di Scicli (RG), Romagnolo di Palermo, Punta delle formiche di Pachino (SR), due spiagge in località San Cataldo a Trappeto (PA), Sampieri (RG), Barcarello di Palermo, Mazzeo di Taormina (ME), San Marco di Calatabiano (ME), Aspra di Bagheria (PA) e la spiaggia di Ponente di Scicli (RG).
In Sardegna le spiagge monitorate sono state 3: nello specifico, la spiaggia Maria Pia di Alghero (SS), quella di Giorgino di Cagliari e quella di Piscinas ad Arbus (SU). In Calabria l’indagine è stata eseguita su 7 spiagge, ovvero sulla spiaggia di Isola di Capo Rizzuto (KR) e sulle spiagge Fiumara Sant’Antonio, Fiumara Trastevere, Fiumana Zirgone, foce Fiumara Palmeto e le spiagge di centro paese e antistante porto a Roccella Jonica (RC).
In Basilicata 4 spiagge, ovvero la spiaggia di Fiumicello a Maratea (MT), di Terzo Cavone a Scanzano (MT), di San Teodoro a Pisticci (MT) e di Policoro (MT). In Puglia l’indagine ha coinvolto 6 spiagge, nello specifico la spiaggia Parco Cimino di Taranto, le spiagge Marchese, Mirante, D’Ayala, Piri Piri di Maruggio (TA) e la litoranea P. Mennea di Barletta (BT).
In Molise sono state coinvolte 2 spiagge, quella di Torretta-Sinarca a Termoli (CB) e la spiaggia 28 a Petacciato (CB). In Campania, invece, l’indagine è stata svolta su 22 spiagge, quali quella di Largo Patria a Castel Volturno (CE), quella alla foce del fiume Tusciano a Battipaglia (SA), quella della Monachella a Pozzuoli (NA), l’Arenile a Castellammare di Stabia (NA), quella di Mezzatorre a San Mauro Cilento (SA), quella di Magazzeno a Pontecagnano Faiano (SA), le spiagge di Baia Trentova, Vallone e Torre San Marco ad Agropoli (SA), quella di Grotta della Cala di Camerota (SA), la spiaggia delle saline di Centola (SA), quella di Pioppi di Pollica (SA), quella di Dominella a Casal Velino (SA), quella di Agnone C.to di Montecorice (SA), di piana di Veila di Ascea (SA), di Cava dell’Isola di Forio (NA), di Lido Mappatella al Lungomare Caracciolo di Napoli, la spiaggia del lungomare Tafuri di Salerno, di Mortella a Portici (NA), di Ponte della Gatta di Torre del Greco (NA) e alle Oasi Dunale di Capaccio Paestum (SA) e di Eboli (SA).
In Abruzzo è stata monitorata la spiaggia di Riccio di Tollo – Ortona (CH).
Nel Lazio sono state monitorate 4 spiagge, ovvero la spiaggetta di Levante a Terracina (LT) e quelle del Lido dei Pini e Marechiaro 1 e 2 di Anzio (RM).
In Toscana è stata condotta su 3 spiagge, quelle di Collelungo e Giannella a Grosseto e di Ardenza (3 ponti) a Livorno. Nelle Marche in 7 spiagge: la spiaggia delle torrette di Ancona, quella di Marzocca a Senigallia (AN), quella di Falconara stazione (AN), quella di Sassonia di Marotta (PU), la spiaggia di Fano sud (PU) e di sottomonte Ardizio di Fano (PU).
In Emilia-Romagna è stata monitorata la spiaggia di Comacchio (FE).
In Veneto sono state coinvolte 2 spiagge, quella di Marinoni a Venezia e Brussa di Caorle (VE).
In Friuli-Venezia Giulia l’indagine è stata condotta sulla spiaggia di Canovella De’ Zoppoli di Duino Aurisina (TS).
Cos’è Plastic Radar
Anche GreenPace sta mappando la situazione italiana con il progetto Plastic Radar che coinvolge direttamente i cittadini e si basa sulle segnalazioni che arrivano al numero Whatsapp +39 342 371 1267 geocalizzando la posizione il tipo di rifiuto (che andrà fotografato). Sulla base dei dati raccolti, gli analisti forniranno dati quali: il tipo di rifiuto più diffuso, il materiale di cui è fatto e dove si concentra maggiormente.
L’Ue dice stop alla plastica
Come StartupItalia! ha recentemente raccontato, anche l’Unione Europea ha deciso di intervenire per risolvere il problema dell’inquinamento da plastica. Ogni anno gli europei generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma meno del 30 % è raccolta per essere riciclata. Ai sensi dei nuovi piani, tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’UE saranno riciclabili entro il 2030, l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato.
“Sewage Surfer”, lo scatto di Justin Hoffman al Wildlife Photographer of the Year 2017
Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile, ha dichiarato: “Se non modifichiamo il modo in cui produciamo e utilizziamo le materie plastiche, nel 2050 nei nostri oceani ci sarà più plastica che pesci. Dobbiamo impedire che la plastica continui a raggiungere le nostre acque, il nostro cibo e anche il nostro organismo”.
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“L’unica soluzione a lungo termine – ha continuato – è ridurre i rifiuti di plastica riciclando e riutilizzando di più. Si tratta di una sfida che i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche devono affrontare insieme. Con la strategia dell’UE sulla plastica stiamo inoltre propugnando un nuovo modello di economia più circolare. Occorre investire in nuove tecnologie innovative che proteggano i nostri cittadini e mantengano il nostro ambiente sicuro, senza farci rinunciare alla competitività della nostra industria”.
Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha dichiarato: “Con la strategia sulla plastica stiamo gettando le basi per una nuova economia circolare della plastica e orientando gli investimenti in questo senso. In tal modo contribuiremo a ridurre i rifiuti sulla terra, nell’aria e nei mari, offrendo al contempo nuove opportunità per l’innovazione, la competitività e un’occupazione di alta qualità. L’industria europea ha la grande occasione di sviluppare una leadership mondiale nelle nuove tecnologie e materiali e i consumatori hanno la possibilità di compiere scelte consapevoli a favore dell’ambiente: è un’occasione per tutti”.
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#BeatPlasticPollution
Data la drammaticità della situazione, si intuisce perché quest’anno la Giornata Mondiale dell’Ambiente che ricorre il 5 giugno sia dedicata proprio al tema dei rifiuti plastici. Hashtag su Twitter ( #BeatPlasticPollution ), meme, gif, opuscoli pdf e diverse iniziative anche nelle piazze delle principali città del pianeta proveranno a sensibilizzare l’opinione pubblica su un uso più accorto degli oggetti in plastica, con lo slogan di sicuro impatto: “Se non puoi usarla, rifiutala”, che esprime contemporaneamente sia l’esigenza di boicottare ciò che ci viene proposto in contenitori plastici (meglio il latte nella cara, vecchia, bottiglia di vetro), sia quella di “rifiutare” (ovvero buttar via) ogni oggetto con scrupolo, destinandolo alla raccolta differenziata.
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Le startup che ci aiutano a riciclare
Del resto, come ha detto recentemente la Commissione Europea, se il problema della plastica è pressante, è anche vero che può trasformarsi in un’ottima opportunità per l’economia. Non sono poche le startup green che stanno investendo proprio nel tentativo di contribuire a risolvere il problema. Per esempio, proprio la plastica riciclata è il materiale con cui sono state realizzate le traversine ferroviarie di Greenrail, vincitrice del #SIOS17. Poi gr3n, che ha messo a punto un processo per riciclare all’infinito la plastica e, sul medesimo terreno, si muove anche Kingfisher Polymers Srl.