“Infodemia è una sorta di pandemia della cattiva informazione che poggia sulla strategia di far passare notizie, tante, in modo virulento che andranno a contagiare la gente che non è immunizzata perché non ha la competenza, né si è vaccinata per operare la selezione necessaria”. Lo spiega bene Mazzoli direttrice dell’Istituto per la formazione al giornalismo, che anticipa qualche dato di una loro recente indagine. Mazzoli sarà ospite della prossima diretta di Life il 22 luglio.
Quantità vs qualità
La capacità di selezionare
Se i dati sono grandi, troppo grandi, le capacità di selezione si riducono. Si riduce la qualità della elaborazione perché siamo fortemente concentrati su come selezionare la quantità. E poi c’è l’intreccio fra quantità e qualità. E qui è un po’ come la differenza fra complicato e complesso. Ciò che è complicato seppure con difficoltà riesco con alcune azioni a dipanarlo. Con ciò che è complesso avrò maggiore difficoltà a raggiungere la soluzione. La sociologia ha affrontato questa differenza e ha spesso convenuto che talvolta (anzi spesso, per alcuni sempre) la complessità resta tale. Riesco a conviverci ma non la risolvo.
Complicato o complesso?
Allora se quando parliamo di infodemia parliamo di grande quantità di informazione, vuol dire che siamo nel complicato o nel complesso? Temo che siamo nel complesso, perché come dice il vocabolario della Treccani, ci sono alcune complicanze che prescindono dalla quantità come la mancanza di accuratezza della informazione, o anche una strategia di allontanamento dalla verità o ancora difficoltà a individuare fonti attendibili, difficoltà non riferibili solo a incapacità del ricevente ma piuttosto all’obiettivo strategico dell’emittente di confondere il ricevente.
(Non parliamo poi di fake news, ma una cosa va detta. L’Osservatorio News-Italia riferisce che il 74% degli italiani le incontra spesso o talvolta e il 68% sostiene che contribuiscono a creare confusione, ma ben l’80% ha fiducia nella propria capacità a riconoscerle). In tal modo si va a definire una patologia della informazione che si estende, si diffonde in ogni luogo e raggiunge un pubblico talmente grande da avere le caratteristiche della pandemia.
Ovvero quando l’informazione è tanta e le notizie si intrecciano prive di chiarezza, senza rispondere a quel principio fondamentale della comunicazione che recita che tra messaggio emesso e messaggio ricevuto ci debba essere la maggiore identità possibile, quella informazione è pari a un organismo assai virulento. Noi cittadini anche quando siamo attenti e pur abbiamo anche alcune competenze necessarie non siamo immuni. Siamo pronti e disponibili al contagio. E non solo ci ammaliamo di cattiva informazione ma contagiamo gli altri. Secondo quel principio antico ma assai contemporaneo della sociologia introdotto da Merton che è l’omofilia.
La pandemia della cattiva informazione
Un dato per tutti, sempre dell’Osservatorio News-Italia, la crescita (si registra un 40% nel 2019) dell’abitudine di informarsi attraverso le cerchie ristrette su Facebook costituite da amici e parenti. Che non significa solamente che siamo più vicini a quelli che la pensano come noi, ma anche li influenziamo e ci facciamo influenzare per le scelte politiche sociali culturali. Ciò detto mi pare evidente che infodemia sia una sorta di pandemia della cattiva informazione che poggia sulla strategia di far passare notizie tante, in modo virulento. Che andranno a contagiare la gente che non è immunizzata perché non ha la competenza, né si è vaccinata per operare la selezione necessaria.
Le molte notizie – di diverso tipo – che ci raggiungono su quel principio omofilico, avranno una forza tale da passare da uno a uno da tanti a tanti, come fa un un virus potente. Così le analogie fra infodemia e pandemia sono molte e entrambe non ci fanno star bene. Occorrono vaccini ma occorre che poi ci si vaccini e si faccia molta attenzione proteggendoci sia nei confronti dell’infodemia che della pandemia.
Relazione tra cultura, informazione, scienza e salute
Questo è anche un tema culturale e la relazione fra cultura, informazione, scienza e salute sarà centrale nella ottava edizione del festivalgiornalismoculturale.