L’artista e youtuber Dexter Manning sfonda nel mondo dei videogiochi con un platform psichedelico
Le nostre nonne raccontavano sempre che, durante l’ultima guerra, quando il cibo scarseggiava e la fame abbondava, bisognava usare soprattutto la fantasia per tirare fuori qualcosa di commestibile dai pochi ingredienti in dispensa o reperibili al mercato. Al netto delle difficoltà, i piatti che servivano in tavola continuavano a essere gustosi e appetitosi. Quando una startup sviluppa un videogioco, deve fare fronte ai medesimi problemi: il budget a disposizione è limitato, soprattutto se si lavora da soli, ma bisogna fare di tutto perché, durante le partite, tutto ciò non emerga. Back again, realizzato dallo youtuber, cantante e attore britannico Dexter Manning, è sicuramente un ottimo esempio di come si possa fare di necessità virtù.
Disponibile sugli store digitali di PlayStation 4, PS5 e Nintendo Switch, Back again non costa nemmeno 3 euro, eppure, nella sua semplicità, riesce a essere un platform con qualche puzzle piuttosto intrigante.
Come si diceva, l’autore ha giocato d’astuzia: visuale in prima persona per risparmiare sulle animazioni del personaggio, contesto “creepy” con tanti manichini sparsi lungo le ambientazioni del gioco per non perdersi nei dettagli dei modelli poligonali, pochi colori e fondali scuri per non realizzare background.
Dove si poteva risparmiare, lo youtuber ha risparmiato (che abbia origini scozzesi?), ma il risultato al netto di ciò è comunque più che godibile. Intendiamoci, nulla che non si sia già visto, perché sono numerose le startup innovative e le software house indipendenti che negli anni hanno realizzato platform in prima persona, sospinte dalle medesime necessità, ma Back again, forte delle sfide proposte (“back again” vi verrà ripetuto ogni volta che fallirete, cascando in un precipizio) e delle sue atmosfere, riesce a intrattenere per qualche ora.
I livelli, del resto, sono davvero ben congegnati e la curva di difficoltà risulta aderente a quella di apprendimento. Certo, alcuni elementi in movimento sono stati programmati per essere davvero perfidi e richiedono una percezione dell’orientamento e dello spazio che è difficile mantenere in un ambiente quasi interamente nero con pochi elementi bianchi (difficile, insomma, comprendere se si sia ancora alla portata di un oggetto basculante che potrebbe spingerci di sotto o se lo si abbia superato), ma quando si muore e si sente quell’odiosa voce sfidarci col suo “back again”, risulta quasi impossibile non ritentare…