Una storia fatta di incontri fortunati e di passione per un progetto capace di raccontare il quotidiano. Che punta a mettere in comunicazione in modo spontaneo chi il cibo lo produce con chi lo cucina e lo consuma
Sembra una storia di quelle che ci puoi scrivere la sceneggiatura di un film: due ragazzi che si conoscono al liceo e diventano amici per la pelle, che sognano di poter costruire qualcosa che gli permetta di lavorare insieme e che ci riescono, non senza qualche difficoltà (e con un paio di tentativi andati a vuoto) compreso pure un periodo di separazione durante il quale vivono in due nazioni diverse. Però è tutto vero. Alessandro Tartaglia e Simone Mascagni si sono conosciuti a Roma quando hanno iniziato la scuola superiore, hanno vissuto in simbiosi per anni, si sono allontanati (ma solo geograficamente) per un po’ ma alla fine sono riusciti a dare vita a quella che oggi è la community Al.ta Cucina: sono riusciti a lavorare assieme, finalmente, a un progetto che giorno dopo giorno si è trasformato in una vera e propria impresa che ruota attorno a qualcosa che più italiano non si potrebbe. “Italian Do Eat Better” recita lo slogan che campeggia appena sotto il loro logo: dunque spazio al cibo e alla buona cucina italiana.
Cucinare per passione (e un po’ per vocazione)
Il racconto di come è nata Al.ta Cucina me lo fa al telefono proprio Alessandro, in una divertente chiacchierata che incredibilmente in pochi minuti passa dalla Formula1 al rugby, passando per la ricetta della carbonara e per finire sul festival di Sanremo. “Siamo nati quattro anni fa per pubblicizzare l’attività di famiglia, una catena di supermercati – racconta uno dei due co-founder a StartupItalia – Ci siamo resi conto che poteva essere una sfida creare la presenza online di un supermercato, abbiamo cercato uno strumento che potesse essere funzionale nel presentare i prodotti che magari in futuro sarebbero finiti in vendita sull’e-commerce: le videoricette all’estero funzionavano molto bene, abbiamo deciso di provare a costruirle in proprio per la cucina italiana. A un certo punto, visti i numeri, ci siamo resi conto che era un format che poteva andare avanti sulle sue gambe senza alcun legame con i supermercati”.
Prima un video a settimana realizzato col cellulare, riprendendo a volte la madre di Alessandro in cucina, altre volte Simone (che nel frattempo si era trasferito a Londra, dove portava avanti una carriera di successo nel mondo pubblicitario) alle prese con primi piatti a base di pasta. “Ci siamo messi a cucinare senza saper cucinare – confessa Alessandro – ma questa è stata la chiave del nostro successo: le nostre erano ricette alla portata di tutti, realizzate con ingredienti semplici e procedimenti semplici, senza ricorrere ad attrezzatura sofisticata e professionale”. In un anno la community cresce fino a 300.000 utenti: “senza spendere un euro in pubblicità” ci tiene a precisare Alessandro. Così arrivano le prime chiamate da chi propone di farne un business: è il momento di fare sul serio, e si passa a produrre un video al giorno con sempre maggiore cura per la qualità del prodotto.