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Per Elena Sgaravatti, vicepresidente di Assobiotec, è un contributo per far cadere le tante barriere culturali e normative che stanno lasciando l’Europa ai margini di quella biorevolution sulla quale si sta costruendo il futuro del Pianeta
Individuare e superare gli ostacoli normativi europei che frenano la diffusione delle soluzioni biotecnologiche in campo agro-industriale e ambientale. È l’obiettivo della European Biosolutions Coalition, realtà internazionale nata lo scorso 26 ottobre a Bruxelles, con cui ha appena siglato un accordo Assobiotec, l’Associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie. Allo stato attuale, la coalizione riunisce associazioni nazionali e settoriali dell’economia e dell’industria, come la Danish Industry, associazione che rappresenta circa 20.000 imprese in Danimarca, e la VNO-NCW, la Confederazione olandese dell’industria e dei datori di lavoro. Ne fanno parte anche la Federazione dell’industria austriaca, IV, ed Economiesuisse, la Federazione svizzera delle imprese. E nei prossimi mesi sono attese nuove adesioni. Oltre a identificare le barriere legislative per lo sviluppo e la commercializzazione dei prodotti bio-based in Europa e le azioni di policy necessarie al loro superamento, la European Biosolutions Coalition mira ad aumentare nei decisori politici la consapevolezza sui vantaggi e le possibilità offerte dalle biosoluzioni per un futuro più sostenibile e a diffondere una corretta informazione tra gli stakeholder, gli Stati membri e le istituzioni europee.
L’accordo con Assobiotec
«Le biotecnologie applicate in campo agricolo e industriale sono una straordinaria risorsa per uno sviluppo sostenibile, e possono giocare un ruolo chiave per dare una risposta concreta alla grandi sfide della nostra epoca: la necessità di produrre più cibo con meno risorse, la salvaguardia della biodiversità, la lotta al cambiamento climatico o l’urgenza di adottare un approccio one health, solo per citarne alcune», spiega Elena Sgaravatti, vicepresidente di Assobiotec. «Nonostante questo, però, ancora troppe barriere culturali e normative frenano il loro sviluppo a livello comunitario e nazionale». Sgaravatti ricorda, infatti, che l’iter legislativo di approvazione e commercializzazione di un prodotto bio-based è di circa 2-3 anni in Paesi come la Cina e gli USA, mentre in Europa si impiegano dai 5 ai 10 anni con una significativa perdita di competitività. «Purtroppo, manca ancora la consapevolezza del valore e del potenziale straordinario che questo settore ha, anche in termini di opportunità economiche, di crescita e di occupazione», sottolinea la vicepresidente di Assobiotec. Eppure, come riporta Sgaravatti, i bio-prodotti e i biocarburanti, secondo dati della Commissione Europea, rappresentano circa 57 miliardi del fatturato annuale europeo e portano alla creazione di almeno 300 mila posti di lavoro nel Vecchio Continente. Non solo, si stima che, entro il 2030, il potenziale delle bio-soluzioni creerà un impatto mondiale a livello economico di più di 400 miliardi, con una crescita superiore al 165% dagli inizi del 2020. «La nostra adesione oggi alla European Biosolutions Coalition vuole essere un contributo che anche l’Associazione nazionale delle biotecnologie italiana offre per far cadere le tante barriere culturali e normative che stanno lasciando l’Europa ai margini di una rivoluzione globale: quella biorevolution, sulla quale si sta costruendo il futuro del Pianeta», conclude la vicepresidente.
Il potenziale delle biosoluzioni
«Siamo molto onorati di accogliere nella European Biosolutions Coalition i nostri partner italiani di Assobiotec», ha dichiarato Sofie Carsten Nielsen, Director European Biosolutions Coalition. «Il potenziale delle biosoluzioni è enorme e può aiutare l’Europa a raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile. Ma per sfruttare questo potenziale abbiamo bisogno che più decisori, soprattutto in Europa, comprendano cosa sono le biosoluzioni e conoscano il loro potenziale», continua Carsten. «La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sta facendo delle biotecnologie e delle biosoluzioni una priorità per l’UE e questo è qualcosa di molto importante. Ora dobbiamo agire affinché molte più biosoluzioni possano raggiungere i mercati europei per risolvere le sfide della transizione verde e proteggere l’Europa dal punto di vista geopolitico, economico e in termini di futuri posti di lavoro green».