Chiusi in casa per colpa del Coronavirus? Non c’è problema: abbiamo in serbo per voi il meglio disponibile sulle piattaforme di streaming
Il tempo è molto e i cataloghi delle principali piattaforme sono confusi, tagliati per spingere sempre le stesse serie o gli stessi film o ancora per darci quel che l’algoritmo pensa ci possa piacere. Tuttavia dentro il bouquet o la libreria di Sky, Netflix, Infinity e Amazon (le ultime due hanno anche esteso a due mesi il loro periodo di prova gratuito) c’è molto di più di quel che si vede nella home. Serie di qualche anno fa, film arrivati sulla piattaforma, produzioni di successo più limitato e stranezze varie. Vi mettiamo qui le più strane le più curiose e interessanti da guardare, divise per piattaforma.
NETFLIX
È una delle serie d’animazione giapponese più appassionanti degli ultimi anni. Arrivata alla terza stagione, unisce tutto il meglio delle trovate narrative degli anni ‘90 (il mistero, il rilancio di una grande storia all’episodio successivo) con alcuni spunti visivamente straordinari (il character design dei giganti è da impazzire) e un setting inspiegabile eppur familiare. Detto in parole povere: è la storia di un gruppo di cacciatori di giganti, ma visto in chiave più complessa è un racconto di determinazione e organizzazione sociale appassionante.
Giù le mani dai gatti: caccia ad un killer online
La storia è vera e la serie è documentaria. Tramite il resoconto di una caccia ad un killer, portata avanti sia dalla polizia che privatamente da un gruppo di utenti della Rete, viene esplorata la Internet culture, i suoi meandri bui, le ossessioni personali e la maniera in cui queste possono prende la strada di una coalizione di forze e tempo libero tali da scoprire un assassino senza mai uscire di casa.
Per palati fini. Ogni puntata dura una decina di minuti (e non sono nemmeno tanti episodi): ma questa strana storia animata, comprensibile solo da adulti, piena di buchi e non sempre vogliosa di farsi leggere chiaramente, è un viaggio in immagini, suggestioni e grottesco di due fratelli in un bosco oscuro in cui tutto sembra inquietante e ironico al tempo stesso.
AMAZON PRIME VIDEO
Dalla sinossi sembra una scemenza sempliciotta: storia di due avventurieri dell’aria, le persone che ai primi del Novecento studiavano l’atmosfera e tramite palloni aerostatici si spingevano il più in alto possibile per scoprire cosa ci fosse, per fare rilevazioni utili poi per studi a terra. Nella pratica è un film bellissimo e appassionante in cui la conoscenza è un’avventura, e la sete di sapere è una spinta così forte che porta due persone nel vuoto dell’ignoto.
È un film sull’olocausto. Però è bello. Invece che accarezzare le nostre convinzioni e spingere forte sui soliti elementi per generare pietà, Il figlio di Saul ha proprio altri interessi e altre finalità. Ambientato negli ultimissimi giorni del terzo Reich, mette in scena un campo di concentramento in cui i prigionieri sono completamente impazziti e la follia regna. Uno in particolare è convinto di aver riconosciuto tra i cadaveri quello del figlio che non vede ormai da anni ed ha la folle idea di fargli un funerale nel campo di concentramento, per fare il quale ovviamente cercherà un rabbino tra i prigionieri proprio mentre scoppiano gli ultimi tumulti e qualcuno pianifica una fuga. Un film dal ritmo incredibile e dalla tensione sopraffina.
INFINITY
C’è qualcosa nel passato di questo protagonista che scopriremo molto lentamente, qualcosa che lo fa vivere come il fantasma di un uomo, solo e guardingo. Nei flashback vediamo che viveva una vita come tante, felice, con una donna: ma poi qualcosa si è rotto e nel presente è totalmente apatico. Non sarà tanto la tensione dello scoprire cosa sia accaduto a tenere attaccati allo schermo, ma la maniera in cui tutto nella vita di quest’uomo ci parla di una devastazione interiore. Quando alla fine incontrerà di nuovo quella che ormai è la sua ex, sarà un momento di rara intensità e silenzi.
SKY
C’è Stephen King dietro questa serie su un omicidio. Un detective che non ama le spiegazioni irrazionali dà la caccia ad un killer che sembra aver trovato già nel primo episodio. Solo che ha un alibi, anche se le sue impronte sono sulla scena del crimine. Sembra essere stato in due posti contemporaneamente. Da qui parte una serie che indaga un male radicato in una comunità, con toni e colori non comuni.
C’è una donna adulta, giornalista, che torna nella comunità dove è nata e cresciuta e dove ancora risiedono i suoi genitori e sua sorella, per un caso di omicidio. Lo fa controvoglia perché odia tutto e tutti di quel posto. Di episodio in episodio capiamo quanto quell’odio fosse giusto e legittimo, scopriamo il suo passato e sempre di più una tendenza autolesionista che non era mai stata esplorata in questa maniera. Una delle migliori interpretazioni di Amy Adams e una serie di disarmante sincerità e verità su istinti del corpo, desideri, memorie sopite, pulsioni e rabbia personale che rimane con gli spettatori a lungo dopo la visione.