Dopo dieci anni di duro lavoro e perfezionamento delle tecniche di canto ed esecuzione, Aquasonic ha iniziato il suo tour mondiale. Parliamo della prima band che esegue i propri brani sott’acqua grazie a strumenti modificati o inventati, come il Rotacorda e il Crystallophone.
La musica è un linguaggio senza confini e può scaturire ovunque e in qualunque modo. Anche sott’acqua. Almeno questa è l’arte di Aquasonic, il gruppo olandese che registra, produce e suona i propri brani all’interno di grandi vasche trasparenti che contengono oltre 1500 litri d’acqua. All’inizio dell’estate è partito, da Rotterdam, il loro primo tour mondiale dopo 10 anni di prove per perfezionare tecniche di canto ed esecuzione. Il risultato? Incredibile.
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I musicisti-maker di Aquasonic
La band è composta da 5 membri: Laila Skovmand, Robert Karlsson, Morten Poulsen, Dea Maria Kjeldsen, Nanna Bech. Guardarli all’opera è davvero uno spettacolo unico ma dietro ad ogni performance c’è un grande e duro lavoro. Come la creazione e costruzione di alcuni strumenti particolari. Sì, perché se alcuni strumenti, soprattutto quelli a corda o percussioni, possono essere semplicemente modificati e adattati al mondo subacqueo, altri sono stati inventati o profondamente modificati. Come il Rotacorda, una specie di ruota idraulica di origine romana, e il Crystallophone, ispirato ad un’invenzione di Benjamin Franklin, un’enorme armonica di vetro e cristallo. Per realizzarli la band si è servita dei servigi di uno dei maestri del MIT di Boston, Andy Cavatorta, uno che di musica, robotica e ingegneria se ne intende per davvero.
Il canto sirenesco
Nonostante un ambiente ovattato, la band è riuscita a perfezionare uno stile di canto originale e gradevole. I suoni, che evocano le melodie delle sirene, vengono amplificati tramite idrofoni e propagati nella sala con estrema delicatezza. Per seguire il tempo, e non sovrapporsi, i musicisti possono indossare particolari auricolari che sopperiscono al fatto di potersi vedere poco a causa dei vetri e della parziale lontananza. A turno, con precisione svizzera, riemergono per respirare.
Un’orchestra speciale
Per superare questi problemi tecnici, la band ha stretto accordi con alcune tra le più importanti Università del mondo. Da Aarhus e Berlino a Toronto e Boston. Esperti di acustica marina ed esperti di climatica compresi. Alla fine, unendo tecnologia e principi di fisica e meccanica, hanno scelto strumenti e tecniche adatti per il loro concerto. Oltre ai due strumenti innovativi, infatti, l’orchestra è composta da un’arpa elettromagnetica, percussioni (comprese 24 campane tibetane) e un violino in fibra di carbonio. Tutto per una performance, visiva e sonora, unica al mondo.
Credits: Morten Thun, Christoffer Brekne