Da FAS3 un beat’em up pieno di ironia e con tanto (troppo?) spazio per menare le mani
Il genere dei picchiaduro è più fresco che mai. E, nonostante i capostipiti del genere (Street Fighter e compagnia) siano ancora difficili da battere, dobbiamo riconoscere che dall’ecosistema indie stanno spuntando esemplari in continuazione. Prendete Albacete Warrior, per esempio. Sviluppato dalla software house indie FAS3 e pubblicato da Eastasiasoft, è un beat’em up che ha avuto il coraggio di mescolare due elementi di gioco in apparenza difficili da incastrare. Pur essendo un titolo in 2D, il protagonista di cui fra un attimo vi narreremo le encomiabilissime gesta ha ampio spazio per muoversi in profondità nello spazio. E non di qualche passo.
Albacete Warrior è un titolo che sprizza lore (e ironia) spagnola da tutti i pori. Non è un picchiaduro che parla di grandi lotte di bene contro male. Considerate che il protagonista, tale Benito, si risveglia dopo una notte brava, rallentato dalle troppe bevute. Un poco di buono che, per smaltire la fame chimica, decide di dirigersi verso un ristorante dove saziare una fame da lupi. Ed è qui che, invece di un pasto caldo, il nostro avatar riceve qualcosa di ben più importante.
Senza scendere troppo in una trama divertente e tutta da scoprire, sappiate che Benito inizierà a menare le mani come pochi, diventando presto l’incubo ninja di molti nemici. A farci compagnia nel corso del viaggio c’è anche Pepito, un pollo gagliardo che non si tira indietro in battaglia. Anzi: diventa la nostra arma letale in determinati casi. Il gameplay è quello dei tipici picchiaduro, ma l’elemento della profondità spaziale aggiunge molta varietà al combattimento.
Purtroppo questo tratto è anche un limite. Come spesso accade quando si gioca sulla profondità il rischio è che figure in 2D non siano sempre allineate. Risultato? Pugni a vuoto e un sacco di frustrazione. Alla lunga si può diventare comunque abili, provando a vivere questa situazione come un ulteriore elemento sfidante del titolo. Ma questa difficoltà risulta davvero difficile da digerire nelle non poche sessioni platform, in cui Benito non deve combattere, ma saltare e arrampicarsi. A livello grafico e di audio design la software house ha svolto comunque un valido lavoro, caratterizzando gli ambienti con sprite non banali. E una colonna sonora degna di un “eroe” del genere.
Giornalista professionista, 33 anni. Mi occupo di tecnologia e innovazione su StartupItalia con interviste e approfondimenti. Collaboro con Blum e Rivista BC. Modero e conduco eventi sul mondo tech
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