Cosa c’è più pericoloso di un ninja che vi attende nell’ombra? Una creatura tornata dall’Oltretomba assetata di sangue…
Giochi ad Aragami 2 e subito esclami: “ehi, ma questo è un Assassin’s Creed ambientato nel Giappone feudale” (una volta, probabilmente, avremmo pensato a Splinter Cell). Poi ti fermi un attimo a riflettere e ti senti molto stupido, perché Ubisoft in realtà non ha inventato proprio nulla ed è stata lei a saccheggiare l’immaginario nipponico creando un ninja occidentale…
In realtà, Kurai, il protagonista di Aragami 2 non è nemmeno un ninja, ma molto di più. È un Aragami, appunto: un ex combattente cui il male ha impedito il riposo della morte, riportandolo alla vita e corrodendogli mente e corpo, così da renderlo una perfetta macchina da guerra, un burattino letale e inarrestabile pronto a rivoltarsi anche contro i suoi stessi simili.
Tuttavia, appena dopo il tutoria, il nostro Kurai, tornato dopo la morte sotto forma di Aragami, si imbatte in un luogo in cui queste creature demoniache e maledette, destinate perfino a farsi fuori tra loro, sembrano convivere in armonia: è la Rashomon Valley.
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Gli esseri che la popolano sono intenzionati a trovare un modo per spezzare la maledizione che li condanna alla follia omicida, ma se la devono vedere pure con l’imperialismo del vicino clan degli Akatsuchi, che non desiderano affatto la pace agognata dagli abitanti di Rashomon.
I ragazzi della barcellonese Lince Works in questo Aragami 2 hanno messo una buona quantità di carne al fuoco, anche sul versante della sceneggiatura: chi ha giocato al primo capitolo bramava di sapere di più su queste evanescenti creature maledette; viceversa chi lo ha mancato, in breve sarà messo al corrente di tutto ciò che c’è da sapere su di loro e non dovrà acquistare anche il capostipite per rimettersi in pari.
Se l’impianto stealth trae ispirazione da Assassin’s Creed e vi vedrà impegnati in mosse spettacolari e acrobazie feline lungo tetti, balconi, pennoni e mura perimetrali con l’agilità di uno che fa parkour, nel combattimento con gli avversari la software house iberica si è dimostrata più avveduta di Ubisoft. In Assassin’s Creed non si viene quasi mai penalizzati per essere stati scoperti: se suona l’allarme ci ritroveremo circondati da nemici, impiegheremo un po’ di più a finire la missione, ma nella produzione francese il nostro alter ego è una macchina da guerra tale che, con un po’ di pazienza, si può far fuori l’intera truppa di guardia al forte.
In Aragami 2 per fortuna le cose non stanno così. Non si può optare indistintamente per la strada stealth o quella brutale à la Rambo. Quando si viene scoperti e ci si ritrova circondati dai nemici, ci sono buone probabilità che l’esperienza post mortem di Kurai termini in un sanguinoso game over.
Già due nemici sono una sfida impegnativa: un duello che ne contempli tre o più è quasi certamente mortale e non vi resterà altro da fare che fuggire, anche perché la telecamera nei combattimenti fa davvero le bizze. Il sistema di combattimento, in realtà, è molto semplice: occorre prima consumare la stamina del nemico, quindi inizierete a eroderne la barra della vita; allo stesso modo, subire i colpi dell’avversario restando in difesa, consumerà la vostra resistenza, costringendovi al contrattacco.
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Il problema è che Kurai è tanto letale quando agisce nell’ombra quanto mammoletta negli scontri a viso aperto: lì appaiono evidenti tutti i suoi limiti (e dopo che brucerete due vite, sarete costretti a riniziare il livello da capo). A meno che, ed è l’aspetto migliore di Aragami 2, non lo condividiate con 2 o 3 amici. Eravamo piuttosto scettici circa la possibilità di affrontare un titolo simile in cooperativa, visto che più siamo, più è facile far rumore, ma con le persone giuste, in realtà il divertimento raddoppia. E grazie al cross platform, è possibile unirsi alla partita di amici che giocano Aragami 2 su console differenti dalla vostra: ricordiamo che il gioco uscirà su Xbox One, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series X|S e Microsoft Windows.
Di Arakami 2 abbiamo apprezzato soprattutto la qualità delle animazioni e le mosse del nostro Kurai, che dopo ogni stage salirà di livello e potrà essere potenziato a piacimento intervenendo sull’apposito albero delle abilità. La sua natura sovrannaturale si farà sempre più evidente: pare un Assassin’s Creed tornato dagli inferi, visto che può sparire in una nuvola nera per apparire di colpo alle spalle dei suoi nemici. Il buon Altair, rispetto a Kurai, pare un nonnino che deambula col girello.
Stilisticamente, ci hanno colpito meno i livelli, invece, non sempre dettagliati come avremmo voluto. Su PlayStation 5 e Xbox Series S|X avvertirete distintamente che siete alle prese con un gioco per la passata generazione di console. Anche il level design, per quanto studiato appositamente per farvi sudare e di gran lunga migliore rispetto al primo capitolo, talvolta è fin troppo guidato e non vi lascerà mai davvero liberi di sperimentare, soprattutto quando lo affronterete con amici. Altro aspetto che non sempre funziona è l’IA nemica: per non mettere in allarme gli avversari è meglio nascondere ogni cadavere al buio, viceversa non si porranno domande di sorta entrando in ambienti ricoperti di sangue e dal mobilio distrutto…
Ottima, invece, la colonna sonora, che ovviamente pesca a piene mani dalle sonorità nipponiche. Insomma, finché tutto fila liscio, Aragami 2 diverte e non si fa nemmeno troppo caso alla sua veste grafica desueta, al riciclo di asset scenici e alle texture stiracchiate, quando invece qualcosa va storto per colpa di un glitch o del sistema di combattimento imperfetto, reso ancor più frustrante dal lock-on e dalla telecamera, i limiti della produzione spagnola vengono prepotentemente a galla. Ma, in generale, Aragami 2 si conferma uno stealth game di buon livello, tutt’altro che perfetto ma capace di intrattenervi per diverse ore e di farvi dimenticare perfino quel blockbuster di Assassin’s Creed…