Piazza San Marco sotto 187 centimetri di acqua e i Sassi di Matera invasi da un fiume di fango. La disattenzione delle istituzioni accelera gli effetti del cambiamento climatico. L’intervista al geologo e conduttore RAI
Quanti anni di vita restano a Venezia? Questa notte il mare davanti alla Serenissima si è alzato fino a 187 centimetri, il secondo livello più alto stando alla serie storica. La Basilica di San Marco è stata invasa dall’acqua che ha danneggiato i marmi e le colonne appena sostituiti dopo la marea del 30 ottobre 2018. Due persone sono morte a Pellestrina. Abbiamo intervistato Mario Tozzi, geologo, divulgatore e conduttore televisivo in RAI .
“Il Mose? È inutile”
«Una volta c’era maggior cura nella manutenzione – ha detto a StartupItalia Mario Tozzi – A Venezia si dovrebbero ripulire i canali, ma si è scelto di investire sul Mose, un’opera inutile e dannosa dal punto di vista ecologico». Ma come può cambiare l’Italia? «Bisogna smettere di costruire opere. Serve piuttosto un cambiamento culturale sulle tematiche ambientali. Ben venga la plastic tax: solo così si possono cambiare le abitudini».
© Fonte: Profilo Twitter Luigi Brugnaro
Da Nord a Sud
L’emergenza maltempo, ancora una volta, ha colpito una delle città più fragili ed esposte alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Le ricerche scientifiche hanno già ipotizzato una data: entro fine secolo l’Adriatico potrebbe salire a un livello talmente critico da costringere gli abitanti e milioni di turisti a dire addio alla città. Ma a rischio non sono soltanto le aree costiere come Venezia. Il fiume di fango a ridosso dei Sassi di Matera è come un’allarme che squilla lungo tutta la penisola, dove le zone a rischio idrogeologico corrono da nord a sud. «A Matera – ha spiegato Tozzi – si raccoglievano le acque selvagge dentro le cisterne. Non c’erano quelle due strade che sono diventate torrenti».
© Fonte: Profilo Facebook Mario Tozzi
Venezia, la alluvioni record
Su Twitter il Comune di Venezia ha diffuso immagini drammatiche: il mare è arrivato in Piazza San Marco. Sul sito dell’amministrazione la serie storica delle “acque alte eccezionali” registra le misurazioni dal 1936: quella di questa notte ha sfiorato il livello record del 1966, lo stesso anno in cui l’Arno invase le vie di Firenze.
© Fonte: Profilo Facebook Comune di Venezia
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© Fonte: Profilo Facebook Comune di Venezia
Il 4 novembre del ’66 si toccarono i 194 cm, «il caso più alto e clamoroso» secondo i documenti ufficiali. In base alla serie storica, che dovrà essere aggiornata con i numeri del novembre 2019, il secondo valore più alto fu registrato il 22 dicembre 1979, quando l’acqua alta arrivò a 166 cm; terzo posto di questa drammatica statistica va all’alta marea del primo febbraio 1986 (156 cm).
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© Fonte: Profilo Twitter Comune di Venezia
Sarà una lunga notte. L'acqua alta inizia a scendere. La paura di qualche ora fa ora lascia spazio alla conta dei primi danni. Una marea a 187 cm è una ferita che lascia segni indelebili. Adesso il governo deve ascoltare #Venezia pic.twitter.com/bRIxKwm8vn
— Luigi Brugnaro (@LuigiBrugnaro) November 12, 2019
Matera, un patrimonio a rischio
Nelle stesse ore in cui Venezia veniva sommersa dall’acqua, Matera affrontava un fiume di fango. Anche in questo caso le immagini circolate via social testimoniano il dramma. La città, Capitale Europea della Cultura 2020, è stata invasa da torrenti d’acqua mettendo a rischio la vita delle persone e un patrimonio Unesco come i Sassi.
🌧 Impressionanti immagini di #Matera dove fiumi d’acqua corrono per le strade della Città dei Sassi
📹 Chiara Antazza pic.twitter.com/aWxtVdX5Je
— Alan Conti (@fasbej) November 13, 2019
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Fortunatamente non ci sono state vittime, ma la forza del nubifragio dovrebbe mettere in guardia dalle conseguenze di eventi simili. Nell’autunno del 1963, a sud di Matera, un’alluvione generò un movimento franoso che costrinse gli abitanti di Craco ad abbandonare il piccolo paese per trasferirsi sulla costa. Oggi non resta che una città fantasma, proprio come Africo, in Calabria, dove una sorte analoga è toccata agli abitanti costretti a lasciare la collina.
© Fonte: Wikipedia
Tozzi: “Siamo il paese con più frane in Europa”
Secondo un rapporto dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un’ente parte del ministero dell’Ambiente) i comuni italiani a rischio per frane o alluvioni sono 7275, il 91%. In tutto sono 1,28 i milioni di persone che vivono in zone a rischio frane e 6 milioni che abitano in aree a rischio alluvioni. «L’Italia – ha confermato Mario Tozzi – è il paese che ha il record del rischio idrogeologico con 620mila frane sulle quasi 800mila censite in tutta Europa».