Scoprire una storia camminando
Era il 2016 quando lo sviluppatore indipendente Sergey Sergeich ha rilasciato il suo titolo 35MM, walking simulator post apocalittico in una Russia teatro di una terribile pandemia. Elemento necessario da anticipare, quello della data, dal momento che troppo spesso si sentono critici prendere di mira i videogiochi perché speculerebbero sull’attualità, senza il minimo senso del pudore. Nel 2016 non c’era il Covid e questo titolo indie pescava piuttosto da un immaginario stile The Walking Dead e The Last of Us, pienamente affermatosi come genere videoludico. Lo abbiamo testato a distanza di anni su Nintendo Switch, console su cui è disponibile, per capire come è passato il tempo e se un titolo così ambizioso nella trama sarebbe riuscito o meno e tenerci con una costante ansia.
Il titolo è anzitutto, come dicevamo, un walking simulator. Si cammina e si corre in un ambiente grigio e desolato, con alberi spelacchiati, case diroccate e davvero pochissime anime vive in giro. Il protagonista, che interpreteremo giocando in prima persona, si chiama Petrovich. Nell’incipit del titolo scopriamo di non essere da soli: abbiamo un compagno di viaggio, tenebroso come vogliono certe trame. Ci dice che la casa di fronte a noi è vuota, ma di dare comunque un’occhiata in giro. Oltre a seguire la storia – elemento portante di 35MM – il titolo ha puntato anche sull’esplorazione di ogni angolo disponibile. Cassetti, armadietti, insomma ovunque pensiate possa esserci qualche risorsa siamo spinti a farci avanti.
Attenzione però: non siamo in un titolo come The Last of Us dove la spinta a cercare oggetti viene continuamente premiata, scenario dopo scenario. A tirare le somme, la densità dell’esperienza in 35MM non è così accentuata da questo punto di vista. Il titolo ha il pregio di aver mantenuto i dialoghi in russo, con sottotitoli in inglese. Non aspettatevi chiacchierate spensierate: il mondo è in rovina e noi siamo gli unici sopravvissuti: non c’è molto di cui parlare. Ma perché siamo vivi? A quanto pare saremmo immuni al virus misterioso (e qua è inevitabile pensare di nuovo a Elly di The Last of Us).
La storia si svela soltanto se procediamo. Bisogna camminare, facendo bene attenzione a non perdere di vista il nostro compagno. In un primo momento abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo per avventurarci in solitaria nella foresta: con alberi e pattern ambientali tutti uguali ci siamo però persi. Forse è un effetto voluto, quello di perdersi, che genera tensione, ma che ad alcuni potrebbe venire a noia dal momento che dovremmo ritrovare la strada. Ma non temete: il software vi riporterà comunque sulla retta via.
Lo sviluppatore ha anche voluto inserire elementi di combat system, con coltelli e pistole. Nel corso della storia ci sono scontri a fuoco o all’arma bianca. Purtroppo la struttura è limitata e non garantisce un gameplay degno di uno survival horror. In merito agli ambienti, all’aperto o al chiuso, le tonalità di questa Russia sono convincenti. Ci sono sì effetti pop up, ma il viaggio scorre accompagnato da un tappeto sonoro intessuto soprattutto di rumori: il vento, i nostri passi sul terreno, le mosche. Se terrete l’audio a un livello sufficiente, otterrete un effetto più che discreto lungo l’intero viaggio.
Davvero apprezzati i brevi filmati tra una sessione e l’altra, che riportano sempre il giocatore sulla strada principale (vi ricordate quando parlavamo di esserci persi?). Forse, data la non poca possibilità di movimento, avremmo apprezzato più libertà nell’aprire bauli di carcasse di auto o zaini nella foresta per scovare oggetti utili. Si scopre invece che rappresentano un semplice arredo. Credibile, senz’altro, ma col quale è impossibile interagire. Per concludere e godersi 35MM ci vuole pazienza nel camminare (evitate di correre) e nell’ascoltare i dialoghi. Alla fine dei conti è la storia che merita di essere vissuta.