Un titolo che convince nel gameplay. Un po’ meno sull’efficacia del messaggio
La Terra è in rovina. E l’apocalisse climatica è molto peggio di come la immagineremmo. Alla scomparsa di ogni specie vivente sono seguiti un disordine e un’entropia tali da far credere che il mondo sia irrimediabilmente spacciato. Avete presente quando si dice che il Pianeta può fare a meno dell’umanità? Ebbene, dopo aver giocato ad After Us potreste avere qualche dubbio.
Qualcosa è successo, di catastrofico, e la natura è ostaggio di un incubo che ha sconvolto spazio e tempo, facendo calare su ogni cosa un’ombra di morte. Sviluppato da Primo Studio, talentuosa software house indie di Barcellona, il videogioco è un platform 3D nel quale impersoniamo una minuscola ninfa, piccola rispetto a un ambiente gigante nel quale è chiamata a correre prima che sia troppo tardi.
Disponibile soltanto su console next gen e PC, After Us è senz’altro un videogioco sull’ambientalismo, ma che fin da subito fatica a convincere per quanto riguarda il messaggio. A Gaia, il nome della protagonista, un’entità superiore affida l’incarico di rimettere le cose a posto. Gli uomini hanno rovinato tutto, facendo sparire gli esseri viventi. Fortunatamente è possibile ripopolare questa seconda arca di Noè, riattivando meccanismi sparsi nel mondo, dove punti di forza aspettano solo di essere trovati.
Mettendo in pausa per un’istante la recensione, After Us ci consente di ragionare su una considerazione fondamentale viste le emergenze climatiche che da anni si fanno sempre più frequenti e drammatiche. Siamo arrivati a un punto di saturazione nel vocabolario dell’ambientalismo? Servono nuove parole, nuovi messaggi? Riusciremo a far breccia nel cuore, nella mente e nel portafoglio delle persone facendo rimbombare claim sacrosanti, ma evidentemente inefficaci? Lasciamo a voi che leggete lo spunto di riflessione, sicuri che il dibattito debba rimanere aperto.
Torniamo ad After Us. Se il messaggio non è dei più originali, il gameplay di questo indie ci ha davvero convinto per freschezza e inclusività. Piccoli sullo schermo dobbiamo saltare e aggrapparci a piattaforme di ogni tipo. Fin da subito il mondo vi apparirà come ben oltre la devastazione.
Come dicevamo, è un incubo. Carcasse di auto sospese per aria, strade dismesse che strisciano in mezzo al nulla. After Us in alcuni momenti mette le vertigini per quanto orrore facciamo i burroni che siamo costretti a oltrepassare con agili salti. Ma non preoccupatevi: i salvataggi automatici sono innumerevoli.
Se dobbiamo fare dei paragoni con altre esperienze in console possiamo senz’altro dire che Little Nightmare e After Us condividono quel senso di impotenza che il gamer percepisce col pad in mano. In entrambi i casi manovriamo avatar che non hanno molto margine d’azione, se non quello di esplorare a mani nude un mondo spaventoso. C’è poi l’elemento senz’altro distopico che avvicina After Us a White Shadows, titolo però decisamente più orwelliano.
Nel corso dell’avventura Gaia apprenderà differenti abilità, che le consentiranno di proseguire. In After Us ci sono fasi che potremmo definire di combattimento, anche se in realtà sono di cura. Respingendo i divoratori sarà possibile curarli e farli svanire da questo purgatorio infernale in cui vivono da dannati.
A livello grafico After Us è un titolo non certamente next gen, ma che ha una propria personalità. Il mondo è disegnato in una maniera convincente, così come è azzeccata quella striscia di erba che compare alle nostra spalle quando corriamo, segno che il nostro passaggio è salvifico e fa di nuovo respirare il mondo.
After Us non sarà ricordato come il titolo che ha rivoluzionato il linguaggio sulla sostenibilità nel gaming (e in generale). Alcuni elementi della trama ci sono addirittura apparsi piuttosto ingenui e datati. Se c’è speranza – e deve esserci – per un mondo migliore vogliamo credere che il senso di colpa non sia l’unica strada da percorrere.