Possibile, ma improbabile, che non siate mai inciampati nel suo meme nel feed sui social. Recita così: «Per l’amore di Dio, fai. Se pensi di non poterti fermare. Fallo. E fallo. Pensaci un attimo, però se vuoi fallo. Potresti anche non farlo». Chi l’ha pronunciato è Antonino Tamburello, psichiatra, fondatore e direttore dell’Istituto Skinner e da qualche tempo pure content creator. Su YouTube e Instagram pubblica video con le proprie riflessioni su emozioni, fragilità e nevrosi della nostra epoca.
Nella Giornata mondiale della salute mentale, che ricorre oggi giovedì 10 ottobre, lo abbiamo intervistato per porgli domande su lavoro in presenza, stress e aspettative da parte dei giovani nei confronti del futuro. «Quel meme è frutto di un discorso più ampio. Spiegavo che rispetto a un paziente non mi faccio bloccare, mentre sto combattendo affinché una persona cambi. Non consegno il paziente allo stallo. Son convinto che una persona abbia la libertà di fare anche quello che non è il massimo per se stessa».
Professore, di salute mentale si parla sempre di più negli ultimi anni. Pensa sia un bene?
Bisogna vedere come se ne parla. Non basta dire cose vere: occorre dire cose che aprono possibilità di evoluzione positiva per le persone. L’interesse a riguardo comunque è alto, sarebbe un dovere. È una curva di crescita destinata a durare molto a lungo. Se non ci fosse questo aumentato interesse le possibilità di evoluzione migliorative sarebbero ridotte. Il primo presupposto per conoscere meglio qualcosa è l’attenzione. È imprevedibile la ricaduta di una diffusione di salute mentale.
Si parla molto di depressione, soprattutto tra i giovani. Pensa sia in aumento tra loro?
C’è grande sofferenza in giro. La società dovrà evolvere. Ci troviamo in una fase interessante: rispetto ai secoli scorsi il benessere materiale, il tenore di vita e la sicurezza attuali non hanno paragoni. Ma la stessa società che ha privilegiato la sicurezza materiale ora inizia a dedicarsi alla sicurezza immateriale e spirituale. Siamo in transizione.
Sta di fatto che sofferenze e malattie psichiche restano in molti casi argomenti tabu
«In quello che gli altri considerano iattura io vedo opportunità di rilettura. Tutte le patologie sono indispensabili al rinnovamento e al progresso e questo è un aspetto innovativo che la gente percepisce nel mio lavoro. Le patologie sono parte della fisiologia. In futuro parleremo di fisiopatologia.
Felicità o serenità, cosa è preferibile?
Non è interesse della natura che l’uomo sia felice. La natura dà priorità a sicurezza e pace. Non ci sarebbe domani altrimenti. Io ho un vantaggio: mi fido della perfezione della natura e delle sue evoluzioni. La storia della vita sulla Terra è iniziata miliardi di anni fa, non riusciamo nemmeno a concettualizzarlo. Alla natura non frega nulla della nostra felicità: vuole tranquillità. Si osservi il mondo animale: l’obiettivo è vivere un giorno in più, aver cibo a sufficienza, non essere aggrediti. La nostra condizione, a cui aggiungiamo istanze e appetiti, non è così diversa. E credo sia perfetta così, non si può migliorare.
A proposito di cose che hanno migliorato la vita di molti: lo smart working. Ci sono controindicazioni rispetto alla salute mentale?
Il remoto protegge da alcune cose. Hai più tempo libero, meno stress, ma non può essere solo da remoto. La condivisione, anche problematica, è positiva dentro le giungle aziendali. L’uomo non trae vantaggio da quello che è comodo o perfetto, abbiamo bisogno delle imperfezioni. In futuro ci sarà una situazione mista di lavoro misto, in ufficio e a casa.
Gli uffici in effetti sono cambiati rispetto a un tempo.
L’uomo ha bisogno di stare insieme ad altri, perché cresce. Altrimenti ci si aliena. Il luogo dove siamo chiamati a guadagnarci il pane quotidiano è diverso da tutto il resto: ci sono vicinanza e competizione sana. In azienda potremo senz’altro sperimentare maggiori disagi rispetto che a casa, ma è sano sperimentarli. Se negli spostamenti da casa all’ufficio il tempo viene dedicato all’ascolto di un podcast quello è tempo di evoluzione e vitalità.
Chi si affaccia oggi al mondo del lavoro non vorrebbe rinunciare a certe condizioni, come il lavoro da casa, e un buon bilanciamento lavoro/vita privata.
L’aspettativa rispetto al proprio lavoro è sana. Se però avessi bisogno di vivere per guadagnarmi il pane quotidiano accetterei anche paghe scorrette. Nei cantieri non ci sono più operai italiani, ma persone ancora capaci di accettare certe sfide del lavoro fisico, rischioso. Il giovane che vuole essere comodo da casa non sa cosa ne sarà del suo futuro. Rischia di diventare un invertebrato dal punto di vista psicologico.
Qual è la cosa che oggi fa più soffrire le persone?
La guerra è uno scandalo. Siamo in una fase in cui non è esclusa la terza guerra mondiale. Se si continua con una certa disinvoltura c’è il rischio di cancellare le società. Io penso sia ancora possibile un confronto con le armi massime. Ma c’è anche un rischio immateriale: la cancellazione dell’unicità individuale della persona. C’è una omologazione in corso. Tutte le forme di ansia di oggi dipendono da mete, idee, risultati che la natura non ha mai imposto all’uomo. La natura preme perché tu non sia fatto fuori. Tutti abbiamo bisogno di donare e ricevere quello che gli altri danno.
Nel suo meme che circola da tempo sui social si capisce che lei sta suggerendo a una persona di fare qualcosa di cui poi si potrebbe pentire. Quale era l’argomento?
Spiegavo che non mi faccio mettere nell’angolo, non mi faccio bloccare mentre sto combattendo affinché una persona cambi. Non consegno il paziente allo stallo. In quello spezzone diventato meme dicevo che se proprio non puoi resistere allora fai, fosse anche la cosa che tu già sai che non sarà il massimo per te. Devi avere la libertà di fare quello che non è il massimo. Le persone sono protette da dighe, sentono la compressione e l’azione mancata. E rimangono lì paralizzate dalla paura.
Da anni in Italia sono attive startup che offrono sedute di terapia online. Crede siano meno efficaci di quelle in presenza?
Credo siano quasi uguali a quelle in presenza, in alcuni casi sono più potenti. Questo perché una seduta online può essere registrata. I colloqui devono essere studiati. Per poter produrre cambiamento dobbiamo imparare molto bene qualcosa di nuovo. La presenza è bella, naturale, ma ha limiti.