Dai ragazzi svedesi di Massive Entertainment un open world ciclopico, capace di lasciare a bocca aperta gli appassionati dei film
Se avete amato i due film di James Cameron, con ogni probabilità adorerete anche Avatar Frontiers of Pandora, l’ambizioso prodotto open world firmato da Ubisoft. A livello ludico, dobbiamo ammettere, non siamo di fronte a un titolo capace di fare gridare al miracolo, mentre se ci si ferma alle sole sensazioni che la produzione svedese è in grado di trasmettere pare di essere stati catapultati su grande schermo.
A spasso per Avatar Frontiers of Pandora
Avatar Frontiers of Pandora è un videogioco immenso, colorato e dettagliato. Sarebbe difficile chiedere altro agli sviluppatori, che hanno lavorato parecchio, è evidente, per trasferire nel mondo virtuale le emozioni provate al cinema. Che ci si tuffi in picchiata in arcione di un Ikran o che si osservi qualche buffa e coloratissima pianta dalle fattezze aliene, la resa è tale da avere la genuina impressione di fare parte di un universo rigoglioso e ricco di vita, potenzialmente sconfinato. A livello ludico, invece, Avatar Frontiers of Pandora è molto meno sorprendente, proponendo ciò che ci si attende da un open world piuttosto canonico, specie di matrice Ubisoft, tra vette da conquistare per mappare le zone, avamposti nemici da sgominare e risorse da reperire per creare un inventario via via più efficace.
Il variegato mondo alieno rispetto al quale pure la nostra avatar, per esigenze di sinossi, è un po’ estranea è stato deturpato e colonizzato dalla razza umana: mettendo in fuga gli invasori tornerà verde e rigoglioso, pullulante di forme di vita. Trasformazioni scriptate, certo, ma non per questo poco suggestive. Di suggestioni i ragazzi svedesi di Massive Entertainment ne hanno creato davvero parecchie, peccato però che si esauriscano nelle prime ore, quando tutto è nuovo e si passa il tempo collegandosi con ogni essere vivente per capire il modo in cui può tornarci utile.
Una volta messe le proprie natiche azzurre sulla cavalcatura alata, Pandora diverrà solo un variopinto tappeto ai propri piedi. Allo stesso modo, pure le sfide secondarie per liberare il pianeta dagli avamposti umani hanno un senso quando si affrontano soldati e robot armati di lance, archi e frecce, dovendo usare parecchio il cervello per non soccombere crivellati dai proiettili, mentre diventano un divertissement ridondante (anche per via della struttura delle basi, che tende a ripetersi) quando si agguantano armi di portata distruttiva ben superiore.
Insomma, come detto all’inizio di questa recensione, se siete fan sfegatati dei due film (nel 2025 dovrebbe uscire il terzo) del regista di Terminator, Avatar Frontiers of Pandora vi terrà compagnia fino a Natale e probabilmente anche nel nuovo anno, visto che le cose da raccogliere, catalogare e vedere non mancano. Viceversa, se affronterete questo viaggio con gli occhi disincantati di chi non si è mai fatto rapire dalle bellezze di Pandora, vi renderete conto fin troppo presto che Pandora è sì vastissimo, ma anche zeppo di obiettivi ludici che si riciclano all’infinito e tutto rischia di esaurirsi in un volo a dorso di sauro alato tra i vari punti sensibili della mappa, facendo sempre le stesse cose.